NAGHIB MAHFOUZ

«Robin, salva Arafat» F NAGHIB MAHFOUZ Contro l'estremismo libertà non repressione Naghib Mahfouz, l'egiziano Premio Nobel per la Letteratura 1988, accoltellato da un estremista islamico, ha scritto questo articolo nel letto d'ospedale NIL CAIRO ON ho visto il giovane che mi ha aggredito. Non l'ho visto in faccia. E' andata così: mentre stavo entrando in macchina, affrettandomi assieme ad amici verso un convegno che teniamo settimanalmente, ho scorto qualcuno balzare verso di me. Pochi attimi dopo ho sentito le unghie di un mostro scavare nel mio collo. Sconvolto, non mi sono reso conto di che cosa stesse succedendo. Ma quando ho visto quella persona gettar via un coltello, ho capito che nel collo mi aveva infilato una lama. Ho percepito un fiotto di sangue. Ho cercato di fermare l'emorragia con la mano mentre il mio amico Hashem Fathi guidava ad alta velocità verso l'ospedale. Appena siamo arrivati, sono uscito dall'auto e ho cercato di arrampicarmi sulla scala più vicina. Avrei voluto camminare, ma persone che non conoscevo si sono offerte di portarmi a braccia. Me ne sono ricordato in seguito, a fatica. Provo sentimenti misti. Da un lato soffro perché questi crimini contro la libertà di espressione stanno ricominciando. E' una sventura per la dignità dell'uomo quando il punto di vista espresso da scrittori, come pure da persone comuni, suscita reazioni così ingiuste. D'altra parte mi addolora che un giovane abbia dedicato la vita ad aggredire altri e a uccidere - e che anche a lui venga data la caccia e magari lo si uccida... mentre poteva servire la religione, la scienza e il suo Paese. Il giovane che ho intravisto fuggire era poco più che adolescente. Potrebbe diventare un eroe dello sport, uno scienziato, un predicatore. Perché invece ha scelto quella strada? Io non capisco. Spero che non mi toccherà cambiar nulla nella mia vita quotidiana, nel mio modo di trattare con la gente e di cam- Naghib MahfoI tratt I mini minare per le vie. Mi colpireb¬ uz be enormemente se dovessi prendere le distanze dalla gente solo perché le misure di sicurezza frappongono un ostacolo. Io non cambierò il mio modo di vivere. Se Dio vuole che viva, così sarà. Ma se Dio ci vuole accanto per l'eternità, saremo felici di incontrarlo. Il terrorismo ha riportato l'attenzione del pubblico sull'importanza che hanno i libri: il potere di arruolare i giovani nelle file dell'estremismo, o di tenerli lontani da esso, dipende da libri e dai punti di vista che vi vengono espressi. Questa non è una scoperta recente. Ci sono ormai familiari quei libri e quelle cassette che propagandano l'estremismo. E ci sono altrettanto familiari altri libri sulla società e sulla religione, quelli degli «illuministi», in cui per spiegare l'estremismo si punta il dito contro la famiglia, la scuola e i massmedia. Ma non bisogna dimenticare la parte che hanno povertà, disoccupazione e corruzione nel creare sentimenti di disperazione e frustrazione nella gioventù di oggi. Gli uomini reagiscono favorevolmente ai libri estremisti soltanto se sono psicologicamente e socialmente pronti. Eccettuate rare eccezioni, coloro ai quali le cose vanno bene non espongono le loro vite ai pericoli della violenza e del terrorismo, anche se aderiscono a determinate idee estremiste. Invece gli appelli al terrorismo possono avere un impatto su coloro che conoscono l'angoscia della povertà, della mancanza di prospettive e dell'ingiustizia. Per questa ragione, il terrorismo trova spesso terreno fertile nei quartieri poveri dove regna la miseria. Il terrorismo è un male grave la cui cura deve includere progetti di riforma politica, intellettuale e di sicurezza. Non servono provvedimenti eccezionali ma una società fondata su libertà e giustizia. E' questo l'obiettivo che deve darsi qualunque Paese abbia rispetto di se stesso. Naghib Mahfouz Copyright «Al Ahram World Media Network» e per l'Italia «La Stampa» iram^ork» I Tipa» | Naghib Mahfouz

Persone citate: Fathi, Naghib, Naghib Mahfouz

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