«Mi piaccio e sposo me stessa»

«Mi piaccio e sposo me stessa» LA STORIA «Mi piaccio e sposo me stessa» PLOS ANGELES OCHI giorni fa, Anne Thompson ha festeggiato il primo anniversario di matrimonio. Nello studio di Portland, nell'Oregon, dove compone le sue sculture di vetro, sono venuti gli amici, gli artisti, i curiosi. Il suo Lui non c'era, ma nessuno se l'aspettava. Anne, lo sanno tutti, ha sposato se stessa. Lo ha fatto perché era stufa. Arrivata a 28 anni, le sue relazioni duravano al massimo un paio di settimane, a volte una sola notte. E poi, via via che incontrava nuovi uomini, nessuno poteva reggere il confronto con un'altra persona: lei stessa («Mi sento molto a mio agio, mi piaccio», dice di sé con naturalezza). Per Anne, infine, c'era un'altra pressante ragione per il fatidico passo: a Chicago, i suoi ex compagni di liceo stavano organizzando la riunione del decennale. Si erano tutti sposati, alcuni avevano già dei bambini, non voleva pensassero che l'unica rimasta single fosse proprio lei. Così ha ripescato da un baule un vecchio vestito di chiffon bianco che le era stato dato dalla mamma di un ex fidanzato nella speranza che restasse in famiglia, si è comprata della biancheria intima molto sexy e ha spedito gli inviti: «Oggi - si leggeva nei cartoncini rosa -, sposerò la persona che amo, per la quale vivo, con la quale rido e sogno, lo, Anne Thompson, richiedo la vostra presenza al mio matrimonio con me stessa». Arrivati alla cerimonia, gli invitati hanno scoperto che lo studio dell'artista era stato trasformato in una mini-cappella. Hanno firmato il libro di nozze, dove hanno dovuto indicare se erano amici «della sposa o della sposa». Poi, raggiante, è arrivata Lei, che al suono della Marcia Nuziale ha giurato amore e fedeltà. A se stessa. Torta di rito e brindisi. Il giorno dopo Anne ha raggiunto gli ex compagni di scuola a Chicago, dove ha annunciato che si era sposata. Anche lei. Doveva essere uno scherzo, una spiritosaggine. Ma il matrimonio della signorina Thompson con la signorina Thompson ha preso una piega inaspettata. Blue Stockings, rivista femminista di Portland, ha dedicato all'artista una copertina. Poi sono arrivati i settimanali femminili, quindi i talk-show radio e tv, sempre alla ricerca di storie bizzarre. E adesso, Anne è diventata un modello, un'eroina. Le arrivano lettere di donne che le raccontano di aver deciso di divorziare dopo aver letto del suo matrimonio. Altre hanno rotto il fidanzamento, sono partite per lunghi viaggi solitari. Altre ancora, incontrandola alle mostre o al supermercato, l'abbracciano, la ringraziano perché hanno saputo ritrovare la fiducia in se stesse. «Mi parlano di un loro bisogno profondo di avere un compagno, di quel senso di incompletezza che ti viene quando sei da solo - dice -. Ma mi parlano anche di quel senso di dipendenza che viene dopo, dell'incapacità di pensare e di agire autonomamente». A un anno dalle «nozze», per Anne questi sono giorni di analisi e valutazioni. Ed è contenta. «Se vuoi essere onesto, puoi esserlo veramente solo con te stesso», sostiene. A volte, confessa, è stata infedele. E a sposarsi, pardon, a risposarsi non ci pensa mai? «Ogni tanto, ma prima dovrei chiedere il divorzio». La signorina Thompson, sposa di se stessa, mica vuole essere accusata di bigamia. Lorenzo Sona

Persone citate: Anne Thompson, Lorenzo Sona, Thompson

Luoghi citati: Chicago, Oregon, Portland