«Mia nipote? Peggio d'una prostituta» di F. Mil.
«Mia nipote? Peggio china prostituta» «Mia nipote? Peggio china prostituta» Lo zio di Anna accusa: «Ci ha coperti di vergogna» SERRE DAL NOSTRO INVIATO E' arrivata a casa nel cuore della notte e si è trattenuta giusto il tempo per riempire una valigia. Pochi minuti e poi Anna Di Matteo è partita di nuovo, lontano dal paese. Questa volta, però, se ne è andata con il marito, Domenico Catalano: una «fuga» indispensabile per la coppia che dopo quanto è accaduto ha bisogno di tranquillità per discutere del proprio futuro. Ida, invece, è tornata a Serre ieri notte. Ha deciso che affronterà il paese anche se, come dice il marito, Carmine Funicelli, «non ha ancora deciso nulla sul suo futuro». Prima di prendere il treno per Genova, Anna abitava in località San Lazzaro, a un tiro di schioppo da Serre, nel casolare della famiglia del marito. Ora, in quella grande casa con i muri imbiancati di recente, è rimasto solo lo zio di Domenico, Angelo Catalano, un omaccione che lavora la terra dall'alba al tramonto. «Anna? E' andata via, spero per sempre», taglia corto con voce rabbiosa. Non vuole più vederla? «Per me può anche impiccarsi. Piuttosto che lei, preferirei avere in casa una prostituta». Anna ha detto di essere fuggita perché la vita in paese la soffocava. «L'ho vista anch'io al telegiornale. Ha avuto il coraggio di farsi una bella risata e di dire che ha fatto una scappatella. Ma si rende conto? Una scappatella. Ha messo lo scuorno, sì, la vergogna addosso a tutta la famiglia, gente perbene che ha sempre vissuto onestamente del suo lavoro». Che vita faceva Anna a Serre? «Era trattata come una regina. Non le mancava niente. Voleva l'auto? Ecco l'auto. I soldi? Quanti ne voleva. Il marito, quel povero Cristo che non ho il coraggio di guardare in faccia, tanto è mortificato, le ha regalato perfino la tabaccheria: ha voluto intestarla a lei. Ma Anna era sempre lì, a criticare, a dire che nulla le andava bene...». Che cosa non andava? «Che ne so... non la interessava niente. Diceva che si sentiva stressata, che lavorava troppo. Scemenze! Stava tutto il giorno dietro il bancone del negozio. Avrei voluto vederla nei campi, a spezzarsi la schiena... Sapeva solo criticare e lamentarsi». Forse aveva le sue buone ragioni. «Per niente. Non doveva dar conto a nessuno, neanche al marito che non osava chiederle quanto guadagnava con la tabaccheria. La verità è che non gliene fregava di niente». [f. mil.]
Persone citate: Angelo Catalano, Anna Di Matteo, Carmine Funicelli, Domenico Catalano
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