Vanità in passerella Sfila la 2° Repubblica
r lilllll IL PALAZZO Vanità in passerella Sfila la 2a Repubblica perché Marina no? Perché cancellarla dalla ribalta purificatoria di Tangentopoli? In nome di che cosa, per quale mai ragione di utilità o miracolo di decenza si poteva immaginare Marina Ripa di Meana indifferente, placata, restia o refrattaria davanti al rito che segna il passaggio tra il prima e il poi di questa Repubblica? E infatti ha scritto a Di Pietro, spedendogli anche una paginetta del suo prossimo libro con imbarazzanti ammissioni di Martelli sui conti esteri. Amico Claudio, ha spiegato, ma ancora più amica la verità. Toccherà alla giustizia valutare la fondatezza di tale delazione a sfondo civico. Così come, su un altro piano, basta il buon gusto a suggerire qualche riserva sull'opportunità di tirare calcioni a chi - ieri a Craxi, raffigurato come un orco che divora mozzarelle - è in disgrazia. E tuttavia se la sortita giudiziaria di Marina ha una plausibile sponda pubblicitaria; se questo suo amore per la Verità s'accompagna al più mercantile narcisismo e segnala un sintomatico cortocircuito tra serio e futile, beh, allora bisogna pur dire che la vita pubblica è stata fin troppo rigida con lei. O almeno: è del tutto logico - e paradossalmente perfino doveroso - che la Ripa di Meana abbia cercato di riconquistare il suo spazio vitale. Il terreno del potere, d'altra parte, appare fin troppo concimato di egocentrismi auto-promozionali. Il deputato Buontempo, com'è noto, balla facendo il saluto romano; gli onorevoli Meluzzi e Bertotti si baciano davanti ai fotografi per «rivendicare» non si è capito bene che cosa; il portavoce del governo Tajani e i ministri Guidi e D'Onofrio, quest'ultimo con un debole per le foto in costume, cantano in un coro di solidarietà messo su da un socialdemocratico passato ai Ccd; il presidente Berlusconi recita poesie alla radio e dà conto periodicamente di: peso forma, ore di sonno, vodka indigesta, invecchiamento da stress, potenza polmonare esibita nello spegnere le candeline della torta della zia... Per cui senz'altro la politica ha abbandonato luoghi e codici tradizionali. Meno scontate, però, sono le indispensabili durezze che ciò comporta, e ancora di più i dissennati assalti al buon senso che il nuovo ordine impone a chi vuole entrare o restare in programma. Così, tra politici nudi, in mutande, tennisti, velisti, sassofonisti, modelli su Esquire e modelle su Marie Claire, sindaci karaoke, portavoce macchiette e sosia a go go, va da sé che questo iper-protagonismo frivolo si rivela in realtà tosto, crudele e selettivo. Ed ecco che proprio Marina, profetessa della mondanità consumistica, ha finito per trovarsi in ritardo e, forse anche per ragioni familiari, dalla parte sbagliata (progressisti). Invano, di fronte a quel po' po' di concorrenza, ha bruciato pellicce, occupato l'ambasciata spagnola contro le corride e quella norvegese a favore delle balene. Terribilmente, con l'ambientalismo che non tirava più, si è travestita da foca nella fontana secca di piazza di Spagna. Con più sagacia ha debuttato nella piccola pelletteria, aperto una chat line e, dopo gli incidenti giudiziario-cinematografici, sta scrivendo la sceneggiatura di un film con Donatella Di Rosa. Di Lady Golpe, che dalla denuncia è passata al night, e oltre, Marina sembra percorrere il cammino inverso: dal night alla denuncia. A Tangentopoli arriva nel momento giusto: Portofino, contesse, maggiordomi. Che s'ha da fare per campare. Per durare e fronteggiare i tanti, troppi emuli della Seconda. Filippo Ceccarell elli j
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