UNA CORONA NELLA BUFERA di Fabio Galvano

Dalla biografia «autorizzata» dell'erede al trono l'ultimo scandalo a corte UNACORONA NELLA BUFERA LA biografia di Carlo, che uscirà il mese prossimo sulla falsariga del documentario televisivo fatto dallo stesso Dimbleby e che viene definita «autorizzata ma non controllata», è la risposta ai mille pettegolezzi che da due anni circondano la coppia più discussa d'Inghilterra. I primi estratti sono stati ieri anticipati dal Sunday Times e hanno provocato le attese polemiche. Già il sondaggio volante di un altro domenicale, il Sunday Express, rivela che secondo il cinquantuno per cento dei lettori Carlo ha sbagliato, che certe cose avrebbe dovuto tenerle per sé. Mai, da quando Andrew Morton pubblicò due anni fa il suo libro su Diana, la vita dei Galles e i segreti dei Windsor sono stati raccontati con tanti particolari; neppure due settimane fa, nel libro-rivelazione su Diana e Hewitt. Eccone alcuni dei passaggi più significativi. L'ULTIMATUM. Forse Filippo agiva per amore e per sollecitudine. Ma più che il consiglio di un padre, quell'invito parve a Carlo un ultimatum. «Carlo - scrive Dimbleby - non ebbe dubbi che suo padre gli lasciava due sole opzioni onorevoli: sposarsi, facendo felici famiglia e Paese, o troncare immediatamente la relazione». Subito. Un ritardo, disse in un trasparente riferimento alle vacanze che Carlo e Diana stavano trascorrendo insieme, «avrebbe danneggiato profondamente la reputazione di Diana, già in pericolo di essere compromessa dalla sua presenza a Balmoral». IL PADRE SEVERO. Furono in molti a cercare di dissuadere Carlo, ad ammonirlo del «grave errore». L'amico Nicholas Soames, ora ministro. «Siete incompatibili», disse; ma Carlo non gli diede retta, sebbene egli stesso avesse espresso un identico commento al sorprendente annuncio di matrimonio della sorella Anna con il capitano Mark Phillips. «Un grave errore, ma non mi avrebbe ascoltato», avrebbe detto in seguito Lady Fermoy, nonna di Diana. Carlo subiva troppo la forte personalità del padre, una «figura dominante» che fin da piccolo lo aveva «ridicolizzato e umiliato anche in pubblico», forse considerandolo «un imbranato», preferendogli esplicitamente la sorella Anna, più vivace, spigliata e birichina. Carlo ricorda gli orribili anni della severa scuola di Gordonstoun, che gli fu imposta dal padre. «Odio andare a letto, perché mi picchiano tutta la notte», scrisse, mai ascoltato più di tanto: «Qui è un inferno». Filippo rispondeva freddamente: «Sii forte», lo incoraggiava. ELISABETTA ASSENTE. E la madre, Elisabetta, brillò per la sua assenza: emerge dal libro come «una figura distante», con cui Carlo aveva «soltanto contatti superficiali». Una famiglia, insomma, così fredda che «in pratica gli impediva di rivolgersi per aiuto»: «Il baratro emotivo fra il principe e i suoi genitori era difficile da valicare. Le comunicazioni erano normalmente limitate allo scambio di convenevoli e agli affari dell'azienda di famiglia». Baci e abbracci pochi, anche quando Carlo era un bimbetto timido in quel mondo che lo travolgeva. E, più tardi, il dialogo era troncato dalla mancanza d'interessi comuni. «Gli idoli di Carlo sono Leonardo e Mozart, che lo incantano e lo lasciano senza parole; ma a tavola, a casa, non si parlava che di cavalli». L'OBBLIGO. Carlo riteneva, a quel punto, che fosse suo dovere sposare Diana. Anche perché non molto tempo prima una sua proposta di matrimonio era stata respinta da Amanda Knatchbull, nipotina di Lord Mountbatten, saggiamente preoccupata dalla prospettiva di dover diventare un giorno regina: «Si riteneva in dovere verso se stesso e verso il grande pubblico», spiega Dimbleby, ricordando le pressioni sull'e- rede affinché garantisse una stirpe alla corona. Ma lo fece anche perché suo padre non gli aveva lasciato altre vie d'uscita: Filippo «era già intervenuto in passato per fargli interrompere una relazione che avreb¬ be potuto provocare uno scandalo; e a un'altra ragazza aveva intimato di "scomparire nell'interesse del principe"». Diana, in fondo, non gli dispiaceva: «Mi ritengo fortunato che qualcuno speciale come lei mi ami così». scrisse a un amico: «Sto già scoprendo quanto sia gradevole avere qualcuno vicino». Ma non era sufficiente. IL DISASTRO. «La cosa più straordinaria - la sintesi è severa - è che il matrimonio sia durato tanto». Le cose anda¬ rono subito male, persino prima delle fastose nozze. Gelosissima, Diana interrogava persino il personale di palazzo per sapere se Carlo la tradisse: sapeva di Camilla e della loro passata relazione, ma le spiegazioni non le ba¬ stavano mai. L'esistenza riflessiva del principe, poi, non le andava a genio; non a lei, ragazza giovane e spigliata, amante delle discoteche e dei «salotti dorati» della Londra inutile. Tante le colpe della principessa, tante le sue insofferenze; anche se Dimbleby non risparmia le critiche a Carlo: «Egoista, in grado di alienare Diana con la sua mancanza di affetto e la fuga dall'intimità; ma anche petulante, con una tendenza all'autocommiserazione, al moralismo bigotto e all'egocentrismo». Lei si sentiva «intrappolata, annoiata, sola, bulimica»; e non tardò a mostrare quello che il principe Carlo definisce «l'altro lato». IL SUICIDIO. L'«altro lato» erano i cambiamenti improv- " visi d'umore, fin dalla luna di miele, con scenate violente e con gli apparenti tentativi di suicidio che per la prima volta il principe conferma. Una volta, a Sandringham, Diana si gettò dalle scale. E secondo amici comuni, riferisce Dimbleby, «Carlo si comportò con indifferenza». Un'altra volta, in preda a una crisi depressiva, si lanciò in auto nelle campagne, inseguita dalle guardie del corpo che per evitare lo scandalo non osarono fare intervenire la polizia stradale. Un'altra volta ancora si scagliò contro un mobile bar, prese lo scorzalimoni colpendosi il polso «fino a farlo sanguinare»; ma «nulla che non fosse risolto con un cerotto». «Grazie al cielo i tagli erano sempre meno gravi di quanto potesse apparire». IL VICOLO CIECO. La gelosia di Diana, nella ricostruzione della love story mai nata, fa la parte del leone. Non solo quella per Camilla, un «cancro ossessivo» che secondo Carlo non ebbe motivo d'essere fino a quando il matrimonio bene o male resse, cioè fino al 1986. Ma anche quella per le persone che Diana lo capì benissimo - interessavano più di lei al marito. Costrinse così Carlo ad abbandonare molti vecchi amici, che ancora oggi si domandano che cosa mai abbiano fatto per meritarlo; anche - di fronte a un aut-aut - a disfarsi del fedele labrador Harvey. Nessuna sorpresa se nel 1982 Carlo la mise in cura da uno psichiatra. Invano. «Era come essere intrappolato in un vicolo cieco», scrisse il principe. Nel 1986 il matrimonio si stava disintegrando «nelle circostante più dolorose». E per la prima volta la famiglia, così assente in passato, intervenne: «Dopo la pubblicazione del libro di Morton si discusse per la prima volta una separazione. Filippo scrisse aàtìvrittura una Vvmga lettera a Carlo, una volta tanto piena d'affetto, lodandolo per la sua "forza d'animo da santo"». IL FANTASMA. E' quello di Edoardo Vili, sempre presente nella vita di palazzo. Carlo è cresciuto nell'incubo di un altro scandalo, esecrato tanto dall'anziana regina madre (costretta da quell'abdicazione a diventare regina al fianco di Giorgio VI) quanto dallo zio Lord Mountbatten, cioè dalle due uniche persone con cui Carlo abbia avuto un rapporto affettuoso e di comprensione. E il principe, rivela Dimbleby, è «frustrato dal fatto che il suo senso del dovere e le sue premure per la monarchia siano stati minati dal suo fallimento matrimoniale e dall'ossessione dei media per la sua vita personale». Sono questi i dispiaceri di Carlo, i dolori del principe che - come nessuno prima di lui - si apre allo scrutinio del pubblico. E se danno c'è stato, forse il silenzio sarebbe stato peggio. Fabio Galvano Il principe Carlo: la sua proposta di matrimonio ad Amanda Knatchbull, nipotina dell'amatissimo Lord Mountbatten venne respinta Il principe Carlo: la sua proposta di matrimonio ad Amanda Knatchbull, nipotina dell'amatissimo Lord Mountbatten venne respinta

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