«lo hanno colpito con calci e pugni»

Al processo i testimoni di via Artom che hanno assistito all'arresto dopo una rapina Al processo i testimoni di via Artom che hanno assistito all'arresto dopo una rapina «lo hanno colpito con calci e pugni» Poliziotti accusati della morte di un malato di Aids Due verità al processo in assise ai due poliziotti imputati di omicidio preterintenzionale per la morte di Antonio Morabito. Il giovane, malato di Aids, fu ucciso da un violento colpo che gli provocò un'emorragia intestinale: ma sono stati i calci degli agenti, come hanno raccontato ieri alcuni testi di via Artom o s'è fatto male da solo andando a sbattere con la sua auto contro un muretto, come ipotizzano gli imputati? I poliziotti, Dario Morosini e Marco Moretti, il 18 dicembre scorso, avevano intercettato a Mirafiori la Panda del Morabito ricercato per rapina in collina. Non era il primo colpo. Arrestato decine di volte e sempre scarcerato perché malato di Aids. «Abbiamo visto la Panda in via Artom - ha raccontato ieri il capopattuglia della volante Patrizio Di Carlo che era con i due imputati - Morosini è sceso, ha cercato di fermarla. Ha fatto appena in tempo a scansarsi per non essere investito. La Panda è sbandata, ha toccato il bordo di un marciapiede, l'autista è sceso, s'è dato alla fuga inseguito da Morosini. Io mi sono fermato accanto alla Panda. Ho sentito colpi di pistola. La gente urlava, buttava bottiglie dai balconi. Finalmente è arrivata un'altra pattuglia e Morabito è stato accompagnato in Questura. Qui ha chiesto di andare in bagno e all'im¬ provviso s'è accasciato». I due imputati, difesi dagli avvocati Dal Fiume e De Sensi, hanno sempre sostenuto: «Ha opposto resistenza, siamo stati costretti ad usare le maniere forti. Ma non abbiamo commesso alcuna brutalità». Opposte le versioni dei testimoni di via Artom sentiti ieri: «Lo hanno massacrato di botte. Mentre era a terra lo hanno preso a calci». Elena Cristofaro: «Ho sentito i colpi di pistola e mi sono affacciata alla finestra. C'era quel ragazzo steso a terra e i due che lo prendevano a calci. Lui era rannicchiato su un fianco». Il marito Raffaele Palamba: «Sono sceso in strada. Ho detto ai poliziotti di lasciarlo stare. Uno dei due mi ha minacciato: "Vuoi finire dentro anche tu?"». Tra i pubblico, oltre le sbarre, la madre di Antonio Morabito, Maria Armeni che si è costituita parte civile con l'avvocato Longhetto. Il processo continua il 17 novembre. Gli agenti: «Non abbiamo commesso alcuna brutalità» Antonio Morabito il giovane malato di Aids morto in questura e la madre Maria Armeni