Scatta la protesta di An «E' il verde il più colpevole»
Scatta la protesta di An «E7 il verde il più colpevole» Scatta la protesta di An «E7 il verde il più colpevole» LA POLEMICA CONTINUA SROMA ONO le nove della sera, il piccolo, robusto Francesco Marenco, missino, si è appena preso due giornate di «squalifica», ma esce dal portone di Montecitorio sfoderando il suo «trofeo di guerra»: «Mi è arrivato oggi per raccomandata, è un regalo che mi ha commosso...». E tira fuori dalla tasca una medaglia da squadrista, con su scritto: «Ha marciato su Roma». Racconta Marenco: «Me l'ha mandata una persona che non conosco, un noventenne che ha partecipato alla marcia su Roma e che si è voluto complimentare con me...». E' sera ormai sulla piazza di Montecitorio, per gli onorevoli-boxeur è appena finita la lunghissima giornata di attesa e i «condannati» fanno di tutto per sdrammatizzare. Anche chi ha aspettato il verdetto al calduccio di casa. Come Nicola Pasetto, sulle spalle la pena più grave: «Cinque giornate? E il campo di Montecitorio l'hanno squalificato?». Pasetto, 33 anni, missino, capo della «curva» dei tifosi del Verona, non si è fatto vedere dai suoi «giudici» («avevo in programma da due mesi una visita ad alcune aziende venete col sottosegretario Porcu»). E ora appena saputo il verdetto, ostenta al telefono tutto il suo distacco: «La decisione della presidenza, devo essere sincero, non mi fa né caldo né freddo. Semmai trovo grave che sia stata legittimata la grave scorrettezza di Paissan. D'ora in poi, chiunque avrà il suo stesso ruolo, quello di relatore di maggioranza, si sentirà autorizzato a provocare». E lui? Mauro Paissan, il «censurato grave»? «Nei miei confronti - dice il deputato verde - viene usata la parola censura, un termine un po' si¬ nistro, visto che è riferito ai contenuti di un intervento parlamentare». Di più: Paissan fa un'auto-rivendicazione piena della sua «provocazione», il suo è quasi un «lo rifarei», perché dice: «Ribadisco che non ho mancato di rispetto ad alcuna regola. Rivendico il carattere politicamente aspro del mio intervento, mentre l'aggressione fisica è un'altra cosa. E questa differenza sembra emergere dalle decisioni dell'ufficio di presidenza». Non l'avesse mai detto... Francesco Storace, il celebre Epurator, che per tutto il giorno è stato sul filo dell'espulsione e che se l'è cavata con un richiamo («Speriamo che me la cavo...», diceva un'ora prima della sentenza, «che devo fare mi darò fuoco come Jan Palach...»), ora tiene conciono nel Transatlantico: «E' un'ingiustizia, è una sentenza che autorizza il dileggio del Parlamento. Se un relatore viene soltanto censurato per la sua provocazione, un deputato non relatore cosa potrà dire d'ora in avanti?». Già, ma anche Epurator è stato «condannato» e lui non ci sta: «E' un'ingiustizia, perché il richiamo avrebbero dovuto farlo a mezzo Parlamento, dato che quasi tutti urlavamo...». E mentre Storace parla, va su e giù per il Transatlantico un altro deputato missino «condannato», un personaggio pittoresco come Benito Paolone, catanese, ex allenatore di rugby, che una volta ha sintetizzato così la svolta di Fini: «Il mondo si divide in pigliànculi e mettìnculi, come siamo stati sempre noi missini. Ora dobbiamo diventare mettìnculi...». E Paolone, davanti al cronista, sdrammatizza così: «Gioia mia, ma che devo dire? Io non ho menato nessuno, ho cercato di dividerli...». Ma almeno un mezzo pentito c'è: è il missino genovese Marenco: «La decisione per quanto mi riguarda è stata giusta. Ho raccontato ai questori che ho ricevuto un pugno da un collega e che gliel'ho ridato. Mi hanno chiesto chi fosse (era il comunista Voccoli, ndr.), ma non gliel'ho detto: guardate la moviola, io non ho mai fatto la spia...». [f. mar.] Paissan soddisfatto a metà Storace: un'ingiustizia A destra: Nicola Pasetto (An) Sopra: Mauro Paissan
Luoghi citati: Roma
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