DE SICA Quella «canaglia» di mio padre

Vent'anni fa moriva il grande attore-regista. Il figlio Manuel lo ricorda con un libro Vent'anni fa moriva il grande attore-regista. Il figlio Manuel lo ricorda con un libro DE SICA Quella «canaglia» di mio padre ROMA. «Per parecchi anni mio padre odiò Hitchcock - confessa Manuel De Sica - perché a Londra durante una cena di gala, pur sapendo che egli era seduto al suo tavolo, si mise a criticare quei registi che perdevano tempo a fare film sugli operai, mentre lui gli operai voleva vederli fuori dalle sale cinematografiche e non sullo schermo». «Quella frase - aggiunge il figlio di Vittorio De Sica - mio padre se la legò al dito. Ma essendo una persona estremamente onesta e intelligentemente obbiettiva, rimosse quello sgarbo soltanto quando vide Psyco, un film che gli piacque molto. A mio padre, comunque, non bisognava pestargli i piedi». E' questo uno dei tanti ricordi che Manuel De Sica racconta quando parla del suo indimenticabile genitore, scomparso esattamente vent'anni fa a Parigi: erano le cinque del mattino di mercoledì 13 novembre del 1974. Adesso gli eredi del grande uomo di cinema, quale è stato Vittorio De Sica, stanno predisponendo per domenica 13 novembre una commemorazione a Roma: nella Chiesa degli Artisti di Piazza del Popolo sarà celebrata una messa nel corso della quale verrà eseguita la «Missa Pontificalis» del Perosi, considerato uno dei più ispirati compositori di musica sacra e religiosa del primo Novecento. «Pochi sanno - spiega Manuel - che mio padre andava a cantare, quando era giovane, questa "messa" da corista nella Chiesa di San Camillo». Inoltre il 13 novembre Vittorio De Sica sarà rievocato, con la partecipazione dei figli Manuel (45 anni) e Christian (43 anni), nel corso di «Domenica in». Ma la cosa più sorprendente è che forse nessuna televisione pubblica o privata, per svariate ragioni, potrà offrire nella ricorrenza - in prima serata - uno dei capolavori del grande regista. «Umberto D» non è gradito dagli eredi perché nel 1967 in contropartita all'abrogazione del divieto ai minori di 16 anni ci fu un taglio simbolico, che adesso vorrebbero fosse ripristinato, inoltre i diritti televisivi li detiene la Fininvest e c'è il rischio che la messa in onda venga farcita da spot pubblicitari. «La ciociara», con Sofia Loren ventiseienne, è tuttora vietato ai minori di 14 anni, per la scena dello stupro, e non può essere proposta nella fascia televisiva di maggior ascolto, e i restauri di «Sciuscià» e de «La porta del cielo» non sono ancora ultimati. Oggi praticamente la migliore produzione di Vittorio De Sica, soprattutto quella in bianco e nero, andrebbe restaurata filologicamente. «Molte opere di mio padre - dice Manuel De Sica - sono buone soltanto per chi è senza orecchie e senza occhi, anche perché ci sono stati degli sciacalli che hanno rovinato parecchi negativi: ci sono in circolazione video-cassette che fanno schifo». «Da un anno e mezzo - aggiunge - sto lavorando per stimolare il restauro delle sue opere e la cosa in Italia è difficile. Oggi la celluloide della pellicola è un "veicolo" superato e da noi il restauro avviene ancora manualmente, mentre negli Stati Uniti si usano i computers e in Giappone si adottano già sistemi digitali per la conservazione dei film». Gli eredi di De Sica ritengono tuttavia che prima del restauro occorrerebbe procedere alla ricostruzione dell'integralità dei singoli film attraverso un confronto con le copie originali ancora reperibili e magari con quelle che lo stesso re- gista si faceva stampare per il «suo» magazzino. Negli anni, un po' per la censura e un po' per incuria, la produzione di Vittorio De Sica ha subito parecchie sforbiciature. «Il mio desiderio - afferma Manuel De Sica - è di costituire un comitato di saggi del cinema italiano, nel quale potrebbero trovare posto Lizzani, Olmi, Rondi, in modo da poter ricostruire "versioni doc" dei film di mio padre». Vittorio De Sica (nato nel 1901) aveva molto rispetto per il denaro che veniva investito per la realizzazione delle sue opere. «E proprio per questo suo aspetto morale - insiste oggi il figlio Manuel - accettava per quieto vivere i tagli richiesti dalla censura, anche se li riteneva assurdi, o dai produttori soprattutto quando non era direttamente coinvolto sul piano finanziario. In quegli anni se non si acconsentiva ai tagli richiesti dalla censura il film veniva buttato. Al contrario era irremovibile e non accettava compromessi, come per "Ladri di biciclette", in cui aveva investito una parte dei suoi quattrini. A quell'epoca anche Luchino Visconti per "La terra trema" dovette vendere un suo podere». In questo momento i figli di Vittorio De Sica e Maria Mercader stanno lavorando intensamente: Manuel continua a comporre colonne sonore e contemporaneamente sta scrivendo un libro di racconti sul padre: «"Il mio diavolo custode". E' un libro sulla tipologia umana, sulla libertà della vita, ma non di pettegolezzi». Manuel non parlerà delle trasgressioni del padre che hanno fatto così chiacchierare il mondo del cinema, non ricorderà le sue doppie famiglie, che lo costringevano a festeggiare i capodanno un po' con l'una un po' con l'altra («E' più faticoso di scrivere sul pentagramma»). Christian, invece, ha appena finito di girare da regista il suo quarto film, «Uomini», e a Natale sarà contemporaneamente alla ribalta sul grande schermo («S.P.Q.R.» di Carlo Vanzina) e sul palcoscenico del Sistina di Roma come protagonista della nuova edizione della commedia musicale di Garinei e Giovannini «Alleluia, brava gente». Ernesto Baldo La commemorazione il 13 novembre anche a «Domenica in». Un solo rammarico è impossibile vedere i suoi film in tv De Sica accanto alla sua poltrona di regista e con i figli Manuel e Christian avuti da Maria Mercader Costituivano una delle due famiglie tra cui si divideva il grande Vittorio Hitchcock fu odiato per molti anni da De Sica Durante una cena criticò quei registi che facevano film sugli operai De Sica non l'accettò

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