Il «Vittorioso» alla riscossa di Guido Tiberga
18 la memoria. Dopo 25 anni r«Awenire» rilancia il glorioso giornalino Il «Vittorioso» alla riscossa Fu la risposta cattolica a Flash Gordon JI sono giornali che segnano un'epoca, altri che sopravvivono al tempo, altri ancora che muoiono lasciando dietro di sé una scia di nostalgia. Gli uomini e le generazioni si distinguono anche per quello che leggono da bambini: ci sono gli italiani dell'Uomo Ragno, quelli di Topolino, quelli di Cino e Franco o di Mandrake. E ci sono gli italiani del Vittorioso, cresciuti con Giraffino e gli animali di Zoolandia, con Procopio, con il trio Pippo Pertica e Palla, personaggi lontani che tra pochi giorni torneranno nelle edicole. Dal 6 novembre l'Avvenire avrà come inserto una ristampa anastatica del vecchio settimanale . Un tuffo nel passato che si ripeterà per sei mesi? tutti i martedì e i venerdì. Il Vittorioso manca dalle edicole da quasi 25 anni, ma non è stato dimenticato: ci sono «bambini» ormai vicini alla pensione che si disputano i vecchi numeri alle fiere del fumetto d'antiquariato (la raccolta del 1937, primo anno di uscita, vale circa un milione), esiste persino una «Associazione nazionale Amici del Vittorioso», che riunisce un centinaio di fan e che ogni tre mesi pubblica un bollettino di informazione. «E' la prova che i valori di cui quel giornale era pieno hanno lasciato una traccia - dice Guido Boffo, direttore dell'avvenire -. Valori di un mondo cattolico che sa essere creativo». Il quotidiano dei vescovi fa partire l'operazione Vittorioso dal numero 43 del 22 ottobre 1950, il primo a sedici pagine nella storia del settimanale. In realtà, l'avventura del Vittorioso era cominciata tredici anni, una guerra e un regime prima. Gli Anni 30 non erano avari di pubblicazioni per i ragazzini dell'Italia in camicia nera: nelle scuole e negli oratori giravano le copie di Topolino e dei Corriere dei picco- K, tollerate dal regime nonostante un'adesione piuttosto tiepida agli ideali del fascismo. Nel 1934, con l'uscita dell'Avventuroso, il mondo cattolico capì che gli mancava qualcosa: una testata dai valori «forti», in grado di respingere l'assalto di fumetti che, per quei tempi, erano considerati sconvenienti: la violenza di Flash Gordon, le «donnine» che accompagnavano l'agente segreto X-9 nelle tavole di Alex Raymond, l'ambientazione «straniera» delle vicende. Così il 26 giugno 1936 il Consi¬ glio superiore dell'Azione Cattolica, presieduto da Luigi Gedda, ruppe il ghiaccio e lanciò il «suo» giornalino. «Erano i tempi della guerra di Spagna - ricorda Gedda - e con il fascismo imperante bisognava scendere a compromessi per poter continuare a diffondere gli ideali cattolici. Compromessi evidenti fin dal nome del settimanale: in quegli anni le celebrazioni per la vittoria italiana in Africa Orientale e la nascita dell'impero erano al culmine. Per questo battezzammo il giornale il Vittorioso: perché i fascisti si sentissero tranquilli...». Il segreto di Gedda, quello che garantì il successo del settimanale, fu la scelta dei collaboratori, tutti rigorosamente italiani: Sebastiano Craveri, Franco Caprioli, Raffaele Paparella, Gianluigi Bonelli, lo sceneggiatore che qualche anno più tardi avrebbe creato Tex Willer. Molti dei primi autori del Vittorioso erano torinesi. «Prima che Pio XI mi chia¬ masse a Roma - racconta Gedda avevo lavorato con il card. Maurilio Fossati. Qui avevo pubblicato una piccola testata per ragazzi, il Giovane Piemonte, ed ero venuto a contatto con molti disegnatori». Il settimanale dell'Azione Cattolica rimase a lungo in bilico tra la celebrazione del regime (con il fascistissimo Romano il legionario di Kurt Caesar) e la presa di distanza dagli eccessi mussoliniani. Le storie edificanti si accompagnavano a quelle umoristiche, firmate prima da Craveri e poi da un giovanissimo Jacovitti. Ai tempi del «Dio stramaledica gli inglesi» di Appelius, Jacovitti pubblicò sul Vittorioso la sua primissima storia a fumetti: Pippo e gli inglesi, ambientata in una Londra che sembra la periferia di Firenze, con gli stessi muri e le stesse strade dove il disegnatore appena diciassettenne - aveva giocato a pallone fino a pochi anni prima. Una Londra di maniera fascista, dove gli uomini «dai cinque pasti al giorno» mangiano a quattro ganasce e le donne perdono il loro tempo nell'accompagnare per strada stupidi e petulanti cagnolini. Per non parlar troppo della guerra, gli autori del Vittorioso danno spazio alle avventure storiche, spesso ambientate nel Medioevo. Una scelta che soprawiverà al conflitto: nel '51 debutta sulle pagine del Vittorioso «Procopio» di Lino Landolfi, un cavaliere che alterna le sue avventure con quelle dei suoi discendenti identici a lui per nome e aspetto in un lungo excursus nel tempo. Procopio raggiunse in breve una fama straordinaria: nel 1958 un referendum della giovanissima Rai lo premiò come il più popolare tra cinquanta nomi tratti dalla letteratura infantile di ogni tempo e Paese. Procopio fu l'ultima fiamma del Vittorioso, che nel 1967 tentò un difficile restyling cambiando la propria testata in Vitt. Il 29 ottobre 1970 l'ultima, malinconica, uscita in edicola. Guido Tiberga mesi? icostaDue immagini di avventure tratte da «il Vittorioso» ambientate nella guerra di Spagna e nel Medioevo Due immagini di avventure tratte da «il Vittorioso» ambientate nella guerra di Spagna e nel Medioevo
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