I VIOLENTI NON SI RASSEGNANO di Igor Man

Famiglia in ostaggio, 23 ore di paura I VIOLENTI NON SI RASSEGNANO Ti URPE, il vento della violenza saccheggia il Medio Oriente. E non a caso (forse) proprio nel giorno in cui tre protagonisti della sua storia tormentosa ricevono il Premio Nobel della pace: Arafat, Peres, Rabin. Un tris d'assi. Poteva essere un poker sol che si fossero ricordati di Abu Mazen, l'infaticabile controparte di Peres a Oslo. Ma al posto di Mazen, l'odio incalcolabile di questa «malattia dell'anima» che l'integralismo islamico, ha scelto un intellettuale, uno scrittore autentico nella sua piccola grandezza: il vecchio Naghib Mahfouz, Premio Nobel per la letteratura. Pugnalandolo selvaggiamente. Al collo, come un capretto. Dal quartier generale dell'Olp rispondono al telefono con inedita malagrazia. Ira, sgomento, frustrazione possiedono i palestinesi: da Arafat all'ultimo miserabile di Gaza. Il blitz israeliano è finito in tragedia: l'innocente soldatino rapito da un commando di Hamas è morto. Aveva dunque ragione Arafat a dire che Nachshon Wachsman non era a Gaza. La polizia palestinese, tuttavia, l'aveva cercato ostinatamente là dove Israele pretendeva che fosse il rifugio dei rapitori. E così la polizia dell'Olp ha arrestato 200 islamisti «sospetti» ricavandone solo la condanna a morte di Arafat «per alto tradimento». Di più: Rabin ha sospeso («con l'approvazione del segretario di Stato americano») il negoziato di pace. E' un tragico pasticcio che ricorda il rapimento e l'assassinio, nel dicembre del 1992, di Nissim Toledano, un agente della Igor Man CONTINUA A PAG. 4 PRIMA COLONNA

Luoghi citati: Gaza, Israele, Medio Oriente, Oslo