Gli stanziamenti per la Difesa e le vendite di Aldo Busi
i l caso. Dopo le polemiche sulla prima serie di «Combat film», ritrovate altre 150 ore di pellicola: ma la Rai temporeggia LETTERE AL GIORNALE Gli stanziamenti per la Difesa e le vendite di Aldo Busi La stampa straniera e l'Italia Nell'occhiello di una intervista pubblicata il 13 ottobre a pagina 6 l'intervista del collega Grignetti al presidente dell'Associazione della stampa estera in Italia, Marcelle Padovani, si attribuisce a tutti i corrispondenti stranieri in Italia delle dichiarazioni che al massimo rispecchiano la posizione di un settimanale francese di cui la nostra collega presidente è il corrispondente a Roma. Nell'occhiello si legge la seguente frase: «Gli inviati: i nostri direttori hanno un'idea fissa: documentare "la fine della democrazia"». Non credo che questa frase rispecchi la realta, in quanto non sono maggioritari gli organi di informazione stranieri che nutrono preoccupazione per la democrazia italiana. E con questo non voglio negare le perplessità che invece nutrono al riguardo della situazione socio-economica dell'Italia le cui responsabilità riguardano l'attuale governo come quelli che lo hanno preceduto. Credo che eticamente non sia corretto intervistare uno o due corrispondenti stranieri che lavorano in Italia e poi sventolare le loro opinioni come le posizioni di oltre un migliaio di colleglli presenti nel Paese. Per fortuna l'Associazione della stampa estera in Italia ha tali radici democratiche che non riconosce a nessun presidente o segretario il ruolo di guida politica o spirituale. Ahmad Rafat Corrispondente in Italia del settimanale spagnolo Tiempo Il «Pannunzio» è ben vivo Leggo su La Stampa il pezzo relativo alla nuova stagione culturale dell'Aci e mi compiaccio che, malgrado la scomparsa dell'indimenticabile amica Irma Antonetto, l'Associazione sia riuscita a proporre un'attività qualitativamente molto alta. Non posso tuttavia non dispiacermi pei- la seguente frase contenuta nell'articolo: «L'Aci è l'unica manifestazione impegnata che (...) è riuscita a passare indenne tutto l'arco di quello che oggi si definisce la Prima Repubblica». Non sarei cosi pessimista. Molte realtà associativo, veramente apartitiche e non confessionali, sono passate attraverso il fuoco senza bruciarsi. Tre le molte, c'è sicuramente il Centro «Pannunzio» che dal 1968, nel solco tracciato da Arrigo Olivetti, ha mantenuto lede alla sua totale indipendenza, senza fuggire nell'Arcadia letteraria. Pier Franco Quaglieni Direttore del Centro Pannunzio Torino Quei tagli alla sanità In merito all'articolo apparso su La Stampa dell'11 ottobre riguardo una presunta riduzione degli stanziamenti per la Difesa per l'anno prossimo, vorrei ricordare che la Finanziaria 1995 prevede una spesa di 27.(100 miliardi, con un aumento quindi di 500 miliardi rispetto ai 20.500 miliardi previsti dalla Finanziaria 1994. Anche quest'anno, quindi, le forbici sono state usate solo per pensioni e sanità. Fausto Angelini Lega Obiettori di Coscienza Torino L'isola di Eco e le frasi fatali Mi titilla la dichiarazione di Mario Andreose editor riportata ieri nell'articolo di Serri il cui occhiello avrebbe potuto essere L'Eco stroncata. Secondo Andreose io avrei detto del suo romanzo (romanzo di Andreose, quindi! che «dopo il primo capitolo una sola frase mi sarebbe fatale» solo mosso dal livore perché il mio nuovo romanzo (e interamente mio), uscito nella stessa settimana di quello di Eco (che firma il romanzo di Andreose, ma la sfrittura non cambia), sarebbe passato «quasi sotto silenzio». E' vero che Cazzi e canguri (pochissimi i canguri) sta passando ufficialmente del tutto sotto silenzio (gli e stata negata persino la pubblicità a pagamento, da Repubblica, che pòi ha fatto marcia indietro, alla Voce, alla vostra testata, e da ieri anche dal Conierc della Sera), ma non più o meno di ogni altra mia opera, che di certo ignora nel modo più assoluto ogni promozione critica pilotata dal produttore al consumatore tramite fruitori- pennivendoli speciali (quali Riòtta, Colombo, Di Stefano, Orengo, Colroneo, Citati ecc.) e disdegna ogni concertazione fra autore e amici critici o responsabili delle pagine culturali, fra editore e sue testate compiacenti. Il silenzio ufficiale dell'accademietta italiana attorno a ogni mio titolo è la grancassa di risonanza a cui tengo di più (una volta ho dichiarato che se Pampaloni, Bo, Citati, Cherchi o Fofi - uno a scelta - trovassero bello un mio libro, be', sarebbe per me venuta l'ora di smettere di scrivere). Resta il fatto, spiacevole per Andreose, che lui sa quanto 10 sia credibile e apersonale nei miei giudizi estetici e pertanto sa anche che sarei in grado di impazzire davanti all'opera di qualcuno che si crede mio nemico, se fosse il caso. Altra considerazione traumatica per Andreose: il romanzo bompianiano, che ha tirato in prima edizione mezzo milione di copie, ha goduto di migliaia di pagine di interviste e esclusive (?) in contemporanea su più giornali, di special televisivi teleguidati, dell'attenzione supplementare della Fiera del Libro di Francoforte e di tutto il leccaculismo possibile dei peones acculturati, è un brutto pacco dono comprensivo di tutti i cascami mangerecci del genere letterario, dal cotechino ai baciperugina e, malgrado non sia peggiore dei precedenti, nelle librerie sta battendo un modesto chiodino-ino-ino e già si trova in vendita nei supermercati con uno sconto del 20%, ovvio che Andreose deve sentirsi sul collo 11 fiato grosso della stessa disfatta cartacea toccata, giustamente, all'ultima Fallaci. Autopromozione per autopromozione (che io, al contrario di Eco, non solo ammetto, ma adoro fare), Cazzi e canguri (pochissimi i canguri), prima tiratura cinquantamila copie effettive, sta già per essere ristampato. A tutti i ruffiani e i sensati che mi odiano, una preghiera: continuate a tacere, grazie. Aldo Busi Mani Pulite e Forza Italia Con la consueta sicumera che contraddistingue la nuova (si fa per dire) classe politica ilaloforzuta, il ministro della Difesa, on. Cesare Previti, ha perentoriamente affermato (intervista a La Stampa, sabato 8 ottobre) che Tangentopoli sarebbe finita e che: «... la ruota gira ancora per inerzia, macina cose e persone, produce danni anche grossi e rilevanti. Qualcuno deve fermarla». Anche noi vogliamo fermare le indagini dei giudici? Anche a noi le inchieste in corso producono dei danni? No! In questo nuovo scontro tra governo e magistratura occorre manifestare pieno appoggio e solidarietà al pool di Mani pulite. I giudici di Milano (e non solo quelli...) non sono soli, con loro c'è la stragrande maggioranza degli italiani che continua a vedere nella loro opera il segno del riscatto dell'Italia onesta e laboriosa, per troppo tempo sbeffeggiata dagli «omini rampanti» di Tangentopoli. Aldo Novellini, Torino Nessuna restrizione della libertà In nome e per conto dei signori Lorenzo Filippin e Sebastiano Zagaria, con riferimento alla notizia dal titolo «Roma, 52 denunce - Sequestrati mille quadri falsh apparsa il giorno 16 ottobre 1994 sul vostro quotidiano, vi invito a pubblicare che Lorenzo Filippin, titolare della «Vallorgana» di via Statuto, e Sebastiano Zagaria, proprietario de «La Bottega d'Arte» di piazza Imperatore Tito, non sono stati destinatari in questi giorni di nessun provvedimento restrittivo della libertà personale. L'indagine presso la procura della Repubblica di Savona è tuttora in corso e, allo stato, non risulta acclarata alcuna falsità. L'accertamento di eventuali falsi è riservato al giudice del dibattimento, che lo effettuerà se e quando saranno raccolti elementi sufficienti a giustificare il rinvio a giudizio. avv. Daria Pesce, Milano
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