Il Cancelliere alla guerra del fìsco di Emanuele Novazio

Si spacca anche la coalizione di governo, Waigel si oppone al taglio delle tasse Si spacca anche la coalizione di governo, Waigel si oppone al taglio delle tasse Il Cancelliere alla guerra del fìsco L'Spd: no all'«imposta della riunificazione» BONN DAL NÒSTRO CORRISPONDENTE Meno tasse per tutti o aliquote più alte per chi già paga di più? Sovrastasse distribuite equamente fra i contribuenti o riduzioni per i redditi inferiori? Aumenti mirati alle fasce più elevate o status quo, penalizzato tuttavia da forti aumenti sui tabacchi e la benzina? E poi: sgravi alle imprese subito, o soltanto dopo un robusto risanamento del bilancio dello Stato? La prima prova del nuovo governo Kohl, affidato a ristretti margini di maggioranza in Parlamento (10 seggi su un totale di 672) sarà forse la guerra delle tasse. Uno scontro che rischia di essere decisivo per il Cancelliere: per ottenere vittoria e onori in un campo considerato fra le principali priorità del suo governo, Kohl dovrà aggirare i veti socialdemocratici al Bundesrat, la Camera a base regionale dove l'Spd domina. Ma dovrà riordinare prima di tutto le sue truppe, convincerle a superare divergenze strategiche e politiche maturate molto prima della campagna elettorale. Tasse e assistenza, disavanzo di bilancio e tagli allo Stato sociale sono infatti scadenze chiave, nel cammino della nuova coalizione. I temi sui quali maggioranza e opposizione sono forse più lontani, ma anche quelli che hanno creato frizioni serie fra gli alleati di governo, inasprendo i dissidi fra CduCsu da una parte - le unioni cristiane guidate dal Cancelliere e dal ministro delle Finanze Theo Waigel - e i liberali dell'Fdp dall'altra, affidati al ministro degli Esteri Klaus Kinkel ma in profonda crisi: di leadership, di identità e di consensi (i suoi rappresentanti al Bundestag sono scesi da 79 a 47, la sua presenza nei governi regionali e comunali è quasi inesistente). Prima delle elezioni, aveva sollevato scalpore una proposta del ministro dell'Economia Rexrodt, liberale: per rilanciare i consumi le tasse vanno ridotte subito, e in modo consistente, nelle fasce intermedie. Anche a costo di mantenere alto il deficit di bilancio, anzi facendo in proposito una scelta netta: i tagli dovrebbero essere finanziati stabilizzando il deficit al due per cento del prodotto interno lordo entro il '98, invece di ridurlo allo 0,5 per cento. La «cifra liberata» - quella che consentirebbe i tagli, secondo Rexrodt - sarebbe di 50 miliardi di marchi. La reazione di Theo Waigel era stata secca: «Le tasse non diminuiranno senza entrate che compensino il minor gettito fiscale». Neanche a parlarne, dunque, finché il bilancio dello Stato non sarà adeguatamente risanato. I liberali, d'altro canto, premono da tempo per una riduzione delle tasse d'impresa, che vorrebbero consistente e soprattutto a scadenza ravvicinata, ma di nuovo raccolgono polemiche e rinvii. La riforma dovrà entrare in vigore al massimo nella seconda metà di questa legislatura, avverte l'Fdp; nessuna data può essere prevista, ribatte Waigel. E poi c'è l'Spd. L'imposta addizionale sul reddito del 7,5 per cento che entrerà in vigore il 10 gennaio prossimo per finanziare i costi della riunificazione una sovrattassa uguale per tutti - deve essere abolita, sostiene il partito di Scharping. Chi guadagna meglio dovrà pagare di più per riequilibrare i sacrifici fra i contribuenti: non più sovrattasse uguali per tutti, dunque, ma un aumento del 10 per cento per i cittadini più abbienti. La soglia, chiedono i socialdemocratici, deve essere un imponibile di 60 mila marchi l'anno per i single (che salgono a 120 mila marchi per chi ha famiglia). La replica di Waigel è, di nuovo, un rinvio: le riduzioni - graduali - arriveranno soltanto quando il deficit di bilancio sarà ridotto in misura sufficiente. Se ne riparlerà al Bundestag. Emanuele Novazio Nuove prove contro Gysi: «Lavorò per la Stasi» Kohl e la moglie Hannelore A destra Scharping