I protestanti «Deponiamo le armi» di F. Gal.
Pace in Ulster Pace in Ulster I protestanti «Deponiamo le armi» LONDRA DAL NOSTRO CORRISPONDENTE L'Irlanda del Nord ha vissuto dopo 25 anni la sua prima giornata di pace totale. La decisione delle armate protestanti di abbandonare ogni forma di violenza, come sei settimane fa aveva già fatto l'Ira, apre una concreta speranza nelle province devastate dall'odio. Ora si affaccia la prospettiva di rapidi passi verso il primo dialogo fra tutte le forze in campo: prima di Natale, si suggerisce a Londra, sebbene dal congresso del partito conservatore a Bournemouth il primo ministro John Major abbia ancora una volta invitato alla cautela. Ma le scene di Belfast, con cattolici e protestanti per la prima volta insieme nelle strade senza timore di agguati e di attentati, la dicono lunga sugli umori che dominano oggi nell'Ulster. Le armi dei lealisti protestanti, che sotto l'etichetta del Comando Militare Unificato comprendono Ulster Volunteer Force, Ulster Defence Association e Red Hand Commando, tacciono dalla mezzanotte di giovedì. Poche ore prima Gusty Spence, uno dei militanti, già condannato per una serie di attentati, aveva letto nel corso di un'affollata conferenza stampa lo storico comunicato: «Cesseremo universalmente dalla mezzanotte tutte le ostilità». Una sola condizione, che anche i repubblicani dell'Ira mantengano la loro parola: «L'unica responsabilità di un ritorno alla guerra è nelle loro mani». Ma i repubblicani non attendevano altro; e anche se formalmente manca ancora all'appello la compagine marxista dell'Inla, un gruppuscolo estremista che si era scisso dall'Ira nel 1972, è un'Irlanda del Nord finalmente nella morsa della pace e non più della guerra quella che si è svegliata ieri mattina. Dopo avere ucciso 900 persone negli ultimi 25 anni, ed essere state negli ultimi tre anni ben più letali degli uomini dell'Ira, le armate protestanti hanno segnalato di voler credere nelle promesse del nemico. Dopo l'annuncio dei repubblicani, il 31 agosto, gli estremisti protestanti non avevano interrotto la loro azione, pur riducendola di giorno in giorno. Alla fine la loro posizione era insostenibile. E lunedì scorso, quando un gruppo di esponenti politici e religiosi protestanti ha chiesto di poter consultare i terroriosti detenuti nel carcere del Maze, è apparso chiaro che la decisione di deporre le armi era ormai prossima. Ci sono state scene di giubilo nella Shankill Road, roccaforte dei lealisti. E sono comparsi - come già era avvenuto per l'Ira - murales di un altro tipo: immagini sì di uomini armati, ma con le parole d'odio e di morte sostituite da una dichiarazione di fede: «Ancora invitti». L'importante, forse, è questo: che la guerra d'Irlanda sia davvero finita senza vincitori né vinti, e che quindi nessuno pretenda di porre condizioni. [f. gal.]
Persone citate: John Major, Maze, Red Hand Commando, Spence
Luoghi citati: Belfast, Irlanda, Irlanda Del Nord, Londra, Ulster
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