Per una scheda del telefono di P. S.

Lite con «Cuore» Lite con «Cuore» Per una scheda del telefono RIMINI DAL NOSTRO INVIATO Il primo ad arrivare nell'aula ancora vuota ha la barbetta come Lenin, gli occhialini tondi e lo stemma di Cuore sulla giacca. «Pier Maria Romani, piacere». Sarà un agente provocatore. Vincenzo Muccioli è lì da solo, al suo posto, aspettando gli avvocati. E allora lui si avvicina, con una scheda telefonica da cinquemila in mano: «Questa è per lei», gli dice. Muccioli non capisce, ma sorride e ringrazia. E lui: «Così può telefonare tranquillamente alla Moratti senza spie». Una risata. «Sono Romani di Cuore». Tutto chiaro. Muccioli: «Ah, ma questa è perché Serra vuol essere raccomandato per fare il capo della Rai». Romani: «No, è perché io voglio dirigere le previsioni del tempo». Muccioli prende la tessera, sembra finita lì. Ma l'avvocato Vittorio Virga è arrivato pure lui adesso, posa le cartelle sul banco e ha meno voglia di scherzare. «Attento, questo è un provocatore. Io la denuncio». Romani non ci fa troppo caso. Ora Muccioli gli restituisce la tessera. Virga: «Procuratore, questo disturba il processo, lo faccia sbattere fuori». Franco Battaglino, il pm: «Che cosa c'è?» Romani: «Ma perché ve la prendete? Il mio è un gesto amico». Virga non ci crede. Muccioli neppure. Comincia il processo, e Romani si distrae. Telefona alla Moratti, spedisce dei fax. E passa il controllo dei carabinieri. Protesta: «Voi ce l'avete con me. Lo scriverò. Perché perquisite solo me?». Poi, quando l'udienza finisce, ritorna alla carica: «Muccioli, perché non mi hai querelato?». Muccioli cerca di andarsene senza rispondergli. I giornalisti lo aspettano per chiedergli di Lorandi, di Maranzano, del processo. Romani è una pulce: «Perché?». «Non preoccuparti», fa Muccioli allontanandosi. Cuore: «Se non ci quereli sembra che le telefonate siano vere». Muccioli: «Ci penserò dopo il processo. C'è tempo». Romani: «Ma tu fallo, che ti conviene». Muccioli: «Oh, stai tranquillo! Non mi preoccupo di voi, ho cose più importanti adesso». Finita? Macché. Romani non demorde. Si siede e aspetta Virga: «Avvocato mi porta a mangiare con lei?». Sguardo di stupore. «Pago la metà». Virga: «Se la porto pago io». Romani: «Non la molesto, lo giuro». E Virga: «Stasera, va bene». Alla sera, Romani è puntuale. L'avvocato Virga ci ha ripensato. Ha fretta, non può. Si può capirlo. Romani insiste. Una tassa. Vabbé, due parole. Una chiacchierata sulla Moratti, volante. E un'altra domanda cattiva su Muccioli: «Senta avvocato, ma lei chi è che la paga?», «Perché?», «Perché Muccioli non ha reddito. Chi la paga?». Risposta: «Ma questa è una domanda volgare. E' come chiedere a una donna con chi fa l'amore». [p. s.]

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