Stefania un amore finito con 24 coltellate di Pierangelo Sapegno

Genova, caccia all'ex fidanzato: l'avrebbe attesa sul pianerottolo, sgozzata e poi colpita Genova, caccia all'ex fidanzato: l'avrebbe attesa sul pianerottolo, sgozzata e poi colpita Stefania, un amore finito con 24 coltellate Uccisa a 15 anni mentre va a scuola GENOVA DAL NOSTRO INVIATO Stefania aveva 15 anni e amava la musica di Rod Stewart. «Era così bella», piange la mamma, Marina Cagnetta, stretta fra gli agenti, nella piazza inondata di sole. «Stamattina quand'è uscita aveva una canzone in testa». Antonio ha 22 anni, abita al Cep, zona popolare di casermoni e tristezze, e gli sarebbe piaciuto diventare come Fiorello. ((Alla tivù non si perdeva un karaoke», racconta l'amico, «se lo sognava anche di giorno». Si erano fidanzati tre anni fa e lui le aveva promesso una vita migliore, come fanno tutti i ragazzini che hanno solo il futuro in tasca: «Vedrai, farò il dj». Stefania era poco più di una bambina e l'hanno uccisa a coltellate sulle scale di travertino della sua casa, di fianco al viadotto dell'autostrada, quartiere di Prà, via Bordighera, una manciata di palazzi pitturati di giallo e solo tre alberelli stenti soffocati dal cemento. Alle 7,30 del mattino c'era il rumore delle macchine, e il cielo grigio sopra il mare e le ciminiere. Stefania aveva i capelli biondi, un giubbottino, i jeans chiari, la camicetta rosa, i mocassini, e uno zainetto dell'Invicta con i libri di scuola, che è rimasto sul pianerottolo accanto alla pozza di sangue. Sui quaderni, i puntini delle i sono disegnati con dei fiorellini, come fanno le bambine. Hanno fatto di lei uno scempio. Il corpo è supino, le ferite sono 24. «Sgozza- ta come un vitello», sospira l'impiegato statale del quarto piano. Antonio è scappato con trecentomila lire e una Golf bianca, dopo essere passato dalla sorella, gli occhi fuori dalle orbite e una fretta cane: «Cos'è successo?» gli ha chiesto lei. Lui s'è chiuso in bagno, s'è lavato e poi è sparito senza rispondere. Lo cercano gli inquirenti, per questo delitto. Stefania e Antonio si erano conosciuti tre anni fa ai baracconi, sull'autoscontro, e da quel giorno il loro rapporto era andato avanti così, spiegano gli inquirenti, «fra un bi- sticcio e una riappacificazione». Lei l'aveva lasciato l'ultima volta lunedì, e aveva detto che era per sempre. E quando lui giovedì l'aveva cercata, gli aveva chiuso la porta in faccia: «E' finita. Non ci dobbiamo più vedere». La storia di Antonio e Stefania «è come quella di tanti di noi», raccontano gli amici, Antonio Di Netta, Alessandro Brusan, Domenico Marvaso. In verità, lo è perché Stefania dimostra molto più dell'età che ha. Bella, «e sapeva di esserlo», confidano con un po' di malizia le amiche. Alta, bionda, gentile e allegra. Lei e Antonio passavano il tempo fra la discoteca («la loro vera passione») e il cinema. Anche domenica, l'ultimo giorno di quiete, erano andati al Makò, locale di tendenza, in faccia al mare, sul corso Italia. Di Netta ricorda che quella sera «sembravano andare d'amore e d'accordo. Non c'era niente che poteva far pensare al peggio, nessuno di noi avrebbe potuto immaginare che il giorno dopo si sarebbero lasciati». Antonio, il lunedì, è andata a prenderla a scuola, come sempre, al liceo scientifico Lanfranconi. Lei gli ha detto che non voleva più saperne, che tra loro era finita. Ma era successo così altra volte, e lui era sempre riuscito a farle cambiare idea. «Perché la minacciava», avrebbero raccontato agli inquirenti i genitori di Stefania. La mamma, Marina Cagnetta, esce dalla questura, gli occhiali da sole e una smorfia di pianto. «Mia figlia s'era confidata, aveva paura», dice. Il padre di Stefania, Paolo Massarin, era morto tre anni fa, ammazzato a coltellate da un tunisino per una storia di donne. Il nuovo papà, Erasmo Casarino, ha 37 anni, è gentile e affettuoso. Con Stefania va d'accordo e ascolta le sue confidenze. E sarà un caso, ma quando sua figlia comincia questa relazione con Antonio Scarola, lui vuole denunciarlo per violenza. E sarà un altro caso, ma proprio in quel periodo i carabinieri fermano il giovane «per possesso di armi improprie»: due coltelli a serramanico nascosti nel cruscot¬ to della Golf. A quel tempo Antonio ha i capelli lunghi raccolti dietro in un codino, alla moda lanciata da Fiorello. Non ha un lavoro fisso, e non co l'ha ancora nemmeno oggi, visto che si arrangia con quel che trova, un posto da muratore per qualche giorno, un altro da pizzaiolo quando va bene, oppure a vender saponette bussando alle porte di casa. La vita di Antonio è tutta lì, fra le stradine tortuose e sbrecciate del Cep, in mezzo ai palazzoni che gli scempi edilizi degli Anni Sessanta e Settanta hanno tirato su tra le ciminiere di Cornigliano e Voltri, nascondendo tutto agli occhi e alle finestre: il cielo, il mare e la vita. Antonio la vita la vede solo alla televisone, la gente che ride e balla, o la gente che uccide. Anche in casa, le cose non vanno bene. Il papà se n'è andato via, la mamma s'è rimessa con un altro compagno e ha fatto altri due figli. Antonio ha preferito andarsene, dalla sorella, che ha due stanze in un altro palazzo del Cep. La vita non cambia orizzonti. Non resta che Stefania, è bella, bionda, alta. E le notti passate in discoteca sembrano più belle. Quasi due anni fa, dopo l'ennesima lite e l'ennesima riappacificazione, Stefania sarebbe addirittura rimasta incinta. E' ancora una bambina, e Antonio potrebbe essere perseguito. Ma i genitori preferiscono farne a meno. La ragazza abortisce. E poi ritorna con lui. L'altro giorno, gli amici li vedono ancora insieme. E' l'ultima volta, rivela don Giorgio: «Anto- nio gliel'aveva giurata a Stefania, dopo che lei lo aveva lasciato, lunedì scorso. Aveva minacciato di sgozzarla, tanto che il padre da alcuni giorni l'accompagnava a scuola per evitare brutti incontri». Don Giorgio è parroco di piazza Scesi, nella Chiesa della Nostra Signora del Soccorso. Dice che «il signor Erasmo è il più buono tra i suoi fedeli», e che «Stefania non veniva troppo a messa e la conosco poco: ma a me sebrava più matura della sua età». E dice che «questo delitto è figlio della nostra società, dei buoni insegnamenti della televisione. I nostri ragazzi crescono a pane e tv, solo sesso, liti furibonde e sangue». Certo, come si fa a sgozzare una bambina per amore?, si chiede don Giorgio. A Stefania hanno tagliato il collo, dopo aver sfregiato il viso. Se le macchie di sangue raccontano il delitto, allora l'assassino l'ha aspettata all'ingresso del palazzo, l'ha colpita e l'ha inseguita su per le rampe delle scale. Stefania è scappata fino al pianerottolo del secondo piano, quando è caduta sotto i colpi e lo zainetto con i libri e i quaderni le è scivolato dalla spalla. Ha urlato, di terrore e di dolore, ma nessuno ha sentito. Quando è sceso l'impiegato del quarto piano ha visto solo il suo corpo straziato. Si è precipitato giù, per sfuggire quella vista, quell'orrore, e fuori dalla porta ha sbattuto contro Erasmo Casarino che rientrava. «Tua figlia», ha mormorato. «Dev'essere tua figlia, sulle scale». Casarino è corso su, senza un urlo. Adesso, al secondo piano, c'è la segatura sparsa sul pianerottolo per nascondere il sangue. E un vetro rotto. L'ha spaccato il papà, con un pugno, senza strapparsi un urlo. Pierangelo Sapegno MB: Marina Cagnetta, la madre della ragazza uccisa, in lacrime

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