diana il libro delle beffe

Così Bloomsbury, l'Adelphi inglese, si è coperta di ridicolo Così Bloomsbury, l'Adelphi inglese, si è coperta di ridicolo Diana, il libro delle beffe / retroscena di un fallimento editoriale JLONDRA A guarda un po' che parabola deliziosa doveva offrirci di rimbalzo l'avventura editoriale di Princess in love, il libro di Anna Pasternak e James Hewitt che ha gettato l'ultima palata di fango sulla corona britannica. C'è da non crederci ad apprenderne i retroscena: una casa editrice di buon nome che perde la faccia, un ufficiale che perde l'onore, il nome di Pasternak che perde la dignità, e gli squali dei media che invece ci guadagnano un'aureola di virtù. Roba da pazzi. E' come se un certo establishment londinese si fosse divertito a offrirci uno spettacolo di satira, solo in modo del tutto casuale e involontario. Tutti ormai sanno che Anna Pasternak è la pronipote di Boris e James Hewitt l'ufficiale che insegnò a cavalcare ai principini William e Henry, Ma non molti in Italia sanno, invece, che la Bloomsbury, nei cui tipi è uscito Princess in love, è un piccolo gioiello dell'editoria britannica, una casa editrice medio-piccola e molto raffinata, che ha dato voce alla nuova prosa inglese di questi ultimi anni, ma anche a scrittori affermati. Non c'è un vero e proprio equivalente della Bloomsbury in Italia, ma con un po' di fantasia si potrebbe immaginare un cocktail con tre quarti di Theoria e un quarto di Adelphi. Che una casa editrice di questo tenore abbia pubblicato un libro di cui mezza Inghilterra si vergogna è una delle migliori barzellette della stagione. E, se ci si vuole divertire, si può immaginare l'incontro, il 19 luglio scorso, tra il direttore editoriale David Reynolds, l'intraprendente Anna Pasternak e il suo agente Patrick Walsh. Un'ora prima il telefono di Reynolds aveva squillato: l'agente di Anna Pasternak insisteva perché, prima dell'inizio del loro incontro, il direttore editoriale si impegnasse per iscrit to a mantenere il silenzio sulla proposta che stava per ricevere, pratica decisamente insolita. E così l'idea di un libro sugli amplessi della bella Diana e il lattiginoso James è approdata, dopo l'aristocratico rifiuto di Random House, Sinclair Stevenson e Harper Collins, alla Bloomsbury, che nei primi mesi del '94 aveva già accumulato una perdita di 500 mila sterline. Ecco una soluzione per far quadrare i conti, deve aver pensato Reynolds, in barba alle prevedibili proteste degli autori della casa. E qui inizia la vera commedia. La Bloomsbury vuole il libro in otto settimane. Anna Pasternak, che fa la giornalista al Daily Express, dà le dimissioni e si rifugia a scrivere nel cottage di famiglia a Medmenham nel Buckinghamshire. Poco dopo David Reynolds e sua moglie Penny Phillips, anche lei editor, annunciano ai colleghi della Bloomsbury che vanno in vacanza, e si precipitano invece in un pub a 15 chilometri dalla casa della Pasternak, dove lavorano alacremente alla limatura del testo che intanto è stato ultimato. Vengono allertate le tipografie di Edimburgo che è in arrivo un libro con precedenza assoluta. Si stampano 75 mila copie in sole 48 ore. Intanto, i librai sono stati avvertiti che riceveran¬ no una consegna speciale. E ora le beffe. Beffa numero uno: il libro prima va bene e poi va subito male. Beffa numero due: Anna Pasternak si sarebbe accontentata di un anticipo relativamente modesto (circa 700 milioni da dividere con Hewitt), in cambio di una grossa porzione dei profitti, che ora, però, non sembrano più tanto ricchi. Beffa numero tre: il ringraziamento della Pasternak al «sensibile» editing di Reynolds, che compare in calce al libro più mal scritto della stagione, fa sbellicare dal ridere la critica, che consiglia al direttore della Bloomsbury di citare la sua autrice per diffamazione. Beffa numero quattro: si inceppa il meccanismo di serializzazione del romanzo, per cui Princess in love a differenza di tutti gli altri grandi libri scandalistici sulla Royal Family - non viene preceduto dall'anticipazione di uno o più capitoli su un quotidiano di grande tiratura (pubblicità essenziale). Questo perché in un attacco di snobismo la Bloomsbury, invece di offrirne i diritti a un giornale popolare come il Sun, si è rivolta al Sunday Telegrafi e al Sunday Times. Ciò nonostante, ci si chiede: perché un editore-squalo come Rupert Murdoch del Sunday Times avrebbe rifiutato di affondare i denti in un bocconcino tanto saporito? Perché il libro di Anna Pasternak, a quanto dicono, è peggio che orrendo. Perché è ridicolo e perché nasce da una tale infamia che persino il pubblico inglese pare che stavolta ne sia stomacato. E anche perché a differenza di Diana, her true story di Andrew Motion, che rivelò per la prima volta il vero volto del matrimonio dei Principi di Galles, non dice niente di così sorprendente. A meno che non si sia così tonti da stupirsi che una donna giovane, bella e sola, vada a letto con chi le capita a tiro. Livia Manera Lady Diana

Luoghi citati: Edimburgo, Galles, Inghilterra, Italia