FILARMONICA, AVVIO DI STAGIONE di Leonardo Osella

FILARMONICA, AVVIO DI STAGIONE FILARMONICA, AVVIO DI STAGIONE 7717, dirige Gyòryvanyi Ruth Shipway in concerto con la Rai il 20 ANCHE per l'Orchestra Filarmonica di Torino è il momento di riprendere l'attività concertistica. Quest'anno gli appuntamenti, come già avviene per la Rai, sono doppi, il lunedì e il martedì alle 21 in Conservatorio. L'avvio di stagione è stato affidato, il 17 e 18 ottobre, a Gyòrgy Gyòryvanyi Rath (foto), il direttore ungherese che forse più di tutti ha frequentato il giovane e ben lanciato complesso torinese. Si comincia nel benaugurante segno di Mozart con l'Ouverture da «Il flauto magico». Seguirà una delle più belle pagine violinistiche, il «Concerto n. 3 in si minore op. 61» di Saint Saéns, appassionato e cantabile, ricco di lirismo, di cui è davvero mdimenticabile il trasognato «Andantino quasi allegretto». Solista sarà Francesco Manara. Per concludere la serata è stata scelta la «Sinfonia in do maggiore "La grande"» di Schubert, nella quale colore e slanci espressivi sono una finestra già aperta al Romanticismo (e ben se ne accorse Robert Schumann in una entusiastica e famosa recensione). Per il cartellone della Rai si registra (giovedì 20 e venerdì 21 alle 20,30, sabato 22 alle 16,30) un appuntamento con Frank Shipway, al quale tocca lo stimolante compito di lanciare l'orchestra ricostruita ex novo dai «pezzi» delle tre precedenti. Il primo brano in programma, con l'intervento solistico di Elisabeth Leonskaja, sarà il «Concerto n. 2 in sol maggiore op. 44 per pianoforte» di Ciaikovskij: opera dagli effetti virtuosistici mirabolanti, ma negletta dai direttori musicali, giacché risulta soccombente rispetto alla categorica e inconfondibile fisionomia del confratello «Concerto n. 1». E infine, ecco la «Sinfonia n. 10 in mi minore op. 93» di Shostakovic, fatta conoscere per la prima volta sotto la direzione di Evgenij Mravinskij. L'opera fu composta nei mesi successivi alla scomparsa di Stalin, la cui figura tirannica riecheggia nella brutalità del breve impressionante «Allegro». Anche qui il musicista dà prova di saper utilizzare i vari timbri dell'orchestra a piacimento, con una predilezione tutta mahleriana per gli accostamenti di strumenti solisti. Leonardo Osella

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