Per cena pasta, fagioli e Almirante

Per cena pasta, fagioli e Almirante Per cena pasta, fagioli e Almirante II leader in tournée, tra nostalgici e nuovi adepti POLITICA E CHILOMETRI STA succedendo qualcosa di nuovo in Italia. Altrimenti un mite ingegnere dell'Enea non mangerebbe fagioli e cotiche insieme a un antico arnese in camicia nera che maledice i reumatismi «sennò andavo anch'io in parlamento a riempire di botte quei froci». I due si danno le spalle, non si parlano, non ancora. Ma intanto sono lì, nello stesso ristorantone vicino al camposanto di Prima Porta, per la stessa cena e con lo stesso sguardo rivolto a capotavola. Sguardo di resa ammirata al giovane leader con gli occhiali sopra le occhiaie, Gianfranco Fini. Alleanza nazionale, questa creatura di padre missino e mamma un po' democristiana, prende forma davanti ai menu, mettendo i denti in modo vorticoso, assemblando cattolici di pancia buona, nostalgici, liberali di destra. «Siamo l'opposto del pds», dice il vice Fini, Adolfo Urso. «Loro hanno scomposto i comunisti, noi aggreghiamo i non missini». Lo cene si inseguono, incrociandosi ai raduni e alle inaugurazioni dei circoli che sono già un migliaio e nascono soprattutto sui luoghi di lavoro. Fini insegue le cene, i raduni e i circoli, in una sarabanda di trasferte condita di stress e di ovazioni: Cesano-Pomezia-Salerno-Formello-Palestrina-riposo. E si riparte. Bagnetto di folla fra gli studenti di un liceo pariolino, caffè a Trieste, aperitivo a Palermo, digestivo a Colleferro, fra salotti pieni di cipria e convegni allo stracchino organizzati da un imperdibile Nazzareno Mollicone. E così, anche nell'era della telecrazia più che con l'audience la politica si misura col contachilometri. Perchè per Fini «la tv può darti il consenso, ma da sola non lo trattiene». Il modello imbattibile resta il vecchio Berlusconi, che prima di diventare una creatura elettronica era un imprenditore da duecento cene l'anno, anche tre in una sera, l'importante era stringere le mani - purché non sudate - degli inserzionisti televisivi, strimpellare due note della «Vie en rose» al pianoforte e annusare solo mezzo piatto di risotto, per carità, Dottore, la dieta. Fini sorride di meno, ma ascolta e si nutre di più, anche perchè da quando ha iniziato il tour delle cene, a mezzogiorno ha smesso di mangiare. Ieri sera ha esordito con un doppio primo di sfondamento - risottino ai carciofi e bombolotti alla matriciana - prima di rilassarsi con le scaloppine e affondare nella notte dentro un'enorme fetta di torta al cioccolato. Quando eran neri le chiamavano «rancio». Adesso, da blu, dicono cena anche loro. Un tempo andavano a masticarle all'Eur, da Picar, trionfo d'alluminio anodizzato che sta dove non lo aspetti: dentro un lunapark. Stavolta il ritrovo è alla «Fattoria», antica mangiatoia de che contribuisce alla storia patria con un tavolino d'angolo: qui, nel 1975, il ministro della Difesa Giulio Andreotti cenò con il magistrato Elio Siotto infilandogli il dossier del golpe Borghese nel menu. Vent'anni dopo, il suo successore Cesare Previti ha riscoperto il locale, intrattendo seicento proprietari di casa italoforzuti con un piatto di gnocchi alla bava e un'ancora più gustosa trattazione sul condono edilizio. Uno show estemporaneo, quello di Forza Italia, mentre Fini macina duro, costante e sottotraccia. Alle nove di sera sfilano i cinquecento invitati che per mangiare le scaloppine col Capo hanno pagato trecentomila lire: al ri¬ storante ne .restano quarantamila, le=altré vanno a finanziaortè il movimento: il segretario di Fini, il serissimo Proietti, ha le mani piene di braccialetti ma soprattutto di assegni da infilare in un bustone. Una sessantina di milioni, da cui andranno tolte le spese per la medaglia d'oro con la faccia di Almirante, che in vita sua mai avrebbe pensato di poter finire un giorno nelle tasche, ad esempio, di un produttore cinematografico vestito come Castagna e con attrice microgonnata al seguito. Si chiama Beppe Colombo. Sembra di Forza Italia e invece è di An: il miracolo di Fini, in fondo, è tutto qui: «Questi mi sembrano più seri. Professionisti. Fini poi è un po' giscardiano, vero? Mai votato missino, ma quest'estate un amico industriale, ex de, mi dice: vieni a vedere. E io sono venuto. Capisce, col mio lavoro, è giusto conoscere chi ha i voti». Scompare dietro a un gruppo di ex dicci che negheranno dall'antipasto alla torta di aver mai cenato in vita loro con Sbardella. Massimo Gramellini CHI PREFERIRESTE A PALAZZO CHIGI? {Sondaggio Cimi - Espresso] r^USCOj^ ^jjftjscojgj 42,8% ^2,3% Alcuni degli intervistati hanno risposto -non so' o -nessuno dei due. Per questo la somma delle percentuali di ogni confronto è interiore a 100. Sopra: l'ex segretario missino Giorgio Almirante A destra: il vice

Luoghi citati: Colleferro, Formello, Italia, Palermo, Pomezia, Salerno, Trieste