Previdenza emendamenti caos di Flavia Amabile

Previdenza, Previdenza, caos La Lega: blocco solo agli statali Ciampi: risanamento incompiuto ROMA. Sulle pensioni la linea delle forze di governo è ormai «ognuno per sé e per i propri elettori». Senza più nascondersi, nelle sedi dei partiti è iniziata la corsa per la messa a punto degli emendamenti, da depositare entro domani alla commissione Bilancio della Camera. E' chiaro fin da ora che si tratterà di modifiche molto diverse tra loro, tanto da costringere il presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, a convocare in tutta fretta ieri mattina una conferenza stampa del sottosegretario Gianni Letta per precisare che non c'è «nessuna retromarcia» da parte dell'esecutivo sui «principi irrinunciabili» - vale a dire l'età pensionabile e la pensione di anzianità - mentre su tutto il resto la parola magica del governo è «confronto», perché, all'interno delle cifre indicate, «la manovra non è blindata». E per garantire che non c'è «un'offensiva» da parte del leader della Lega Nord né da parte del ministro del Lavoro, che hanno annunciato due giorni fa la presentazione di proprie correzioni: «Sia Bossi che Mastella - ha osservato il sottosegretario Letta - partecipano e contribuiscono alla discussione in corso in tutto il Paese sulla riforma del sistema previdenziale». E intanto dall'ex presidente del Consiglio Ciampi arrivano frecciate indirette al governo attuale. In un discorso a Potenza, ha detto che il risanamento «è solo stato avviato» e che occorre portarlo a compimento, rivendicando i meriti del «suo» governo: aver traghettato l'azienda Italia fuori dall'emergenza. Oggi tra emergenza e contrasti la discussione è in pieno svolgimento all'interno della stessa maggioranza. Il ministro Mastella va avanti nell'elaborazione di una proposta alternativa: prevede di fissare subito che il punto di contingenza, rinviato al 1996, venga pagato secondo l'inflazione reale e non quella programmata. La Lega, invece, è contraria alle misure sulle pensioni di anzianità e alla riduzione del coefficiente di redditività previsti nella Finanziaria, come ha annunciato due giorni fa Umberto Bossi. Le sue truppe Dall'alto: il mClemente Mae Umberto B istro ella ssi si sono riunite ieri sera per concordare una posizione unitaria sugli emendamenti. Il ministro del Bilancio, Pagliarini, sostiene che, in gran parte, si tratterà di misure già avanzate durante la preparazione della Finanziaria. Ma, indipendentemente dalle decisioni che il partito avrebbe preso in serata, già nel pomeriggio sono arrivati i primi emendamenti firmati da deputati della Lega. Antonio Magri ha chiesto l'esclusione dal blocco del pensionamento anticipato dei lavoratori dipendenti privati e l'abolizione delle agevolazioni normative previste per gli enti e le imprese per le quali siano stati avviati processi di ristrutturazione e risanamento. Tre deputati leghisti bresciani - Bonafini, Molgora e Arrighini - hanno chiesto una riduzione annua dell'1% della pensione, anziché del 3%, per coloro che vanno in pensione prima dei 65 anni, ma dopo aver versato i contributi per i 35 anni previsti. Chi invece non avrà i 35 anni di contributi si vedrebbe penalizzato con una riduzione del 5%. I tre leghisti hanno chiesto, inoltre, l'abolizione dell'indicizzazione programmata, il ripristino del precedente sistema e la modifica dell'articolo sull'abbassamento dell'aliquota di rendimento delle pensioni all'1,75%. Anche il presidente della commissione Lavoro, Marco Sartori, sempre della Lega, sta studiando un emendamento per stroncare le baby pensioni. Si tratterebbe di un'ulteriore penalizzazione da far valere anche per chi è già andato in pensione. Diversa la posizione di Alleanza nazionale che già la settimana scorsa aveva presentato una proposta di modifica per cancellare del tutto la retroattività del blocco dei pensionamenti anticipati. Si tratta, però, di una posizione ancora tutta da definire: ieri il vicepresidente della Camera, Ignazio La Russa, ha preso le distanze dall'emendamento firmato da Oreste Tofani, perché «non esprime l'opinione di tutti e non è stato concordato con il gruppo». Flavia Amabile Dall'alto: il ministro Clemente Mastella e Umberto Bossi

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