Minori a rischio nasce una nuova geografia

Minori a rischio, nasce una nuova geografia Operatori sociali, magistrati e forze di polizia si interrogano sui modi per fronteggiare l'emergenza Minori a rischio, nasce una nuova geografia In carcere sempre più alta la percentuale di giovani stranieri La realtà dei minori a rischio in bilico tra detenzione e centri di recupero più o meno possibile è una spina nel fianco della società. Pur tenendo a mente che Torino ha messo in campo da decenni una vasta serie di strumenti preventivi e di supporto, l'esperienza dei tanti operatori sembra giunta al limite dello smarrimento. Da qui una riflessione sui metodi ma ancor più sulle tipologie degli «utenti» (brutto termine ma tale si usa per definire un ragazzo che incappa nel reato). Si sono incontrati in molti (operatori sociali, educatori, amministratori) alla Cascina Giaione per una giornata di riflessione. Da mattino a sera con gli assessori Baffert e Migliasso s'è assistito ad uno scambio di esperienza, di sollecitazioni alla ricerca di modi e strategie per superare un momento che pare attraversato da crisi delle strutture d'intervento. Perché, come hanno sottolineato sia il giudice Duccio Scatolero presidente nazionale dei magistrati minorili, sia il presidente del tribunale dei minori Camillo Losana ed anche Sergio Zaccaria dirigente del nucleo di polizia giudiziaria dei vigili urbani e Nicola Iavagniglio direttore dell' Aporti, è mutata la composizione etnica dell'utente ponendo tutti di fronte a problemi fino a ieri ignoti. Grosso modo la radiografia della microcriminaiita presenta qi-.'sto profilo: denunce pe■ ■monte e Valle d'Aosta) di:1 ; • : a carico di ragazzi con meno di 14 anni 9 mila (tre volte tanto rispetto il 1986), a carico di giovani con più di 14 anni 34 mila (il doppio rispetto il 1986). Cala la percentuale dei denunciati italiani, cresce enormemente quella degli extracomunitari e dei nomadi. Conferma dei dati al Ferrante Aporti vecchio riferimento di carcere minorile: 47 detenuti di cui 12 italiani (soltanto 4 torinesi), 12 nomadi, 18 extracomunitari, 5 femmine, nomadi. Come recuperare un nomade? Quale strada corretta indicare ad un ragazzo del Magreb? Vale l'esperienza in una delle tante cooperative dove si lavora? Basta la parentesi ludica del gioco? E che cultura eventualmente può aggregare questi ragazzi? Risposta: il nomade mantiene con la struttura un rapporto rispettoso ma rimesso in libertà segue l'antica vocazione del clan e torna a rubare o a chiedere l'elemosina, alla chiromanzia e alle arti ben note degli zingari. Che facciamo di loro? Dobbiamo allontanarli o convivere con le loro fastidiose abitudini? E il marocchino che arriva in clandestinità ed subito preda di sfruttamento e non parla che la sua lingua, e osserva una religione che non è la nostra? E gli utenti di casa nostra? Magari ci stanno a misurarsi con i servizi sociali, ma quando, dopo sei mesi, sarebbero abili per un lavoro, chi li assume, chi li vuole? E tornati a casa che famiglia, che ambiente trovano? Bastano questi flash ad inquadrare più dilemmi che soluzioni. [p. p. b.] Da sinistra Camillo Losana, presidente del tribunale per i minori e l'assessore comunale Carlo Baffert

Persone citate: Baffert, Camillo Losana, Carlo Baffert, Duccio Scatolero, Migliasso, Nicola Iavagniglio, Sergio Zaccaria

Luoghi citati: Torino, Valle D'aosta