« Scalfaro rema contro di noi» di Augusto Minzolini

« « Scalfaro rema contro di noi» L'ira del premier: ha aiutato Borrelli TRA POTERI E' a ROMA " sconsolato Giuseppe Tatarella, numero due del governo, mentre passeggia nel cortile interno di Montecitorio. Anche lui quell'incontro alla vigilia del plenum del Csm tra Silvio Berlusconi e il procuratore generale della Cassazione, Vittorio Sgroi, non l'ha capito. «Berlusconi - osserva il vicepresidente del Consiglio - pensa di poter fare tutto quello che fa un comune cittadino. Ma non è così: un presidente del Consiglio non può fare tutto ciò che vuole. Inoltre quell'incontro era davvero superfluo: Sgroi ha cominciato a parlar male del pool di Milano ancor prima del governo, seguito a ruota da Catelani. Ecco perché non serviva quel colloquio». Tatarella fa altri due passi in silenzio e si lascia andare ad un'altra riflessione: «Ormai c'è dialettica all'interno della magistratura e noi dovremmo solo ascoltare. Pure il pool non è più unanime: da una parte c'è D'Ambrosio, dall'altra Borrelli e più in là Di Pietro. Ecco perché poteva risparmiarselo quell'incontro Berlusconi: la verità è che ci vorrebbe uno staff all'altezza attorno a lui». Eh sì, anche se nessuno fa dichiarazioni ufficiali quell'incontro a palazzo Chigi tra il capo del governo e il procuratore generale della Cassazione, ha lasciato perplessa una grande quantità di gente. E' come minimo strana, infatti, una cronologia di eventi che vede Berlusconi chiamare in udienza Sgroi a palazzo Chigi e il giorno dopo il procuratore generale prendere la parola al plenum del Csm per sparare contro Francesco Saverio Borrelli. Un fatto singolare che lo stesso Sgroi ha voluto motivare nel suo intervento al consiglio superiore (ha tirato in ballo «il galateo istituzionale» e ha giurato che non c'è stata «nessuna pressione da parte di Berlusconi»), prima di dare dell'«incivile» a Borrelli. Se il principale interessato si è scusato in questo modo a Montecitorio più di qualcuno, avversario e non, ha mosso qualche appunto a Berlusconi. «Quell'incontro - ha ammesso il presidente della commissione Giustizia, Tiziana Maiolo - proprio non l'ho capito». Sull'altro ver- sante, ovviamente, Franco Bassanini ha parlato di «atto gravissimo». «Berlusconi - ha spiegato - pensa che le istituzioni siano di sua proprietà». Fin qui le critiche. Ma perché il presidente del Consiglio ha voluto incontrare Sgroi in maniera così plateale? Per quale motivo ha fatto un atto che gli avrebbe attirato sicuramente delle critiche? E' stato sbadato? O c'è qualche altra cosa sotto? Per comprendere l'atteggiamento del capo del governo bisogna partire da un dato: Berlusconi e i suoi sono convinti che, in un modo o nell'altro, Scalfaro in questi giorni sia intervenuto per aiutare Borrelli. L'altro ieri nel «vertice» della maggioranza il presidente del Consiglio tra tanti argomenti ha affrontato anche questo. «E' difficile - ha spiegato nella riunione di palazzo Chigi trovare un rapporto costruttivo con Scalfaro. Sembra che stia all'opposizione. Basta guardare alla lettera che ha inviato alla Pivetti sulla legge finanziaria. Oppure alla benedizione data alla nomina di Desario a Bankitalia. O, infine, all'atteggiamento assunto in favore di Borrel- li». Qualcuno tra i presenti ha aggiunto un corollario alle osservazioni del presidente del Consiglio: «Scalfaro si sente debole nel rapporto con noi e per questo si appoggia alla sinistra». Giuliano Ferrara ha preferito fare un ragionamento più complesso: «Scalfaro - ha spiegato - è il faro a cui si rivolge per resistere tutta la nomenklatura della prima repubblica, che non vuole cedere il passo al ceto politico legittimato dalle ultime elezioni». Con questa convinzione in testa, sempre nel pomeriggio dell'altro ieri, Berlusconi ha chiamato Sgroi a palazzo Chigi: anche lui, come il capo dello Stato, voleva spiegare ad uno dei componenti del Csm la posizione del governo sul «caso Borrelli». Poi, dopo l'incontro con il procuratore generale della Cassazione, Berlusconi è salito direttamente al Quirinale per un chiarimento. Lì, nello studio alla vetrata, il presidente del Consiglio ha chiesto a Scalfaro, con toni rispettosi, il perché di tanta ostilità: ha parlato di Bankitalia e, naturalmente, del «caso Borrelli» all'esame del Csm. Il capo dello Stato, manco a dirlo, ha negato di aver mai lavorato contro il governo. «Queste sono cose gli ha detto - che ti mettono in testa i tuoi. Il consiglio direttivo di Bankitalia, il consi¬ glio superiore della magistratura sono degli organismi autonomi. Questo lo sai quanto me». Forse sarà davvero così. Forsa ha ragione Scalfaro quando nega ogni interessamento. Ma se si vanno a vedere in «controluce» gli orientamenti interni al Csm emersi nel voto che ieri sera ha archiviato il «caso Borrelli», non ci vuole molto a capire che i due giocatori che hanno lavorato nell'ombra attorno a quella partita sono davvero il Capo dello Stato e il presidente del Consiglio. E' stato uno dei pochi casi, ad esempio, che il vicepresidente dell'organismo, Alberto Capotosti, grande amico di Scalfaro, ha votato e, naturalmente, lo ha fatto in favore di Borrelli. E un altro grande conoscente del presidente della Repubblica, Alberto Pazzaglia, che pure è arrivato al Csm con i voti di Berlusconi e Fini, ha preferito astenersi. Da Palazzo Chigi, invece, subito dopo il voto è venuta una dichiarazione pubblica di Giuliano Ferrara che ha sposato in pieno le posizioni di Sgroi. «In termini amministrativi - ha detto il ministro - il Csm ha chiuso il caso con una archiviazione, ma in termini disciplinari, politici, morali e istituzionali, il procuratore Sgroi lo ha spalancato di fronte a tutti noi. Personalmente non avrei saputo dire meglio di lui. E sottoscrivo il suo alto e severo monito». Insomma, se c'erano dei dubbi le parole di Ferrara le hanno spazzate via. Ma allora Berlusconi ha sbagliato o no ad incontrare Sgroi alla vigilia del Csm? «Si sta preparando - osserva con occhio smaliziato il ministro Mastella - un grande scontro. Basta guardarsi attorno: stanno uscendo dalle catacombe quei magistrati che in questi due anni erano stati privati di copertura politica; come pure stanno cercando punti di riferimento quei corpi dello Stato - la Guardia di Finanza, ad esempio - che sono stati tartassati da una parte della magistratura. A questo punto, per il bene di tutti, o si risolvono le questioni legate agli ultinmi due anni - da Tangentopoli a tutto il resto - in Parlamento, o | ci sarà una grande guerra con tanti morti e feriti da entrambe le parli». Augusto Minzolini Il Csm in seduta plenaria Scalfaro e Berlusconi

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