Leggere è pericoloso?

Leggere è pericoloso? Leggere è pericoloso? «TI FRANCOFORTE \\ ELLA cattedrale francofortese «della lettura, forzosamente 1 orientanta all'ottimismo dell'in±-±J telligenza, si è abbattuta la provocazione di Christoph Hein, scrittore scomodo prima e dopo la riunificazione tedesca, invitato all'inaugurazione della 46a Buchmesse. «Malgrado le cifre sciorinate dalla Fiera per stupirci, la razza del lettore continua a estinguersi - dice Hein -. Tutti noi fatichiamo a trovare nella schiera dei nostri conoscenti qualcuno che legga ancora come si faceva neli'800, cioè dalla prima all'ultima pagina». Non solo il pubblico ha rinunciato a leggere, sedotto da altri media, ma anche i lettori professionali, i critici, sono diventati paladini della lettura trasversale o del libricino esile, per risparmiare in tempo e diottrie. E che dire delle élites dirigenti, dedite a settimane lavorative di 60, 70 ore, che non hanno più tempo per prendere un libro in mano? Dietro la scomparsa di questo dialogo silenzioso con la carta stampata, c'è però secondo Hein una ragione più profonda: «La lettura marca l'individuo, lo inizializza, per usare un termine informatico, gli regala un'identità». La società moderna, invece, predilige l'individuo senza identità: «Lo vuole pronto a cambiarla in ogni istante, per essere più disponibile, ubbidiente, remissivo». Su che cosa la società senza libri si aspetti da un individuo la dice lunga la storia che Hein racconta. Nel '47 le autorità americane liberarono dai campi di prigionia il generale Engel, fedele collaboratore di Hitler, mentre tennero rinchiuso von Gersdorf che quattro anni prima aveva cercato di lanciare una bomba contro il Fuehrer. Ma come? Non regalate la libertà a chi ha cercato di combattere il tiranno? «Il generale Engel ha ubbidito per tutta la vita agli ordini superiori - dissero burocraticamente gli alleati -. Ora tornerà alla vita civile e non rappresenterà alcun pericolo per noi. Von Gersdorf invece ha ubbidito alla propria coscienza, ha dimostrato che in taluni casi può non seguire gli ordini, dunque è lui il vero pericolo». Quarantaquattro anni dopo, quando il Muro è crollato, due ex militanti per i diritti civili nella ex Ddr sono stati licenziati dall'azienda privatizzata e occidentalizzata, ricorda Hein. Spiegazione: in passato, ai tempi del comunismo, avevano privilegiato gli interessi sociali rispetto a quelli dell'azienda. Anche in questo caso avevano lavorato più per la coscienza che per i bilanci. I vecchi dirigenti, rottami della nomenklatura, invece, furono considerati utili e nessuno pensò di licenziarli. Hein, lo scomodo Hein, spiega così all'annoiato popolo della Buchmesse perché la letteratura perde sempre più adepti: «il mestiere di scrivere e leggere è un pericoloso attentato al trionfo del conformismo». Aggiunge un aneddoto. Quando la madre di Heinrich Heine, poeta dell'Ottocento morto povero e in esilio, voleva che suo figlio ebreo diventasse un buon tedesco, gli consigliò di dedicarsi alla giurisprudenza. Oltre a proibirgli il teatro, le seducenti attricette, gli chiuse a chiave la biblioteca letteraria di famiglia. Come una previdente Sancho Panza sapeva che i libri erano i peggiori nemici del conformismo. Ma oggi in America si studiano scientificamente a tavolino i romanzi di successo, si firmano contratti in base a una scaletta, a una decina di pagine. Perché se i libri devono essere venduti l'importante è capire il gusto delle masse, non provocarlo. [b. v.] EDITORIALE GIORGIO MONDADORI

Luoghi citati: America, Ddr, Francoforte