«Muccioli depistò l'indagine» di Alfio Russo

13 Maresciallo accusa: «Non mi mostrò il luogo del delitto» «Muccioli depistò l'indagine» Blitz dei giudici a San Patrignano RIMINI DAL NOSTRO INVIATO Il maresciallo Inverso dev'essere una testa dura. Muccioli s'infervora mentre sono fermi nello spiazzo davanti al capannone, tra le colline che scendono e le vigne vuote: «Ma come, non ti ricordi? Ti ho portato a vedere le stanze, hai sbirciato di qua, sei andato di là». E il maresciallo non fa una piega, risale la stradina con il drappello di giudici, avvocati e carabinieri: «No, non mi ricordo». Lui non cambia versione. Quando andò a San Patrignano, Muccioli lo accompagnò nelle stanze del dormitorio, ma non lo portò alla macelleria dove dormiva Roberto Maranzano. «Io invece gli avevo chiesto di vedere proprio quella camera», dice. Fanno persino il sopralluogo, su, alla comunità, e il maresciallo dei carabinieri di Terzigno (dove fu ritrovato il cadavere di Roberto Maranzano) resta inflessibile, non cambia versione. Come continua a faro, invece, Umberto Vitale, che l'altro ieri ha ritrattato in aula e che ieri ritratta di nuovo la ritrattazione, dopo una notte passata in cella. «In quel momento ho avuto delle amnesie», confessa al magistrato che lo interroga: «Sono stati minuti di grande tensione, non ricordavo più nulla». Pressioni? «No, le escludo nel modo più assoluto». E se non ritratta, certo attenua le accuse pure Fabio Mazzetto, uno dei testi chiave del processo. Il racconto che fa del reparto macelleria ò terribile, a tinte fosche, quasi irreali nella loro crudezza, ma la spiegazione finisce per scagionare Muccioli, come se non si trattasse altro che di una scheggia impazzita: «Questi fatti gravi di violenza sono accaduti solo nell'ultimo mese», dice. «Perché Alfio Russo era peggiorato, era diventato più aggressivo». Così, alla fine dell'udienza, prima di salire su, a San Patrignano, il pm Franco Battaglino sembra quasi sconsolato: «Mazzetto ha ammorbidito la sua deposizione, è vero. Ma questo processo non è ancora perso. Io non mi arrendo». Su, dove s'è spostata la corte, fra i balzi di Coriano, alle porte della comunità arriva il pullmino con i bambini di Sampa e aspettano i giornalisti. Lungo le strade e i sentieri vanno i testi, i giudici, e gli avvocati. In aula, il maresciallo Mario Inverso da Terzigno aveva riproposto la versione già data al gip: «Chiesi di vedere la stanza dove dormiva Maranzano, avevo fatto 600 km per questo». Il cadavere di Maranzano l'avevano portato giù nel Napoletano Alfio Russo e Giuseppe Lupo. I giudici ora devono stabilire se Muccioli sapeva e li aveva aiutati. E l'accusa vuole dimostrare che lui tentò di depistare il maresciallo salito su per le indagini. Inversi racconta: lo portarono invece in un altro luogo. «Muccioli stette con me tutto il tempo», dice. «Mi accompagnò in un grosso dormitorio e mi indicò l'armadio di Maranzano. All'interno c'era qualche indumento e nessun documento». Vero? Vincenzo giura di no. Lo accompagnò solo in un primo momento e poi lo lasciò con gli altri. E allora, la Corte decide per il sopralluogo. Tutti a San Patrignano. Prima entrano nel dormitorio. Il maresciallo si ferma, guarda in giro. Fa un cenno con la testa: «Sì, la stanza era questa. Ma c'erano mobili chiari». Si va, alla macelleria, dove dormiva davvero Maranzano. E il maresciallo questa volta riconosce i mobili: «Sì, sono quelli». Ma giura di non riconoscere la stanza: «Sono sicuro. 10 qui non ci sono mai entrato». E Muccioli: «Ma non ti ricordi che quando sei entrato qui dentro sei andato persino a disfare i letti, a cercare una coperta simile a quella in cui era stato ritrovato il cadavere di Maranzano?» No, dice Inverso. Lui si ricorda solo che appena arrivato a San Patrignano chiese a Muccioli dove dormiva il ragazzo. «In macelleria», gli risposero. «E io qui non ci son venuto», afferma adesso. Ma Muccioli insiste: «Il maresciallo disse: prima, andiamo a vedere in un altro posto». E poi lui lo lasciò nel piazzale a parlare, «io avevo altre cose da sbrigare. E' vero o no?» Sì, è vero, risponde il maresciallo: «Ma sono stati solo 15 minuti. Muccioli è tornato e abbiamo ripreso 11 giro insieme». Così, tornano giù. Tutto finito alle 13,30. Via da San Patrignano. Con loro c'era anche Fabio Mazzetto. E chissà che cosa deve aver provato a rivedere me- morie e luoghi così disperanti. In aula, davanti ai giudici, ricorda con parole precise, dolenti, scene di un altro mondo. «All'io Russo una volta ci chiamò tutti, ci parlò di un grande eroe, di un padre di famiglia, ci descrisse un personaggio straordinario, e io non riuscivo a capire. Ma di chi sta parlando? Quell'eroe era Maranzano. Ci invitò ad applaudirlo, e a fargli sentire il nostro calore. Scese Maranzano, dalle scale, in pigiama, con le ciabatte, la vestaglia larga, il volto tumefatto e Russo ci fece segno che dovevamo applaudirlo, e poi passava il suo sguardo da lui a noi. E mi sembrò che si sentisse sollevato, come se in questa immagine ritrovasse una consolazione alla sua violenza, la dimostrazione che in fondo lui non aveva fatto niente di così grave, di così irreparabile». Poi racconta di quella volta che Alfio Russo gli schiacciò il pene con due zoccoli per punire la sua volontà di esibirsi davanti alle femmine delle comunità. «Non c'entrava niente. Solo che io ero tornato da Bangkok che pesavo 56 chili e dopo qualche mese in comunità arrivai a pesarne ottanta. Ma tenevo i pantaloni che avevo quand'ero arrivato e che andavano bene per una taglia più piccola. Tutto qui. Invece Russo mi accusò di avere gli attributi maschili prorompenti e di volerli esibire. Per questo mi punì». Ma ogni tanto incontravate Muccioli?, gli chiede il presidente Concezio Arcadi. «Sì». E perché non gli raccontavate queste cose? «Perche dopo saremmo tornati alla macelleria. Alfio ci diceva spesso: guarda che da qua dentro non ti salva nessuno, quando sei qui non ti salva nemmeno Muccioli. Alfio ce lo diceva spesso. E noi pensavamo che fosse così». E arrivò quel 5 maggio, come alla fine di un percorso segnato. «Venne Lupo a chiamarci e ci disse di uscire e di non guardare. Ma io guardai. C'era il corpo di Maranzano per terra, non so se era morto ma io ho pensato di sì. C'erano Persico e Lupo che si guardavano e Russo che faceva correre lo sguardo dagli occhi di Lupo al cadavere di Maranzano». Ve lo disse che era morto?, chiede il presidente. «Sì, disse che non ce l'aveva fatta». Semplicemente così. Pierangelo Sapegno Dopo una notte in cella, un testimone cambia ancora versione: «Non ho ricevuto pressioni, è stata solo un'amnesia» Drammatico botta e risposta tra l'imputato e uno dei testi sul luogo in cui morì Roberto Maranzano A sinistra Vincenzo Muccioli A destra Alfio Russo accusato dell'omicidio di Roberto Maranzano

Luoghi citati: Bangkok, Coriano, Maranzano, Rimini, Terzigno