Ucciso il reporter che sapeva troppo di Cesare Martinetti

Aveva scoperto colossali traffici dell'Armata Rossa durante il ritiro dall'Ovest Aveva scoperto colossali traffici dell'Armata Rossa durante il ritiro dall'Ovest Ucciso il reporter che sapeva troppo Mosca, bomba al giornale: indagava sui generali MOSCA DAL NOSTRO CORRISPONDENTE Onore a Dima Kholodov, primo giornalista ucciso sul fronte dell'asfissiante intrigo di corruzione, mafia e sangue nel caotico pasticcio che si chiama Russia. Una bomba gli ha spappolato il cuore e la faccia ieri alle 13 nel suo ufficio di «Moskovskij Komsomoletz», il quotidiano più popolare, arrembante, sbracato, ma anche coraggioso della capitale. Kholodov stava facendo un'inchiesta sui furti dei generali di quel pezzo di ex armata rossa dislocato in Germania. Una telefonata semi-anonima lo ha invitato a ritirare una valigetta al deposito bagagli della stazione Kazanskij. Prometteva documenti sul ministro della Difesa Graciov. Dima è andato, ha preso la ventiquattr'ore, l'ha portata in redazione e l'ha aperta. Un'esplosione gli ha tolto la vita. Aveva 27 anni, capelli biondi e occhi chiari, una laurea in fisica. «Era arrivato al giornale ha detto il suo direttore Pavel Gusev - direttamente dalla strada». Per tre anni ha fatto il corrispondente di guerra in tutte le zone calde dell'ex Urss: Abkhazia, Ossezia, Cecenia: oggi uscirà sul giornale l'ultimo suo pezzo sul pentolone esplosivo di questa repubblica autonoma, enclave di pirati e di mafiosi Ma il filo che porta inequivocabilmente alle ragioni della sua morte parte dal lavoro di cronista dentro al groviglio corrotto di quello che si chiamava «Gruppo Ovest», quel pezzo di esercito russo di stanza in Germania, definitivamente richiamato in patria il 31 agosto scor¬ so. Un ritiro denso di loschi affari e condito di business miliardari nel commercio illegale di armi. Protagonisti - ha denunciato il giornalista - i generalissimi di quell'esercito, con in testa il capo Matvei Burlakov, premiato con la nomina a vice ministro della Difesa appena messo piede a Mosca. Il direttore di «Moskovskij Komsomoletz», Pavel Gusev non ha usato giri di parole, ieri, per denunciare i nemici di Kholodov: «E' un omicidio politico. Dima aveva toccato nel vivo gli uomini in uniforme corrotti fino al collo. Nessuno degli articoli che aveva pubblicato era stato smentito dal ministero della Difesa, nonostante contenessero fatti su dove e come finivano i beni dell'esercito russo e chi ci guadagnava. I fili porta- no al controspionaggio, a Burlakov e direttamente a Graciov, ricco di Mercedes ricevute dalla Germania. Portano agli uomini che stanno distruggendo lo Stato. Ma faremo i nomi...». Il 27 settembre (pezzo prima pagina, titolo: «E noi li sommergeremo di carri armati») Kholodov aveva raccontato l'affare dei 16 mila tank che dovevano tornare dalla Germania e che invece sono finiti in Turchia. Un trasferimento da 800 milioni di dollari dal quale la Russia non ha guadagnato nulla. Ha scritto il cronista: «Graciov ha fortemente voluto la nomina di Burlakov e molti ancora si chiedono perché dal momento che sembra essere il più grave errore compiuto dal presidente Eltsin nella nomina dei quadri di governo. Noi siamo venuti a conoscenza di un affare molto losco e tuttora segreto...». Quell'affare che il direttore Gusev ha promesso di raccontare presto ai suoi lettori e che Kholodov avrebbe dovuto anticipare nei prossimi giorni ai parlamentari della Duma che l'avevano convocato. Ha detto un collega: «Era pronto a testimoniare, aveva preparato tutti i documenti». Dmitri, «Dima», Kholodov aveva ricevuto molte minacce, recentemente. Scritte e orali. Ieri mattina la telefonata in redazione che gli ha teso la trappola mortale. S'è detto inizialmente che era anonima; il direttore ha invece precisato che non lo era affatto facendo capire che lui conosce il nome di chi ha ingannato Dima: un ufficiale del controspionaggio militare. Cesare Martinetti