La commedia di Marivaux con la regia di Strehler

L'ISOLA DEGLI SCHIAVI L'ISOLA DEGLI SCHIAVI La commedia diMarivaux con la regia di Strehler EL 1725, Pierre de Marivaux era agli inizi della sua carriera di commediografo. Solo cinque anni prima infatti, nel 1720, aveva esordito sulle scene con due sue commedie, affidate all'interpretazione degli attori della Comédie Italienne guidati da Luigi Riccoboni, detto Lelio. Erano commedie d'amore e d'intrigo, eredi in qualche modo della commedia dell'Arte, basate sul gioco agile e ben ritmato dell'intreccio, supportate da una raffinata mimica. In quell'anno, invece, scrisse «L'isola degli schiavi». Precedendo di poco la rivoluzione culturale iUuminista, Marivaux parla di giustizia, tolleranza, rispetto reciproco, e lo fa attraverso il racconto di una sperduta isola in cui il rapporto padrone-schiavo è ribaltato. Una specie di utopia realizzata che non vuole tuttavia istigare alla rivolta (il 1789 è ancora lungi da venire), bensì invitare alla riflessione, a riconoscere le proprie colpe, a indagare su una felicità vagheggiata e mai raggiunta. La commedia non incontrò molta fortuna, proprio come «L'isola della ragione», scritta due anni dopo perseguendo lo stesso obiettivo (lì la peculiarità del luogo fa sì che gli uomini irragionevoli perdano la loro sta- ARALDO MI RAD MIRAD è un ragazzino di Foca, una città situata a 60 miglia a Sud da Sarajevo. Nell'aprile del 1992, in occasione del suo compleanno invita i suoi giovani amici. Sono serbi, croati, musulmani che credono ancora nella pace, nella possibilità di vivere uniti, senza odii e rancori. Un mese dopo la città è invasa dalle forze serbe e la famiglia di Mirad ne esce distrutta: la sorella è colpita da una granata, il padre muore, la madre scompare, e di lei non si saprà più nulla. Mirad raggiunge uno zio a Sarajevo, e insieme fuggono dalla città assediata. Ma lo zio viene catturato, mentre Mirad riesce ad espatriare. Qui si perdono le sue tracce, ricostruite a poco a poco da due zia che sono alla sua ricerca. E' proprio attraverso le parole degli zù che conosciamo la sua storia, una storia inventata ma ricalcata su tante vicende realmente e tragicamente vissute dai bambini della ex Jugoslavia. A raccontarcela, da venerdì 21, è il Teatro dell'Angolo, con lo spettacolo «Mirad, un ragazzo bosniaco». Barbara Dolza e Vanni Zinola ne sono gli interpreti. Il testo è stato scritto nel 1992 dal regista e drammaturgo olandese Ad de Bont, spinto dall'impellente bisogno di raccontare e spiegare ai ragazzi ciò che la televisione narrava solo in parte. Uno spettacolo sobrio, senza retorica e sensazionalismo, che la regia di Nino D'Introna ha curato con delicata compostezza. b] [m. bo.] tura e la riacquistino insieme all'istruzione acquisita). Poche fino ad oggi le rappresentazioni in Francia. Nessuna in Italia. 0 meglio, nessuna sino a mercoledì 26 ottobre, giorno in cui «L'isola degli schiavi» debutterà in prima nazionale al Teatro Alfieri. A portarla sulle scene, il regista Giorgio Strehler e la compagnia del Piccolo Teatro di Milano con gli attori Philippe Leroy, Laura Marinoni, Massimo Ranieri, Luciano Roman, Pamela Villoresi. Questi saranno Trivellino, filosofo-mago signore dell'isola, e i quattro naufraghi ateniesi, due padroni e due servi. L'esperienza che i quattro personaggi vivranno sull'isola li farà ritornare a casa «umani, ragionevoli e generosi», avendo compreso che «la diversità di stato sociale non è altro che una prova a cui gli dei vogliono sottoporci». E' possibile tuttavia chiedersi se una volta tornati, tutto non riprenda ad essere come prima, se la vicenda vissuta non appaia loro, con gli anni, un paradiso perduto e mai più realizzabile. Strehler ha una propria idea al riguardo: «Divinamente ambiguo, Marivaux non risponde a questo interrogativo. Ma noi sentiamo che quello che gli interessa davvero (e a noi con lui) è che il pubblico comprenda la le¬ Massimo Ranieri e Pamela Villorcsi in «L'isola degli schiavi» diMarivaux. In basso Massimo Moricone S.FILIPPO OTIUM SABATO 22 ottobre si apre la stagione teatrale «Il signore elegante e la ragazza per bene - Otium, un affare privato», organizzata dal Gruppo Artisti Associati del Teatro San Filippo. La serata è dedicata alla messa in scena di alcune Satire dell'autore latino Quinto Orazio Fiacco, meglio conosciuto come Orazio, e vissuto alla fine del primo secolo a.C. «Com'è o Mecenate - scriveva al suo più intimo amico e protettore - che nessuno vive contento della sorte che la ragione gli ha dato o il caso gli ha gettato davanti, e tutti invece non fanno che esaltare chi persegue una vita diversa?». La felicità, nell'ideale oraziano, non può che giungere dal senso della misura, dal semplice godimento dei doni che ci sono destinati senza ricercare nulla di più. L'adattamento e la regia sono, come sempre, di Paolo Trenta. L'interpretazione del Gruppo Artisti Associati e degli allievi del Laboratorio San Filippo. Mercoledì 26 invece, per la rassegna di letture poetiche e teatrali «in forma d'oratorio», Piero Ferrerò leggerà, ancora all'Oratorio San Filippo, «Nel magma» di Mario Luzi. Così ne parla il drammaturgo-interprete: «Quasi un romanzo, l'opera allinea i suoi enigmi del sentimento all'interno di bene addestrate strofe libere, ritmate da un verso infallibile. Tra le più alte lezioni di poesia del nostro tempo». L'ingresso è libero per entrambe le serate. [m. bo.] zione, dopo aver visto gli uomini diventare, grazie a un nuovo gioco, generosi e ragionevoli». Le attività culturali promosse dal T.S.T. in occasione della rappresentazione de «L'isola degli schiavi» (in scena fino al 6 novembre) si compongono di tre appuntamenti: il 24 ottobre alle ore 18 presso il Centro Torino

Luoghi citati: Francia, Italia, Jugoslavia, Pierre De Marivaux, Sarajevo, Torino