Bergkamp e Gullit i grandi assenti di Roberto Beccantini

L'Inter non può fallire l'unico obiettivo abbordabile, Capello pensa soprattutto al verdetto dell'Uefa LA STAMPA SPORT Mercoledì 26 Ottobre 1994 27- L'Inter non può fallire l'unico obiettivo abbordabile, Capello pensa soprattutto al verdetto dell'Uefa San Siro: derby della crisi Bergkamp e Gullit i grandi assenti U MILANO N derby strano, fra un'Inter che pensa soltanto al Milan e un Milan che pensa esclusivamente a Zurigo, al verdetto Uefa. L'unico obiettivo che preme a Bianchi è passare il turno, non importa come. L'unica rimonta che sta a cuore a Capello, non sono i due gol incassati all'andata, ma i due punti di penalizzazione inflitti a Ginevra. E poi il contorno: Pellegrini accerchiato e tentennante: volete l'Inter? datemi 70 miliardi. Gli olandesi traditi o traditori: Gullit ammalato (santa sinusite) e ferito dai fischi, Jonk depresso e disperso, Bergkamp imbalsamato e concupito dal Bayern. Eppure il popolo ci crede. Già venduti 43 mila biglietti, già incassato un miliardo. Si parte dal rocambolesco 2-1 del 12 ottobre, vantaggio Milan (Lentini), sorpasso Inter (Orlandini su rigore, Bergomi). Ai campioni, per qualificarsi, servono risultati francamente troppo osé per le colubrine in dotazione, dal 32 in su oppure due gol di scarto. Bergkamp non parla. Dipendesse da lui, e dall'Ottavio, a Monaco andrebbe di corsa. Ma visto che dipende da Pellegrini, saluti e baci: almeno per il momento. «Non sono fatti miei spiega Bianchi -. Se mi si chiede un parere, lo do a chi di dovere. Turbato? Buona, questa. Ero arrivato con certe idee nella testa, il campo me le ha fatte cambiare. Tutto qui». Afflitto da acciacchi muscolari, Bergkamp non figura neppure fra i convocati, lo stesso dicasi per Jonk (lombalgia) e Pancev (stiramento), Bianchi, Dell'Anno e Fontolan. Un'ecatombe. Povero Pellegrini. Sulla sua Inter non splende mai il sole. C'è chi la offre a Massimo Moratti e chi a Giancarlo Dall'Oglio (imprenditore edile). Quelli dell'Appello lo hanno invitato e scorticato. In sintesi: «Offerte non ne ho ricevute. Da dieci anni mi parlano di cordate, sapeste il fastidio, la rabbia, la noia». Ma lei cosa fa, vende o non vende? «Come faccio a vendere se nessuno si fa avanti?». Il caso Bergkamp: «Che sia un campione, lo dimostra il fatto che abbiamo proposte non solo dal Bayern, ma anche da Spagna (Barcellona) e Inghilterra (Arsenal, Manchester United). Certo, se dovesse mai tradire la nostra fiducia, saremmo costretti a mollarlo. Con quale pena, potete immaginarlo». «Bergkamp? Deve rimanere. E' così allegro, in questi giorni» scherza Ruben Sosa. E Pagliuca: «Non conoscendo l'italiano, fa bene a tenere la bocca chiusa». Pensierino della sera: a quelli dell'Inter non gliene può fregar di meno. E allora avanti. Gioca Delvecchio, l'ometto della svolta (all'andata). Titolari contati. Riserve da giardino d'infanzia: Mondini, M. Paganin, Barollo, Zanchetta, Veronese. Per l'Inter, la Coppa è quel che resta di una stagione. Per il Milan, una fastidiosa, e pretestuosa, zavorra. Bianchi: «Se è vero, come dite, che ci snobbano, corro ad accendere una cero alla Madonna». Capello: «Con tutto il rispetto per i cugini, precedenza a Zurigo. Uno scambio Savicevic-Bergkamp? Fantacalcio». Bergomi, secco: «L'Inter del secondo tempo di Foggia può farcela. L'Inter del primo tempo le prenderebbe anche dalle riserve delle nostre riserve, figuriamoci dal Milan di scorta». Questo per rendere l'idea. Capello recupera Tassotti, rinuncia a Gullit (non avrebbe giocato comunque) e blocca in ritiro Baresi, scocciatissimo: andrà in panca, con Rossi, Albertini, Donadoni e, forse, Massaro (mal di schiena). La lista degli indisponibili comprende Galli, squalificato, Maldini, Savicevic (è al 70 per cento), Eranio, Di Canio, Lorenzini, Van Basten. Una sola punta, Simone. Difesa a quattro, con Costacurta e Nava centrali; centrocampo a cinque, con Boban avanzato, Sordo e Lentini ai lati, Desailly e Stroppa. Esperimenti. Assaggi. Di tutto un po', in attesa del decollo che, fra sentenza Uefa e agguato Juve, sarebbe opportuno avvenisse in fretta. Capello, all'improvviso, bacchetta i suoi «teneroni» e liscia il popolo. Giù le mani dai tifosi: «Sono al Milan da diciotto anni, dobbiamo solo ringraziarli per quello che hanno fatto, e aiutarci tutti insieme, noi e loro, per tornare gli Invincibili di un tempo». E i fischi a Gullit, i cori con bestemmia, la famigerata bottiglietta? «Bisogna distinguere. Il fischio non è mai un sopruso. E proprio contro il Salisburgo, furono tutti straordinari, tutti meno uno, il cretino della bottiglia. Sono momenti, sono raptus. Prendete i giocatori: siamo contati, lo sanno, eppure c'è sempre qualcuno che riesce a farsi espellere». Allude, il tecnico, al Panucci di Cremona e al Galli dell'ultimo derby. Una sviolinata mirata, quella del mister. Se il senso è che i cretini albergano dovunque, anche dentro la squadra, okay, ci siamo. Ma solo in questo caso. C'è poi un messaggio con dedica. A Marco Simone: smettila di lagnarti, i fischi di domenica erano giustificati. Le bestemmie, no. Roberto Beccantini Bianchi: «Spero che ci snobbino». Capello: «Tifosi, ora aiutateci» B Capello (a sinistra) è preoccupato Pellegrini, sopra, non vuole vendere l'Inter: «Ma se qualcuno ha 70 miliardi si faccia avanti»