Mano nella mano sulla Piazza Rossa

Mano nella mano sulla Piazza Rossa Mano nella mano sulla Piazza Rossa Con Veronica a San Basilio, poi la messa a San Luigi IL PREMIER TURISTA SMOSCA ILVIO Berlusconi attraversa la Piazza Rossa quasi a passo di carica, mano nella mano con Veronica. Attorno a lui il codazzo dei giornalisti. Non degna d'uno sguardo il mausoleo di Lenin, ormai deserto della guardia d'onore, protetto da un solo poliziotto infreddolito, messo lì soltanto per evitare che ci si avvicini troppo. Qualcuno, magnamente gli chiede se ha intenzione di dare un'occhiata. «Me lo lascio per la prossima volta», risponde il premier italiano con un sorriso smagliante come il solito. «Ma la prossima volta magari non ci sarà più. Metti caso che Eltsin lo faccia chiudere definitivamente», insiste il provocatore alla caccia dell'ennesima esternazione. Che giunge puntuale: «Non mi dispererò di certo per questo». Così, in pratica, si conclude la visita moscovita del presidente del consiglio, dopo una mattinata quasi tutta «privata», prima di salire sulla sontuosa «Zil» messagli a disposizione da Boris Eltsin e correre all'aeroporto, verso le turbolenze di un'Italia ingrata. La cena ufficiale al Cremlino, la sera prima, aveva coronato una giornata tutta politica e tutta positiva, sul lato russo, se non fosse stato per le notizie dello sciopero generale, sul lato italiano. Ieri sveglia di buon'ora per presenziare, in ambasciata, alla presentazione di un libro sui caduti italiani in Russia e per regalare ai giornalisti assediami le attese valutazioni sullo stato dell'Italia che aveva rifiutato di elargire nella conferenza stampa della sera precedente. Poi, di corsa da monsignor Bernardo Antonini, che officia per lui la messa nella chiesa cattolica di San Luigi dei Francesi. Il vicolo sta proprio dietro il sempre lugubre palazzo della Lubianka, con¬ tornato da buche e scavi e palazzi che vengono rimessi a nuovo e trasformati in uffici a tempo di record. Anche un'occhiata a questo fervore di ristrutturazioni può dare un'idea di quello che succede in quel di Mosca. Quando esce si sofferma qualche minuto a parlare ancora della sua simpatia per Boris Eltsin, dell'impressione forte che ha ricavato dalle ore passate con lui, della sua «prontezza di riflessi», del suo «piglio», di «uno che sa prendere decisioni». «Guardi - mi dice - che alla sua domanda di ieri sera (sul "feeling" che, con tutta evidenza, lega i due leader, ndr) ho risposto con tutta sincerità. C'è in quell'uomo una grande carica positiva che ispira fiducia. Poi io sono fatto così: se trovo corrispondenza mi apro e ricambio. Con Eltsin è avvenuto proprio questo. E sono intenzionato a fare sul serio con que¬ sta Russia. Seguirò direttamente l'esecuzione degli impegni che abbiamo assunto». L'assedio dei colleghi riprende. Vogliono precisazioni sulle battute ascoltate in ambasciata a proposito della «piovra» e dell'immagine dell'Italia all'estero. Le avranno dal finestrino della «Zil». Dalla Malaja Lubianka alla Piazza Rossa sono cinque minuti. Sarebbe bello dare un'occhiata ai grandi magazzini Gum, ormai trasformati in un lussureggiante «mail» all'americana, rigurgitante di prodotti ui lusso occidentali, con le commesse che ancora tolgono e rimettono i prezzi in rubli, corretti alla speraindio in questi giorni di tumulto cambistico, chi verso l'alto, chi verso il basso, nella confusione più completa. Ma Silvio e Veronica preferiscono una sosta nella piccolissima basilica di Kazan, ricostruita sul bordo della piazza a tempo di record dai nuovi reggitori capitalistici della Russia e regalata in dono munifico alla Chiesa ortodossa. Una volta tanto i consumi vengono sacrificati allo spirito. L'ultima tappa è dentro San Basilio irto di cupole. La visita, guidata, nell'interno catacombale, produce viva impressione sul presidente del Consiglio, che si guadagna i complimenti della guida. «Vedo che i fiori della volta sono tutti diversi gli uni dagli altri», nota Berlusconi. E l'accompagnatrice va in brodo di giuggiole: «Vedo che lei nota tutti i particolari». Silvio l'abbraccia e la bacia: «Per la passione che lei infonde al suo lavoro». Non c'è altro tempo. L'aereo aspetta sulla pista. Dal '700 russo occorre balzare in un attimo alla fine del '900 italiano, alla seconda Repubblica che aspetta. Giuliette Chiesa

Persone citate: Berlusconi, Bernardo Antonini, Boris Eltsin, Eltsin, Giuliette Chiesa, Lenin

Luoghi citati: Italia, Mosca, Russia, San Basilio, San Luigi