In Italia è scoppiata la voglia di polizze e di editoria di Valeria Sacchi

In Italia è scoppiata la voglia di polizze e di editoria I NOMI E GLI AFFARI In Italia è scoppiata la voglia di polizze e di editoria Scoppia la voglia di editoria. Nel mondo lo scontro è fra giganti del calibro di Ted Turner, e Rupert Murdoch. Da noi va di moda il «piccolo e mio». Riemerge dalle nebbie Bruno Tassan Din, indimenticabile animatore della Rizzoli di Licio Gelli & Co., e si ripropone come editore e stampatore di libri d'arte e guide, in società con Gianfranco Monacelli. Che alla Rizzoli Usa ha lavorato per vent'anni, e quindi porta in dote conlatti e contratti. Su scala diversa, ben diversa esperienza, e una forte scolastica alle spalle, Sergio Giunti decide di sperimentare nuovi terreni, e compra la Giunti di Raffaele Crovi. Con una precisa ambizione: far rinascere Firenze come piccola capitale dell'editoria. Altra notizia, ovviamente non confermata, riguarda l'amministratore delegato della Fininvest Franco Tato. Un uomo che vola alto e solo nelle grandi dimensioni, e che ora ha un grattacapo in più: trovare in Mondadori un sostituto a Giovanni Cobolli Gigli, trasmigrato alla Rinascente. Si mormora che Tato, forse come evasione agli affanni quotidiani, starebbe pensando di entrare come azionista nella Sperling & Kupfer, oggi controllata e guidata da Stellina Valerio, vedova di Ciuffo Barbieri, e nella quale Mondadori ha il 49%. Radiocor, agenzia di stampa a indirizzo economico controllata dal gruppo di Carlo De Benedetti, sarebbe sul punto di passare al completo sotto l'ala del partner di minoranza, l'americana Tclerate. A meno che qualcun altro non si faccia avanti con una offerta migliore. Nostrani invece i pretendenti deU'«Indipendente». Tra i quali ci sono imprenditori toscani vicini a Gianfranco Fini. L'editore, Andrea Zanussi, vi ha già impegnato 10 miliardi, non se la sente di arrischiare di più. Scoppia la voglia di assicurazioni. Dopo l'affare Allianz-Lloyd Adriatico, due gruppi francesi puntano a crescere in Italia. L'Axa, guidata da Claude Bébéar, che sta trattando con il commissario Roberto Pontremoli l'acquisto di Maa, compagnia già dell'immobiliarista Renato Della Valle, oggi in pegno alla Popolare di Novara. Su Previdente punta Carlo De Denedetti invece Uap, secondo gruppo assicurativo del mondo dopo Allianz, già forte in Italia con Abeille. Il quale, nonostante utili in calo per via delle perdite della controllala Banque Worms, ha programmi di espansione. A cedere Previdente è Fondiariafortemente bisognosa di soldi liquidi, poiché deve dare 500 miliardi ai francesi di GroupamaPerciò, Luigi Amato Molinariappena sbarcato a Firenze da Trieste, ha fretta. L'altra compagnia del gruppo, la Milano guidata da Giorgio Introvigne, per il momento non è sul mercato: prima, deve essere risistemata. Secondo altre fonti, pure Axa aspirerebbe a Previdente. Chi vincerà? Attraverso Lazard, Uap vanta buoni rapporti con Enrico Cuc¬ cia e Eugenio Coppola di Cannano, santi protettori di Fondiaria. Ma anche Bébéar ha in mano qualche carta. Non ultimo il fatto che, da cinque anni, le Generali hanno congelato, in Axa-Midi, un investimento superiore ai mille miliardi. Che vedrebbero di buon occhio «scongelato». Sempre nel settore assicurativo, continua l'attacco della sinistra, sindacale e pidiessina, al nuovo consiglio di amministrazione Ina, scelto da Lamberto Dini. Soffia sul fuoco il presidente uscente, Lorenzo Pallesi, che è rimasto male. Eppure, per un'Ina avviata al privato, e con parecchie cose da risistemare all'interno, cosa di meglio di due consiglieri del calibro intemazionale di Patrick Peugeot (possibile mini- Lorenzo stro finanzia Pallesi rio di un governo Delors) e Michael Acton Butt, altro fuoriclasse del settore assicurativo? Soprattutto oggi che Allianz, Uap, Axa e chissà quanti altri colossi stranieri stanno calando massicciamente in Italia. E a proposito di colossi, un'altra battaglia si profila all'orizzonte tra banche e assicurazioni, per la definizione dei rispettivi confini d'azione. In ballo c'è la torta dei fondi pensione, un boccone da migliaia di miliardi. Sul quale toccherà al presidente dell'Abi, Tancredi Bianchi e a quello di Ania, Antonio Longo, trovare un'inte¬ sa. La Regione Sicilia salva, con un po' di quattrini in extremis, i conti del Banco di Sicilia e di Sicilcassa, il Banco di Napoli spa è sotto osservazione da parte del Tesoro e della Fondazione guidata da Gustavo Minervini. Problemi. Forse a causa della crisi economica, non reggono più quei bilanci un po' maquillati che Giancarlo Pagliarini, quando era ancora libero professionista, soleva definire «OMSS», che significa: «Ostia, me sun sbaià». Traduzione: «Ostia, mi sono sbagliato». Tutto il mondo è paese. Mentre in Italia le procure indagano sui telequiz, negli Stati Uniti furoreggia «Quiz show», regia di Robert Redford. Il film narra di una truffa realmente accaduta ad una trasmissione a premi, negli Anni 50. Quegli stessi anni in cui, In Italia, furoreggiava Mike Bongiorno con «Lascia o raddoppia?». Valeria Sacchi Mike Bongiorno Carlo De Denedetti Lorenzo Pallesi ! Antonio Longo Tancredi Bianchi Mike Bongiorno