Una disordinata raccolta di racconti

Una disordinata raccolta di racconti Una disordinata raccolta di racconti vasto respiro narrativo all'aneddoto, alla breve considerazione, fin quasi al puro saggio di costume, di cui personaggi e fatti sono esemplificazione del narratore, quasi confidenze fatte al lettore nel tentativo di riprodurre ancora una volta l'originaria oralità del genere novellistico. L'ordinamento che Alvaro diede alle due raccolte di racconti era in funzione di un progetto di migliore diffusione, più semplice, più cattivante nella varietà degli argomenti e dello stesso stile, della propria attività di scrittore di novelle: riprodurlo senza gli assolutamente necessari chiarimenti di Corrado Alvaro cronologia e di stesura mi sembra un torto alla migliore conoscenza, e a una rinnovata lettura, oggi, in una situazione letteraria tanto mutata, del novellatore calabrese. Quel tanto di esotismo, che derivò ad Alvaro dall'attività di giornalista e che è testimoniato anche da prose di viaggio, è presente in modo abbastanza ampio nei tre romanzi brevi de II mare, sia nelle figure di donne straniere, sia in ambientazioni francesi e tur¬ che; ma si ripropone anche in molti racconti, e il confronto fra la più vasta distensione narrativa e la più concentrata misura novellistica sarebbe senza dubbio interessante, anche nella considerazione del carattere, invece prevalente nella nostra narrativa, delle storie di casa. Non c'è altro da fare, allora, che andarsi a leggere i racconti di Alvaro per quello che ciascuno è per sé, senza volerne sapere di più e più a fondo voler penetrare nelle ragioni e nei modi dell'arte dello scrittore. Che è sottile e sapiente descrittore di anime femminili, colte in momenti di disagio, di pena, di umiliazione, come in Niente di male, Cinema, Cinquanta lire, Bianche, Due occhi di donna, oppure nel sorgere delle inquietudini dei sensi, nei brividi del desiderio, nell'abbozzarsi fugace di un'avventura consapevolmente cercata pur sapendo fin dall'inizio che non potrà essere altro che una delusione, come in Un profumo sottile, in Bella presenza, Quel giorno, La vita è ricordo, La sposa, La moglie di Giovannino; e anche i tre romanzi brevi de II mare vivono per questa abile creazione di atmosfere un poco sognanti ed enigmatiche. Il segreto di Alvaro è il taglio perfetto del racconto, essenziale sia che risulti costruito sul ricordo della prima guerra mondiale o del secondo dopoguerra (ecco l'ambiguità penosa della cronologia che deriva dalla disorganizzazione del libro) oppure imposti la rappresentazione realistica di miseria, dolore, morti familiari, sconfitte morali e materiali. Con il più esatto calcolo della misura, Alvaro coglie la situazione per cenni rapidi e compendiosi, fissa in un atteggiamento o in un gesto il personaggio, determina con precisione il tempo e il luogo in cui il racconto si svolge. Nei momenti più alti, nascono racconti come Delfina, Cesarino è grande, La finestra sul canale, La cavalla nera, Il ragazzo solitario, che sono, con altri di Alvaro (e ricordo qui il capolavoro assoluto, non contenuto in questo volume, Cote dorme), fra i più belli della nostra tradizione novellistica. E anche il romanzo breve Solitudine, che è in realtà un racconto un poco più ampio, ma condotto con lo stesso modo di rapida confidenza e di essenziale fedeltà all'aneddoto, conserva una straordinaria limpidità e fascinosità di sentimenti e sensazioni appena disegnate sullo sfondo della memoria. Giorgio Barberi Squarotti

Persone citate: Corrado Alvaro, Cote, Delfina, Giorgio Barberi Squarotti