Einstein: paura della relatività di Fabio Galvano
Nascose la teoria per 3 anni Nascose la teoria per 3 anni Einstein: paura della relatività LONDRA DAL NOSTRO CORRISPONDENTE Per tre anni Einstein tenne la sua teoria della relatività nel cassetto, convinto che fosse sbagliata. Per tre anni, in omaggio alla fisica di Newton, represse la propria convinzione di avere aperto una nuova strada nella comprensione del mondo e dell'universo. Un quaderno inedito di appunti del grande fisico rivela infatti che egli formulò la teoria già nel 1912, quando abitava a Zurigo, anche se è soltanto del novembre 1915 la sua presentazióne all'Accademia delle Scienze di Berlino e dell'anno successivo la pubblicazione. L'importante scoperta, di cui ha dato notizia la rivista New Sdentisi, è stata fatta da una équipe di dodici scienziati americani e tedeschi che hanno dedicato gli ultimi tre anni allo studio dei documenti di Eistein, in vista della pubblicazione di un'opera omnia in trenta volumi. Il professor Peter Damerow, il fisico dell'Istituto Max Planck di Berlino che era a capo della ricerca, definisce la scoperta «sensazionale» e afferma che essa costringe a riscrivere la storia della teoria della relatività, che definisce il rapporto fra gravità, moto e tempo. Al centro dell'importante scoperta è un quadernetto di 84 pagine stracolmo di equazioni algebriche estremamente complicate, quasi privo di spiegazioni. All'inizio della ricerca era addirittura impossibile definire quale fosse l'inizio e quale la fine del quaderno, perchè il fisico aveva cominciato da un capo, poi aveva abbandonato il lavoro, infine l'aveva ripreso dall'altro capo del quaderno. E anche all'interno, in alcune pagine, c'erano due inizi: dall'alto e dal basso, fra pagine in bianco e pagine strappate. La segretaria di Einstein non si rese conto che avrebbe reso l'operazione dei futuri studiosi ancor più difficile incollando l'etichetta di copertina, all'epoca, su quella che secondo gli scienziati è invece il fondo del quaderno. «Einstein era un uomo estremamente cauto, profondamente influenzato dalla fisica classica di Newton», spiega il professor Jurgen Renn: «Sapeva che per capovolgerla aveva bisogno di motivazioni estremamente valide». La teoria gli parve così straordinaria che i suoi ragionamenti non erano sufficienti a sostenerla. Ma gli scienziati d'oggi non hanno dubbi: in un rapporto che sarà pubblicato nei prossimi giorni pervengono alla conclusione che la teoria della relatività era già perfettamente formulata nel 1912, e che forse lo stesso Einstein non se ne era reso conto. Soltanto in seguito il fisico riprese i processi logici interrotti e riadattò le formule per il suo storico rapporto all'Accademia delle Scienze di Berlino. «Se si crea una teoria che rivoluziona il modo di pensare su tutti i fenomeni naturali e che cambia la nostra intera infrastruttura concettuale - afferma il professor Damerow - è molto difficile azzeccare tutto al primo colpo». Per questo, egli spiega, Einstein ebbe bisogno di un ripensamento, anche se il nocciolo della relatività era già individuato. Il gruppo di studio ha anche preso in esame numerose lettere recentemente venute alla luce, che offrono nuove chiavi di lettura su idee e momenti controversi di Einstein: per esempio le sue idee politiche (in particolare il pacifismo), e i motivi che lo indussero a trasferirsi nel 1914 a Berlino. Ma non tutto, nella vita del grande fisico, era così complicato. Uno dei quaderni presi in esame dagli scienziati, a prima vista un astruso elenco di numeri, si è rivelato nulla più che l'orario dei treni fra Berlino e la casa dove trascorreva le vacanze, a Caputh. Fabio Galvano
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