Le Coop «rosse» aprono ai privati

MINISTERO DEI LAVORI PUBBLICI Per uscire dalla crisi strutturale del settore si punta ad essere più forti all'estero Le Coop «rosse» aprono ai privati Edilizia, maxi-alleanza tra i colossi Cmc e Rdb BOLOGNA DAL NOSTRO INVIATO Come fronteggiare una crisi del settore delle costruzioni che in Italia ha ormai forti tratti strutturali e non solo congiunturali? Puntando sempre di più sull'estero con una maggiore forza e una gamma molto diversificata di prodotti ad alto contenuto tecnologico. E' la scommessa che ha spinto due colossi come la Cmc di Ravenna (la più importante cooperativa italiana delle costruzioni della Lega) e la Rdb di Piacenza (leader europeo nella prefabbricazione e nei prodotti da costruzione) a stringere un accordo strategico. Un'intesa che ha portato all'acquisto da parte della società di Piacenza del 50% (pari a 9,2 miliardi investiti) della Ged, azienda del gruppo Cmc, con esperienza nella produzione di strutture prefabbricate in calcestruzzo e in acciaio per grandi opere «chiavi in mano» di edilizia pubblica e privata. Non solo. Dallo stabilimento di Pievesestina (Forlì) escono prodotti e sistemi per opere infrastnitturali come barriere antirumore per la viabi- lità, elementi prefabbricati per linee ferroviarie capaci di aprire interessanti prospettive nel progetto Alta Velocità. Per la Ged, diretta da Valentino Tavolazzi, si prevede un fatturato '94 sui 40 miliardi di lire. Sinergie nella ricerca, e quindi maggiore penetrazione sui mercati esteri. «Noi costruiamo, loro producono per costruire», semplifica Roberto Caporali, amministratore delegato della Cmc. L'obiettivo è chiaro: «Essere in grado di offrire un "pacchetto" completo nella realizzazione di opere e impianti», chiarisce Giuseppe Belletti, presidente della Cmc. La sfida nei Paesi esteri si gioca sul know how tecnologico. Una strada già vincente per i due gruppi ora alleati. La Cmc (quasi un secolo di storia alle spalle, 2900 dipendenti e lunga esperienza di commesse pubbliche), si è aggiudicata recentemente due appalti importanti: partecipazione alla costruzione di una diga in Colombia per 64 miliardi e costruzione di alloggi in Germania. Opere che vanno ad aggiungersi a strade, ponti, viadotti, ferrovie, opere edili, industriali, idrauliche, impianti di depurazione e trattamento acque costruiti dalla seconda metà degli Anni 70 in Africa, Asia, America Meridionale ed Europa. Nel '93 il gruppo di Ravenna ha fatturato 480 miliardi, un anno «nero», con una flessione del 15%, recuperata poi nel '94. «Abbiamo scontato la crisi del settore che rischia di essere ancora pesante nel '95 - sottolinea Belletti -. Forse solo nel '96 ci sarà una schiarita, bisogna però che si faccia presto. In Italia mancano le risorse finanziarie, ma anche una seria programmazione». Per gli imprenditori delle costruzioni non preoccupa solo un Paese dove si fanno meno figli e dove c'è quindi meno fame di case, ma anche gli intralci burocratici. Dopo la sospensione della legge Merloni, si parla di una nuova legge Radice, «Questo potrebbe significare un'attesa di almeno due anni», fa notare Augusto Rizzi, presidente della Rdb ed ex deputato della passata Legislatura. Un problema in più per un settore che assiste alla chiusura di migliaia di aziende e ad offerte sotto costo per gli appalti. Non è il caso di Rdb, società ancora in mano alle tre famiglie che la crearono nel 1908 (ora tocca alla terza generazione), 400 miliardi di fatturato nel '93, 2100 dipendenti, 33 centri di produzione in Italia e 5 all'estero. Tra le opere messe a segno esportando la sua tecnologia: la più grande fornace del mondo in Libia «chiavi in mano. E per il '98 l'approdo in Borsa. Stef anella Campana Giuseppe Belletti, presidente Cmc

Persone citate: Giuseppe Belletti, Roberto Caporali, Valentino Tavolazzi