«Sorella mi assolva»

E In un libro le indica2ioni dei sacerdoti: il quarantun per cento è favorevole «Sorella/ mi assolva» «Sì alle suore in confessionale» RIVOLUZIONE NEI SACRAMENTI E infine, madre, devo confessare di non aver resistito alla eutrapelia». La badessa rimase apparentemente tranquilla, ascoltando in confessionale la conclusione della lista delle trasgressioni elencate dal cappellano del monastero. Era avvenuto che le monache, con la badessa in testa, si erano lamentate di dover sempre dire i propri peccati al prete e non capivano perché non potessero anche le donne ascoltare la confessione delle mancanze dei sacerdoti. Il cappellano, invece di perder tempo a dare spiegazioni, acconsentì volentieri ad andare a confessarsi dalla madre badessa, la quale, udito il tutto, lo congedò con la raccomandazione: «E adesso, figliuolo, farete penitenza per queste offese a Dio». Ma, intanto, la storia dell'eutrapelia le era rimasta dentro, senza capire di che cosa si trattasse. Cercò nei libri del monastero, ma non trovò nulla. Allora cominciò a chiedere in giro alle consorelle se sapessero qualcosa dell'eutrapelia. Le monache capirono subito che si trattava di peccati di confessionale e, quando passavano accanto al cappellano, si sentiva che mormoravano sottovoce: eutrapelia, eutrapelia! «Ecco», intervenne, allora, il sacerdote, «perché non vi si può concedere la confessione. Le donne non sanno mantenere il segreto». E, a scanso di equivoci, spiegò che eutrapelia non era un peccato, ma la capacità di divertirsi lietamente e serenamente, insomma, una virtù, «la quale modera noi ne li sollazzi», come diceva anche Dante nel Convivio. La storiella, che fa parte della vecchia novellistica ecclesiastica, voleva esporre le ragioni, per la verità non propriamente teologiche, per cui non era bene mettere il sacramento della confessione in mani femminili. Era sottinteso, naturalmente, che nemmeno il sacerdozio poteva essere loro affidato. Un prete, quindi, mai sarebbe andato a confessarsi da una donna. Questo in passato. E ora? In un'inchiesta, i cui risultati saranno illustrati in conferenza stampa al Consiglio Nazionale delle Ricerche a Roma oggi si affrontano atteggiamenti e valutazioni dei sacerdoti di fronte a diversi problemi eccle¬ siali e sociali. L'inchiesta, condotta con rigorosa metodologia da Gaetana Cazora Russo, è pubblicata dall'editore Franco Angeli sotto il titolo Essere sacerdote in un mondo che cambia, ed è soltanto da qualche giorno in libreria. A scorrerne le pagine, ne viene fuori una documentazione ricca degli at¬ tuali convincimenti dei sacerdoti, sia diocesani che religiosi, che potrà offrire buona materia di discussione a studiosi e a teologi. Una delle domande sottoposte ai sacerdoti intervistati, tramite un questionario, affronta esattamente il problema emerso dalla storiella che abbiamo raccontato: «Lei sa¬ rebbe disposto ad andarsi a confessare da una donna sacerdote?». Prima di tale questione, naturalmente, viene posta quella del ruolo della donna nella Chiesa e quella del sacerdozio femminile. C'è sul problema un gioco vario di risposte, ma è interessante il fatto che sull'idea che «la Chiesa deve essere diretta da soli uomini», c'è tra i sacerdoti la percentuale più alta di dissensi. Il sessantaquattro per cento risponde di non ritenere vera una simile affermazione, ponendosi così in sintonia anche con la problematica ecclesiastica che rimbalza in questi giorni dal Sinodo dei vescovi, in Vaticano, dove è di scena anche la posizione della donna e delle religiose nella Chiesa. Come rispondono, dunque, i preti circa un'eventuale disponibilità a confessarsi da una donna sacerdote? Il 41 per cento risponde sì, contro un 30 per cento che non si sentirebbe di farsi esaminare nel tribunale del sacramento della penitenza da un giudice femminile. Un 20 per cento non riesce a darsi un'opinione in materia e risponde «Non so». Un 9 per cento, infine, rinuncia a rispondere. Dalle spiegazioni, rigidamente anonime, che corredano le singole risposte, emerge poi qualche profonda ragione per cui un prete sarebbe disposto ad andare a raccontare i propri peccati a una donna in confessionale. Viene espressa la convinzione di una differenza di qualità tra il sacerdozio maschile e il sacerdozio femminile. Si fanno distinzioni sottili e si dice: «Occorre trovare il sacerdozio delle donne e non dare alle donne il sacerdozio maschile»; «Deve emergere la dimensione femminile del sacerdozio». Qual è questa «dimensione»? Forse quella che riflette maggiormente la misericordia e il perdono di Dio, una bontà di cui hanno sempre estremamente bisogno uomini (e preti) peccatori? Domenico Del Rio «Sanno esercitare con maggiore sensibilità la misericordia e il perdono divino» «Nella nostra società deve emergere la dimensione femminile del sacerdozio» Sono molti i sacerdoti disposti a farsi confessare da una suora

Persone citate: Domenico Del Rio, Franco Angeli, Gaetana Cazora Russo

Luoghi citati: Roma