«La sera prima lui era tranquillo»

«La sera prima lui era tranquillo» «La sera prima lui era tranquillo» Gli amici: Fiorello amava solo la musica LO STUPORE DEI VICINI GENOVA A no, non può essere stato Fiorello». Antonio scende le scale, scappa veloce. Toni Scarola lo chiamano così perché va di moda il karaoke e lui portava i capelli raccolti indietro con il codino. Adesso, invece, se li è tagliati corti corti. «E' bravo a cantare, potrebbe fare il dj». Vicino a casa sua, ci sono ancora le pozzanghere sulle stradine bucate, anche se non piove da giorni. I palazzi sono ammassati, attaccati, senza luce. E la vita qui dev'essere un'altra cosa. Antonio Di Netta ripete che il suo amico «è un bravo ragazzo», che «adesso chissà come lo dipingeranno i giornali». Fiorello, dice, «non beve, non fuma, non ha mai fatto niente di male in vita sua». La Golf bianca, le discoteche, le notti a tirar tardi: «Come facciamo tutti, alla nostra età». Da queste case, da queste vie, il mondo è una noia da vincere ogni giorno. E anche per questo forse le regole sembrano diverse. La prima cosa da capire è proprio questa. Non c'è nessuno, fra gli amici di lei o di lui, che anche una sola volta per sbaglio abbia manifestato stupore per quel rapporto, fra una bambina e un giovanotto. Lei aveva 12 anni. «Ma no, ne aveva 15», risponde Armando. E se il cronista insiste: «Erano insieme da tre anni, però», quello non s'arrende: «Ma ne dimostrava molti di più». Non è questo quello che conta. «E poi, siete sicuri che sia stato lui?», chiede Di Netta. L'altra sera, lui e Toni l'aveva¬ no passata insieme: «Era tranquillo, sereno, abbiamo preso un caffé, abbiamo chiacchierato. Non posso credere che se ne stesse seduto lì con me a parlare del più e del meno e qualche ora dopo potesse uccidere la sua ragazza». Anche Simona (bionda, con i capelli corti), ripete che lei lo conosceva bene e che dev'essere impossibile: «Da nove anni eravamo amici. Non era uno violento. Amava la musica, amava ballare, amava cantare. Tutte cose belle». E le cose brutte? Forse, che era un ragazzo del Cep. Al liceo Scientifico Lanfranconi di Voltri, dove Stefania Massarin frequentava la prima, le amiche raccontano con un po' di paura di «quel ragazzo del Cep, un certo Toni, con i capelli rasati, più grande di lei, che qualche volta veniva a prendere Stefania con una Golf bianca». E Alessandro Brusan, 19 anni, e Domenico Maraso, 18, compagni di giochi, amici d'infanzia: «Quando Stefania è venuta ad abitare qui, una decina di anni fa, noi ragazzini potevamo ancora giocare tranquillamente per strada. Ora, fors'anche per la vicinanza del Cep, abitato da ragazzi violenti, nessuno qui si fida più a lasciare i bambini da soli per le strade. Noi adolescenti perciò cerchiamo di evadere in altre zone ed emigriamo anche in scuole lontane da casa per fare nuove amicizie». E davanti al liceo, qualcuno finisce per parlare di Antonio, ragazzo del Cep, come di un capobanda, e qualcun altro si limita a dire che «forse non era la persona migliore che Stefania potesse incontrare». Caterina Ferrari ora piange: «Era una ragazza allegra e socievole. Stefania aveva la mia età. Viene paura pure per questo, perché pensi che certe cose non possano mai capitare a te, pensi che accadono solo nei film, e quando te le vedi vicino, è come se ti cambiasse il mondo. Forse bisogna cominciare a pensare seriamente alle persone che si frequentano». Stefania, raccontano gli amici che lavorano nel panificio di fronte alla casa della ragazza, «aveva paura». Loro sono stati tra i primi a correre verso il portone ieri mattina. Hanno sentito urlare. Hanno visto la gente che saliva su per le scale, «prima che arrivasse la polizia», hanno visto il sangue, «e lo zainetto dell'Invicta accanto a lei». In questi giorni, ricordano, «il padre l'accompagnava a scuola e la madre andava a prenderla. Anche ieri mattina il babbo era sotto in macchina che l'aspettava». L'assassino lo sapeva, e si era nascosto nell'androne, tp. sap.] Ma una conoscente: la ragazza aveva paura e si faceva accompagnare dalla mamma A sinistra, Stefania Massarin la ragazza uccisa a Genova A destra, il pianerottolo dove è avvenuto il delitto

Persone citate: Alessandro Brusan, Caterina Ferrari, Di Netta, Domenico Maraso, Lanfranconi, Stefania Massarin, Toni Scarola

Luoghi citati: Genova