L'aggressione alla camera

Interno Martedì 25 Ottobre 1994 LA STAMPA ROMA. Ormai da settimane Silvio Berlusconi lo ripete nella intervista radiofonica del lunedì, come un rito per esorcizzare un pericolo per nulla ipotetico: «Credo che ci sia solo un modo per mandare a casa il presidente del Consiglio: ritornare dagli elettori e chiedere cosa ne pensano». Il governo istituzionale? «Un pasticcio». Tanta insistenza è rivolta a convincere forse Scalfaro? Ufficialmente, Berlusconi lo esclude: «Alcuni mesi fa se ne è parlato e lui era assolutamente d'accordo sul fatto che col sistema maggioritario non si potesse andare a spostamenti perché sarebbe stato proprio il tradimento delle indicazioni degli elet'Dri». Questa tesi («o me o le elezioni») è stata la vera rete di salvataggio del governo sino ad oggi, parola del ministro Ferrara, uno che può dirlo con cognizione di causa. Questi sei mesi di governo «sono stati mesi un pò acrobatici, su questo non c'è dubbio» ammette Ferrara. E sotto questo governo impegnato in pericolose acrobazie «fondamentalmente c'era sempre la rete e la rete è costituita dal fatto che questo governo non ha alternative in questo Parlamento». Insomma, se Berlusconi non è caduto, rivela di fatto Ferrara, lo si deve solo alla mancanza di alternative. Ma è proprio vero che quella rete di protezione non ha buchi? Forse lo stesso presidente comincia ad avere dubbi. Di certo, in queste ore, sembra impegnato a sdrammatizzare conflitti, a ridurre occasioni di scontro, come se volesse spegnere troppe micce pericolose. L'AGGRESSIONE ALLA CAMERA AROMA VANTI, indietro, avanti, indietro. Nello studio del presidente della Camera, con la Pivetti che guarda il piccolo schermo assistita da funzionari e collaboratori, è in funzione la moviola. Non per rivedere le azioni di una partita di calcio, ma per ricostruire, fotogramma per fotogramma, la rissa di giovedì scorso. Uno per uno, i deputati aggressori sono stati individuati e schedati, come fa la polizia con i cortei che degenerano in assalti. Le mosse di Nicola Pasetto, Benito Paolone, Vincenzo Zaccheo, Francesco Storace e gli altri parlamentari che si sono scagliati contro Mauro Paissan - che la Pivetti aveva già bollato in aula come «provocatore», e che probabilmente si prenderà un «richiamo» ufficiale - sono state ricostruite passo dopo passo, e poi calcio e pugno dopo calcio e pugno. Irene Pivetti ha voluto il massimo della precisione e della obiettività stabilita dalla telecamera, anche perché nella zuffa finale sono stati coinvolti decine di deputati che si sono trovati nel pa- LA NOSTALGIA DELLA GUERRA pace, quando i due grandi allineamenti politici israeliani - le destre e le sinistre - non avranno più necessità di ottenere l'appoggio dei partiti «religiosi» nella questione inerente i «Territori», nonché in seguito alla profonda crisi di cui saranno preda gli aderenti ai movimenti nazional-rcligiosi che già da trentanni hanno dedicato ogni loro sforzo all'ideale della Grande Israele, potrà verificarsi in quegli ambienti una profonda delusione che forse li porterà a tagliare ogni rapporto con lo Stato ed a rinchiudersi sempre più in ghetti. Se poi, com'è facile prevedere, i laici incrementeranno uno sfrenato laicismo consumistico del loro sistema di vita, non c'è dubbio che il divario fra laici e ortodossi si farà sempre più profondo, fino a divenire un vero e proprio conflitto, non solo riguardo alla definizione di cosa sia l'Ebraismo, ma anche- Interno

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