SU E GIÙ' DEI CITATI

SU E GIÙ' DEI CITATI I SU E GIÙ' DEI CITATI I Una modesta proposta di Frutterò e Lucentini: annotiamo chi è esaltato e chi è dimenticato dai mass-media ON tutti i raffinati sondaggi e le estrapolazioni statistiche che sono ormai possibili su qualsiasi comportamento umano varrebbe forse la pena che un sociologo, uno storico, o a un livello di minor pedanteria un buon cronista letterario, cominciasse a studiare come stiano girando le citazioni. Prendere per sei mesi tutte le riviste, i supplementi, gl'inserti, le interviste, i programmi radio e tv dedicati alla cultura, inserirli in un computer e controllare quante volte ricorrano oggi certi nomi, confrontandoli poi con omogenei «campioni» tratti dagli anni passati. Mille Marx, ottocento Gramsci, per 3 Tocqueville, 1 Schopenhauer, ai bei tempi di Togliatti. E così via via le vette di Lenin e Mao (il libretto), il boom di Marcuse, la scomparsa di Croce, la rarità di Popper, il crescendo di Pasternak, di Solgenitzin, la resistenza di Celine, l'ascesa e caduta di B. Brecht, la riapparizione di De Maistre, di Mircea Eliade... varrebciologdi minnista studia ptegosbavzionlogirest Le vette diLenùi e Mao (il libretto rosso), il boom di Marcuse, la scomparsa di Croce, la rarità dì Popper, il crescendo dì Pasternak, di Solgenitzin, la resistenza di Celine, l'ascesa e caduta diB. Brecht la riapparizione di De Maistre, di Mircea Eliade... Sono cose che naturalmente si sanno, ma a orecchio, per impressioni personali, senza riscontri inoppugnabili, senza quella solida, pragmatica base di dati cara alla scuola degli Annales e ai suoi nipoti e pronipoti anche italiani E' vero che le mere cifre non bastano per capire cosa succede o è successo, ma è un fatto che il brillante elzeviro, l'intelligente congettura, la geniale interpretazione ci dicono oramai sempre meno. Quanto più crescono le chiacchiere intorno alla cultura, tanto più ci premerebbe disporre del punto di vista della lavandaia, coi suoi aridi conticini. Certo, i risultati andrebbero poi classificati secondo varie categorie, dalle accademiche alle sbavanti, dalle sobrie alle esibizionistiche. C'è la citazione filologica («Lo stesso Manzoni, del resto, nella sua lettera del 22 aprile al Rosmini...»); la citazione stiracchiata («Al contrario della monaca di Monza, Berlusconi, sulla questione delle piste ciclabili, non risponde»); la ci¬ tazione confusionale («La Rai, per parafrasare il caro, vecchio Don Ferrante, non è insomma che una povera untorella»); la citazione superflua («Mentre Lazio e Juventus, come i capponi di Renzo...»). Ma le sottoclassi più significative sarebbero altre. La citazione «di scambio», in cui lo scrittore Angelo Permalotti risponde così a un'intervistatrice: «Che cosa leggo oltre ai poemi patagonici e alle riviste di cucina? Bè, l'unico libro che non ho buttato nella spazzatura in questi ultimi mesi è il romanzo di Giovanna Tranvia». Ciò produce dopo quindici giorni la seguente replica dell'intervistata Tranvia: «Gli autori che più hanno avuto influenza sulla mia formazione? Mah, Dante, direi, Pascal e Dostojevski. E tra i moderni, Tozzi, Ungaretti e Permalotti». C'è la scappellata casual, la più utile alla fama e al prestigio di un autore: «Nel dramma delle

Luoghi citati: Lazio, Monza