D'Alema ci sono ministri che fanno pressione sui pm

LA QUERCIA E LE TANGENTI D'Alema: ci sono ministri che fanno pressione sui pm LA QUERCIA E LE TANGENTI IROMA più pudichi usano il termine «baratto». I meno attenti alle forme parlano di «ricatto». Massimo D'Alema, con i suoi, in segreteria, utilizza indifferentemente l'una e l'altra espressione. Tanto il «succo» è 10 stesso. Il pds interpreta gli avvenimenti politico-giudiziari che lo hanno coinvolto in modo univoco: il governo sta usando metodi assai «persuasivi» nei confronti della Quercia per convincerla a chiudere una volta per tutte Tangentopoli. E in questa chiave, i dirigenti di Botteghe oscure, leggono la proposta di una commissione d'inchiesta lanciata da Cesare Previti coordinatore di Forza Italia proprio l'altro ieri, dopo che le agenzie avevano battuto la notizia delle indagini dei carabinieri sul pds siciliano. Un'interpretazione univoca, quindi. Com'è univoco il «no» della sinistra a questa offerta. Le diverse sfumature appartengono solo ai caratteri dei personaggi. «Non c'è trippa per Previti», dice Gavino Angius, che ricorre al «gergo» della capitale. Diego Novelli, invece, preferisce un linguaggio apocalittico: «Quella del ministro della Difesa è una proposta oscena: è proprio vero che quando si aprono le fogne esce 11 liquame. Ma la realtà è che Berlusconi è sull'orlo del baratro: se cade per gli avvisi di garanzia è finito e quindi fa come Sansone con i filistei». E D'Alema? Lui veste i panni dell'ir- removibilc segretario: «Previti- sottolinea - minaccia: o fate quello che diciamo noi, oppure... ma se lo levasse dalla testa. D'altra parte è sempre così: ogni volta che si vuole seppellire Tangentopoli con il colpo di spugna, a tarallucci e vino, e noi ci opponiamo, veniamo aggrediti. Però non ci lasciamo intimidire: non abbiamo paura». Dunque, la miglior difesa i l'attacco. Sarà pure un luogo comune, ma i dirigenti del pds, riuniti nel pomeriggio in se¬ greteria, non hanno dubbi. D'Alema, per la verità, appare più cauto. Vorrebbe limitarsi ad un comunicato. Probabilmente per evitare che qualcuno lo paragoni a Craxi o, come ha fatto in mattinata il deputato progressista Giuseppe Ayala, a Berlusconi. Però Salvi, Visani e Mussi sono convinti che occorra reagire a brutto muso, con una conferenza stampa. «Diciamo le coso come stanno: ai carabinieri, la delega gliel'ha data Previti», sbuffa Mussi. Il segretario si convince e così raduna i giornalisti per le cinque e mezzo del pomeriggio. La conferenza - che viene preceduta dalla notizia che alcuni carabinieri hanno «visitato» delle sezioni del pds calabrese - si apre con una censura dell'operato della Benemerita. Già in mattinata D'Alema aveva definito «cazzato» e «piccole provocazioni» le richieste dell'Arma. Davanti alle telecamere usa un linguaggio più pacato: «Si tratta - dico - di un'iniziativa incomprensibile, nulla sotto il profilo giudiziario». Niente di più: le accuse, quelle pesanti, sono rivolte alla maggioranza. «E' grave e inquietante - sottolinea il segretario della Quercia - che uomini di governo facciano pressioni sui magistrati. E' una campagna a cui concorrono all'unisono An, Previti e, dalla latitanza, Craxi, la cui presenza dimostra la continuità tra l'ex leader del psi e questa classe dirigente». A Previti, Massimo D'Alema, gliene dice di tutti i colori: è una figura «incredibile», il «suo doppio ruolo di ministro della Difesa e di segretario di Forza Italia è inquietante», la proposta che ha fatto è «inaccettabile perché va a cozzare con le inchieste in corso». La conferenza finisce. L'atmosfera a Botteghe oscure, però, è ancora surriscaldata. C'è Franco Bassanini, che se la prende con il Tg2: «Ha fatto dice - delle insinuazioni sulla morte di La Torre». Mentre gli altri pidiessini mordono il freno. Ma per capire il perché di tanta agitazione bisogna ascoltare uno dei fedelissimi di D'Alema, il responsabile organizzativo, Marco Minniti: «Noi siamo pronti a tutto. Sappiamo che questi ragionano con le pistole sul tavolo e che un avviso di garanzia può sempre arrivare...». La grande paura pidiessina, dunque, è che la «guerra» sia appena cominciata. Maria Teresa Meli m éiiilmM fili ':■':! I>:>-kii fili Hii Nella foto grande: Cesare Previti Qui accanto: Franco Bassanini Sopra: Giuseppe Ayala