«Mani pulite morbida col pds»

«Mani pulite morbida col pds» «Mani pulite morbida col pds» Lattami: inchiesta rallentata ad arte li IL GIALLO DELLE TANGENTI Lm ROMA m APPUNTO sull'indagine denominata «Fronte Rosso» è composto di 14 fogli intestati «Guardia di FinanzaNucleo regionale polizia tributaria Milano - 5° gruppo - 3a sezione» e porta la firma del maggiore Aldo Lattanzi, un ufficiale che si occupò del «caso» e che poi è finito in carcere nell'ambito dell'inchiesta sulle «mazzette» ai finanzieri. In esso si raccontano le manchevolezze e i ritardi commessi dai magistrati del «pool Mani Pulite» di Milano nell'inchiesta sui finanziamenti illegali del pci-pds. Ma quel documento finito nelle mani del ministro di Grazia e Giustizia Alfredo Biondi, diventato materia dell'ispezione ministeriale sull'operato del «pool milanese», è, soprattutto, un episodio di quel conflitto sotterraneo che in queste settimane sta divampando tra magistrati e corpi dello Stato. L'esempio di una grande guerra segreta. Si legge nell'appunto a pagina 11 : «L'indagine in questione ha subito una sensibile battuta d'arresto a causa di delicate situazioni venutesi a creare all'interno del pool di magistrati». Poi a pagina 12: «I sottufficiali impiegati nell'indagine non hanno più di fatto espletato investigazioni di sorta dal momento in cui è venuta a cessare la direzione della dott.ssa Parenti». Ed ancora, poco oltre, Lattanzi afferma: «Le indagini del filone di inchiesta relativo al cosiddetto "Fronte rosso" diretto dalla dott.ssa Parenti sono state contrassegnate da una serie di concause negative che ne hanno determinato l'aborto, rendendo tale filone avulso dal più ampio contesto dell'inchiesta Mani Pulite». Ed, infine, a pagina 13 l'appunto conclude: «E' opinione generale che l'inchiesta Mani Pulite abbia inciso sugli esponenti di quasi tutti i partiti della compagine parlamentare, arenandosi però su marginali situazioni che hanno lambito il partito comunista, mentre plurime sono le fonti che concordemente ritengono esser tale partito non estraneo al.sistema». Il documento di Lattanzi ripercorre, ovviamente, tutti i momenti salienti dell'inchiesta che riguardò le società Ecolibri e l'Eumit, racconta delle vicende di Primo Graganti. parla del «Kommerzialle Koordìnierung» (coordinamento commerciale) cioè di quell'organismo della Ddr che si occupava dei finanziamenti ai partiti comunisti occidentali. C'è, soprattutto, la storia di quella «rogatoria» con la Germania che avrebbe dovuto portare in Italia una serie di documentazioni su conti bancari e altro, e che non si è mai capito che fine abbia fatto. Si racconta che il 22 febbraio di quest'anno sono le stesse autorità tedesche a chiedere a quelle italiane (messaggio n° 10184/RDA) quali iniziative debbano assumere «non avendo più ricevuto notizie in margine alla chiesta rogatoria». Che il 23 marzo la questione viene posta ai magistrati del pool e che solo il 9 maggio D'Ambro¬ sio, procuratore aggiunto, informa la Guardia di Finanza che quelle indagini sono state assegnate al sostituto procuratore Paolo Ielo. E che quest'ultimo, il giorno dopo, «si riserva di precisare la data in cui sarà concretizzata la rogatoria». Insomma, Lattanzi fa capire che l'inchiesta sul «Fronte rosso» è mortificata una serie di ritardi, di disattenzioni che debbono essere fatte risalire ai magistratio inquirenti. Ma l'appunto deve essere considerato un documento oggetivo? O solo la «vendetta» di un ufficiale di Finanza finito nel mirino dei magistrati a nome dell'intero corpo? «C'è del vero lì dentro - ammetteva l'altro giorno Tiziana Parenti, il magistrato che abbandonò polemicamente il «Pool» e che ora è diventata deputata di Forza Italia e presidente della commissione antimafia -, su quel versante non si è voluto guardare fino in fondo. E, invece, il versante delle tangenti rosse doveva essere esplorato con attenzione, per poter dare un giudizio politico, oltreché giudiziario, su quel sistema che ha regolato la vita del nostro Paese tra gli Anni 70 e 80. Le ripercussioni di queste lacune nell'indagine possono essere devastanti: anche questo Parlamento rischia di essere delegittimato. Ci sono troppe cose non dette e tutto questo rischia di diventare una fonte di ricatto per tutti. Io non posso accettare che l'Italia diventi un Paese governato dal ricatto». Il «j'accuse» dell'ex-magistrato non finiva qui. L'altro giorno parlando nel corridoio dei passi perduti di Montecirio, la Parenti è arrivata a dire: «Dopo che me ne sono andata dalla procura ci sono state delle minaccce trasversali che hanno riguardato diverse persone. Se la sono presa anche con la mia segretaria. E quando cominciano a prendersela con i deboli io mi arrabbio!». E alla domanda su chi avesse fatto queste minacce, l'attuale presidente della commissione antimafia ha risposto con un filo di voce: «Gli altri». Così tra l'appunto di Lattanzi, le ammissioni della Parenti, emerge un quadro di quei corridoi del tribunale di Milano inedito. Si tratta di accuse vere? O, invece, anche queste hanno una spiegazione tutta politica? L'interrogativo lo dovrà sciogliere l'inviato del ministro Biondi. Rimane il fatto che solo la scorsa settimana, cioè quando le voci sull'appunto del maggiore Lattanzi sono cominciate a circolare, il sostituto procuratore Paolo Ielo ha annunciato che si recherà a fine mese in Germania per continuare le indagini sul «Fronte rosso». Augusto Minzolim Dal «Signor G» alle proteste di Tiziana Parenti ed ai conti tedeschi delle società «vicine» al pei Tiziana Parenti A sinistra: il pool di Mani pulite

Luoghi citati: Ddr, Germania, Italia, Milano, Roma