la carica dei cinescrittori

Narratori, poeti, critici: si moltiplicano i film ispirati alla loro vita Narratori, poeti, critici: si moltiplicano i film ispirati alla loro vita h carica d aric.dei .dei cinescntton L O scrittore diventa eroe del cinema, il romanziere si fa romanzesco, l'autore si trasforma in personaggio: tra retorica, mitizzazione e pettegolezzo sessuale, si moltiplicano i film che promuovono protagonisti narratori, poeti, saggisti, critici, scelti naturalmente tra quelli dalla biografia drammatica, patetica, romantica. Il risultato non è sempre brillante. Anzi. Una alterazione, semplificazione e banalizzazione cinematografica risulta quasi fatale, e raccontare per immagini la creazione intellettuale, l'atto di scrivere, fare versi o pensare, è un'impresa quasi perdente: non basta che uno arrivi gongolante annunciando «O'Neill ha vinto il Nobel!», o che un altro batta a macchina, insoddisfatto appallottoli il foglio e lo getti irosamente nel cestino. Ma la cine-tendenza è internazionale. In Italia Marco Tullio Giordana gira un film sulla morte tragica di Pier Paolo Pasolini, con l'intenzione di chiarirne un mistero, di svelarne una verità; in Francia Robert Enrico realizza, con Bernard Giraudeau protagonista, un film sulla morte in volo di Antoine de Saint-Exupéry, l'autore de II piccolo principe, avvenuta cinquant'anni fa, il 31 luglio 1944, durante una missione ricognitiva dall'aereo militare pilotato dallo scrittore nel cielo tra Corsica e Francia. Amori dannati Nel mondo dei letterati il cinema trova storie d'amore impossibili e invivibili, dannate, segnate dal disastro. Sta per uscire Shadowlands, in cui il regista Richard Attenborough ripercorre, con Anthony Hopkins e Debra Winger protagonisti, l'incontro all'Università di Oxford, nel 1952, tra Clive Staples Lewis, poeta e critico letterario inglese, moralista e apologeta cristiano, scrittore di fan tascienza, narratore per bambi ni, e la scrittrice americana Joy Grisham: rapporto difficile tra un laconico intellettuale matti ro dalle abitudini quasi mona stiche, dalla vita popolata esclusivamente di presenze maschili, convivente con un collega amico, e una giovane intellettuale passionale, fervi da, sua entusiasta innamorata ammiratrice; amicizia contra stata che si muta in matrimo nio d'affetto soìidale quando lei s'ammala senza speranza d'un tumore alle ossa. E' da poco uscito Tom & Viv di Brian Gilbert, storia dell'amore e del matrimonio terribile di Thomas Stearns Eliot, il poeta americano meraviglioso di Terra desolata, e della sua prima moglie inglese Vivienne Haigh-Wood, impersonati da Willem Dafoe e Miranda Richardson: il film è tutto dalla parte di lei, descritta come fantasiosa, creativa, anticonformista, coautrice dell'opera di Eliot, vittima di crudeltà, oggetto di persecuzione maldicente dell'ambiente letterario (inclusa Virginia Woolf), fatta passare per pazza, fatta chiudere in manicomio sino alla morte dai parenti e dal marito poi risposatosi; mentre il poeta appare filisteo, baciapile nella conversione alla religione cattolica, socialmente arrivista, sentimentalmente algido e arido, ferocemente egocentrico. A volte gli eroi scrittori servono al cinema anche per tentar di ricostruire ambienti, costumi, modi di vivere, gruppi leggendari. Mrs. Parker and the Vicious Circle (La signora Parker e il Circolo Vizioso) di Alan Rudolph, presentato all'ultimo Festival di Cannes, interpretato da Jennifer Jason Leigh, non è soltanto la biografia di Dorothy Parker, scrittrice, saggista, cri- tico teatrale e giornalista per Vanity Fair e per The New Yorker, sceneggiatrice a Hollywood, ironista, progressista, alcolista, autrice intelligentissima e anticonvenzionale, incantevole e divertente, donna promiscua spesso infelice nei rapporti con gli uomini e sempre tentata dal suicidio: è anche l'occasione (perduta) di raccontare quel circolo di giovani intellettuali e artisti d'avanguardia che si riuniva negli Anni Venti all'Hotel Algonquin di New York. E' l'occasione di illustrare tutta l'animazione intellettuale degli Anni Venti a Londra, quel gusto letterario, quel codice di comportamento estetico e politico condensato nella cifra celebre di Bloomsbury, Carrington, prossimo film con Emma Thompson, diretto dall'autore teatrale e sceneggiatore inglese Christopher Hampton. Tremenda storia di amori: la ragazza Dora Carrington, capelli corti e frangetta, costumi liberi e indipendenti, ottimismo e passione per la cultura, un poco pittrice, s'innamorò irrimediabilmente di Lytton Strachey, il letterato e saggista autore di Eminenti vittoriani, omosessuale, e dedicò la propria vita al suo servizio; Strachey era innamorato dell'amico Ralph Partridge che era innamorato di Carrington e la sposò, mentre Strachey provava per lei una tenerezza quasi paterna; i rapporti della singolare trinità rendevano molto complessa la vita a The Mill House, la casa di campagna nel Berkshire dove tutt'e tre abitavano, e impensierivano l'amica Virginia Woolf; quando Lytton Strachey se ne andò per una grave malattia, il 21 gennaio 1932, Dora Carrington volle morire anche lei e si sparò, ma essendosi colpita male morì lentamente, tra grandi sofferenze. A volte il cinema ripropone adesso scrittori-star già visti sullo schermo: David Hare sta scrivendo per il regista Mike Nichols un nuovo film-biografia, centrato soprattutto sul processo famoso, di Oscar Wilde, interpretato nel 1960 da Peter Finch ne II garofano verde di Ken Hughes; Jean-Claude Druot recita il personaggio di Emile Zola, spesso comparso nei film, ne L'Affaire Dreyfus scritto da Jorge Semprùn per il regista Yves Boisset. Altri poeti-divi non s'erano quasi mai visti: l'amore furente e dolente di Paul Verlaine per Arthur Rimbaud è il soggetto di Totally Eclipsed di Agnieszka Holland, gli attori sono l'inglese David Thewlis e l'americano Leonardo Di Caprio, lo sceneggiatore è ancora Christopher Hampton. La nuova cine-tendenza non è soltanto occidentale. Se in Giappone l'anno scorso Akira Kurosawa aveva evocato in Madadayo - Il compleanno lo scrittore e maestro Uchida da lui molto ammirato nella giovinezza, quest'anno il regista Mayazumi ha dedicato una biografia al massimo scrittore giapponese del fantastico e del nero, Edogawa Ranpo, e il film ha avuto un percorso sorprendente. Una volta finito, Ranpo non è piaciuto alla società produttrice Shochiku, che ha deciso di girarne un'altra versione, affidandola a Kazuoyoshi Okuyama (che non è soltanto regista, ma anche figlio del proprietario della Shochiku e dirigente dell'azienda paterna), impiegando gli stessi attori e riutilizzando parti del film di Mayazumi. Poi ha fatto uscire simultaneamente i due Ranpo, per dimostrare che il film del produttore era migliore di quello del regista: gli spettatori hanno dato ragione al produttore, il secondo Ranpo è il grandissimo successo dell'anno in Giappone, a maggiore gloria dello scrittore protagonista. E' l'ora dei pittori Adesso gli scrittori non sono però gli unici artisti prediletti dal cinema. Conoscono un gran momento pure i pittori: e non sono più i soliti già visti in tanti film, Caravaggio e Van Gogh, Goya e Lautrec (benché Volker Schloendorff stia girando una nuova biografia di ToulouseLautrec interpretata da David Bennent, il nano protagonista de II tamburo di latta). S'è fatto un balzo storico, oltre l'800: Anthony Hopkins è stato scritturato da Ismail Merchant e James Ivory per interpretare Picasso in un film sull'amore tra il pittore e Frangoise Gilot, Anthony Quinn recita l'artista da vecchio in Surviving Picasso; Robert De Niro e Ed Harris si contendono la parte del pittore americano Jackson Pollock. Magari a spiegare il fenomeno non basta soltanto la moda delle biografie, forte da sempre e rafforzata dall'utilizzazione televisiva dei film. Magari nella vita degli scrittori il cinema cerca (nel caso peggiore) una sregolatezza legittimata dal valore riconosciuto e dalla celebrità; cerca il mezzo per tornare, nell'aura della leggenda culturale, su suoi temi prediletti, sesso e trasgressione sessuale, amore impossibile, carcere dell'alcol, miseria e nobiltà, autodistruzione; cerca eccessi esistenziali, personalità non banali, emozioni estreme, romanticismo nero, glorificati dalla statura artistica dei personaggi. 0 magari (nel caso migliore) il cinema insegue in loro qualcosa d'introvabile o quasi nel presente: la grandezza. Lietta Tornabuoni Una tendenza internazionale ma il risultato è spesso deludente T. S. Eliot e signora, Verlaine innamorato di Rimbaud: predilette biografie drammatiche, patetiche, romantiche oro vita n te he, e da per artisti Mggnhdndsaystdgzmnmtrtcsns Thomas Stearns Eliot con la seconda moglie. Sotto Picasso e a sinistra Anthony Quinn che lo interpreta per Ivory: il cinema guarda anche agli artisti A. Hopkins in «Shadowlands». In basso E Thompson e J. Jason Leigh

Luoghi citati: Cannes, Corsica, Francia, Giappone, Hollywood, Italia, Kazuoyoshi Okuyama, Londra, New York