Giallo di Chieri, il mistero corre sul filo di Angelo Conti

Giallo di Chieri, il mistero corre sul filo Due ore prima di morire la vittima avrebbe chiamato l'assassino da una cabina pubblica Giallo di Chieri, il mistero corre sul filo In una telefonata la soluzione al delitto del fresatore ia vittima, due ore prima di morire, ha telefonato al suo assassino. Così i carabinieri del Nucleo Operativo hanno chiesto aiuto alla Sip, oggi Telecom Italia, per fare luce sull'omicidio di Cosimo Giangrande, il fresatore assassinato con tre colpi di fucile, nella campagne di Chieri, intorno alla mezzanotte di mercoledì. L'azienda sta cercando di risalire a tutte le telefonate partite dalle sei cabine pubbliche disseminate intorno a piazza Caduti della Libertà a Moncalieri, con particolare riferimento a quelle lungo il Po. Su alcuni di questi apparecchi è stato infatti installato un dispositivo di controllo traffico che registra i numeri in partenza: i militari dovranno individuare tutte le telefonate effettuate intorno alle ore 22 di mercoledì e verificare se qualcuno dei numeri chiamati non appartenga a qualche persona coinvolta nella vicenda. In questa ricerca c'è un particolare importante: Giangrande dovrebbe avere composto il numero del suo assassino subito dopo aver telefonato a Maria Antonietta Gigliot- ti, la sua ex convivente da cui ha avuto una bambina, a Pino Torinese. Non è comunque la sola pista battuta dagli uomini del capitano Iacobelh e del tenente Alverone che hanno intanto accertato qualche altro elemento importante. La vittima, una volta lasciato un gruppo di conoscenti in via lungo Po, avrebbe raggiunto la casa di un suo amico, sempre a Moncalieri, e lì si sarebbe brevemente intrattenuto. Subito dopo è stato visto in frazione Tetti Piatti, nei pressi della baracca dove viveva. Ma anche questa visita è stata probabilmente brevissima. Era già in compagnia del suo assassino? Probabilmente sì, ma non ci sono, al riguardo, riscontri precisi. Resta invece aperto l'interrogativo sull'arma. Due le ipotesi sul tappeto, al vaglio dei periti balistici. Che a sparare sia stato un fucile da caccia a due colpi, oppure un automatico. Non è un particolare da poco conto, perché cambia sostanzialmente la dinamica dell'omicidio. Porche i colpi che hanno rag¬ giunto Cosimo Giangrande sono stati tre, tutti mortali, c'è da analizzare il comportamento dell'assassino. Che, se imbracciava un fucile a due colpi, ha ricaricato l'arma per esplodere il terzo, mentre se stava usando un automatico, si è premurato di raccogliere i bossoli esplosi dall'arma. Su questo punto, forse sarà possibile saperne qualcosa di più attraverso un frammento del proiettile (il dischetto di cartone che separa la polvere dai pallini), trovato proprio accanto ai cadavere. L'eventuale ricarica dell'arma, per assestare l'ultimo colpo, sarebbe indizio di singolare ferocia. Continuano intanto le ricerche per stabilire a chi appartenga il fucile da caccia trovato, ancora nella guaina e inutilizzato da tempo, su un prato a sci chilometri di distanza dal luogo del delitto. L'arma è del '51 e la corrispondenza del numero di matricola va cercato manualmente. Ma quel fucile avrà una relazione con l'omicidio? Angelo Conti f Cosimo Giangrande

Persone citate: Cosimo Giangrande, Giangrande, Maria Antonietta Gigliot

Luoghi citati: Chieri, Moncalieri, Pino Torinese