Il Gigante Helmut batte anche Adenauer di Emanuele Novazio

2. Nel 76 l'alleato-nemico Strauss lo definì «totalmente incapace». Da allora solo vittorie Il Gigante Helmut batte anche Adenauer Sedici anni di potere, solo Bismarck governò più a lungo BONN DAL NOSTRO CORRISPONDENTE Meglio di Kunrad Adenauer, meglio del «padre della patria» che ridiede orgoglio alla Germania sfinita dalla tragedia del nazismo e della guerra. Con la vittoria di ieri, Helmut Kohl batto ogni record di permanenza alla Cancelleria: quattro mandati, 16 anni complessivi (contro i 14 di Adenuaer), un trionfo che fa dimenticare la sconfitta al primo tentativo, nel '76, quando a vincere fu il socialdemocratico Schmidt. Soltanto Otto von Bismarck - che per 19 anni ò stato Cancelliere del Reich - ha fatto meglio di lui, quanto a durata almeno. Helmut Kohl o «il gigante nero», com'è noto per via della sua mole (130 chili presunti, la verità è oggetto di supposizioni e scommesse, a Bonn) e per il colore di riferimento della Cdu, che in Germania non ha la stessa simbologia cromatica italiana ma indica il centro conservatore e cristiano: quando tutto cominciò, per lui, nessuno credeva che ce l'avrebbe fatta. Quando disse per la prima volta in pubblico - appena eletto deputato a Magonza nel '59, a 29 anni - che sarebbe diventato Cancelliere, raccolse soltanto ironie e sorrisi. Ventitré anni dopo, e digerita la sconfitta contro Schmidt, il provinciale burbero e ruvido sceso a Bonn dalle colline del Palatinato è entrato davvero alla Cancelleria e un po' alla volta si è impossessato del partito. Oggi, eliminati tutti gli avversari interni, la Cdu «è» Helmut Kohl, un uomo a suo agio con i «piccoli tedeschi» - serbatorio principale del suo elettorato - e con i «grandi della Terra» che lo chiamano per nome e 10 abbracciano a ogni incontro. 11 suo segreto, la sua longevità politica, è probabilmente in questa sottile capacità mimetica, nell'innata abilità a mutar registro con naturalezza, con candore quasi: una virtù politica ma anche umana che ha reso la sua mole familiare in tutto il mondo. Questi 12 anni alla guida del governo, certo, non sono stati sempre facili per lui. Spesso la sua stella sembrava vicina a tramontare, le crisi che hanno rischiato di travolgerlo sono state numerose. Fra le sue sconfitte più severe il mondo politico tedesco ricorda quella elettorale del '76, soprattutto perché aggravata dal giudizio velenoso con cui l'alleato Franz Joseph Strauss - il leader della «sorella» bavarese Csu - accompagnò la sua candidatura («è totalmente incapace, gli mancano le caratteristiche politiche e morali»). E poi nel 1983: quando uno scandalo sulle presunta omosessualità di un generale minacciò di travolgere il suo governo in carica da appena un anno, dopo il cambio di maggioranza per l'uscita dei liberali dalla coalizione con l'Spd di Schmidt. E ancora tre anni dopo: ncll'86 Kohl è stato a un passo dalle dimissioni, dopo uno scandalo su presunte donazioni illecite al suo partito. Anche dopo la galoppata vincente della riunificazione - che alle prime elezioni pantedesche, quattro anni fa, gli garantì il trionfo - la popolarità e il prestigio politico di Helmut Kohl hanno talvolta vacillato. L'anno scorso per esempio, al momento di scegliere il candidato per la Presidenza federale, il Cancelliere impegnò il suo prestigio in difesa di Steffen Heitmann: un politico sconosciuto dell'Est tedesco, che incappò in alcuni infortuni clamorosi a proposito di donne e di stranieri, fino a doversi ritirare. In ogni occasione tuttavia, anche quando sembrava prossimo a cadere vittima di congiure interne al suo partito, Kohl è riuscito a eliminare avversari interni ed esterni. Adesso, con sedici anni di governo e l'indelebile attributo di «Cancelliere dell'unificazione», Kohl può pensare anche alla storia. Senza perdere di vista, beninteso, la politica. Ricca, anche in Germania, di interrogativi e trabocchetti. Emanuele Novazio

Luoghi citati: Bonn, Germania