Italia d'autunno di Lietta Tornabuoni
Italia d'autunno Italia d'autunno TALIA d'autunno. Come succedeva durante la guerra e il dopoguerra, ora spesso manca la luce, per qualche disfunzione o logoramento degli impianti o cattiva manutenzione, e senza televisione capita di restare nel buio a pensare cose poco belle. Riassumiamo? Un giorno sì e l'altro pure al presidente del Consiglio tocca smentire di trovarsi raggiunto da un avviso di garanzia o persino arrestato. Uno sciopero generale come molti altri, anzi più di altri limitato e smussato, diventa, nei discorsi governativi o nei media, non tanto un diritto elementare di chi lo proclama e lo fa, un'espressione normale d'opposizione e d'autodifesa, una legittima manifestazione di lavoratori, quanto una battaglia campale: col ministro dell'Interno che assicura il mantenimento dell'ordine pubblico, l'esclusione cautelare di poliziotti in abito simulato, pluriavvisi televisivi, garanzie personalmente fornite dai leader sindacali al Presidente della Repubblica, ammonimenti e deplorazioni e vaticinii del peggio rivolti agli organizzatori, previsioni sulla partita aperta («non credo che sarà generale»), con un'aria da finimondo. Intanto ben più di mille tra poliziotti, agenti carcerari, guardie forestali, sfilano in corteo per le vie di Roma con cartelli e striscioni, manifestando per il loro contratto di lavoro come hanno fatto da sempre gli operai o gli insegnanti: ignorati da molti, deplorati da nessuno. Italia d'autunno. Elite: Marina Ripa di Meana si offre per fax al giudice Di Pietro come testimone contro uno dei suoi migliori conoscenti d'un tempo, Claudio Martelli, amico dell'amico e testimone di nozze Bettino Craxi. Grandi numeri: sono ormai cinquecento, tra guardie, sottufficiali, ufficiali di Finanza e loro vittime/complici, gli incriminati con l'imputazione di estorsione o corruzione, per i soldi corsi in pagamento del permesso illegale d'evadere le tasse o di pagarne meno; sono quattrocento i militari e civili della Marina accusati di truffe per miliardi ai danni dell'amministrazione, dello Stato, dei cittadini. Italia d'autunno. Il nuovo L_ direttore del giornale radio, raccontano, l'altro giorno ha stabilito una raccolta di opinioni sul conflitto BorrelliBerlusconi, «tutte di Forza Italia», ha precisato in riunione ai redattori sconcertati, usi al ventaglio d'opinioni tipico della Rai: finché, dopo obiezioni e discussioni, la decisione finale è stata: «Tutte opinioni di Forza Italia, più una d'altri». Con la nuova direzione, raccontano, al Tg2 non si vedrà più come conduttrice serale Lorenza Foschini: dai servizi giornalistici forse passerà alla rete televisiva per guidare un programma dal titolo pertinente, «Misteri». La nuova direttrice del Tg3, raccontano, ha debuttato proponendosi per il video, per stare a fianco del giornalista conduttore del telegiornale marcandolo stretto in una «doppia conduzione»: sinora non è andata, ma chissà. Parole «E' un dramma linguistico di indubbio rilievo, vissuto non proprio consapevolmente dal popolo italiano, la divaricazione tra le parole e le cose durante il regime fascista. Incisivo nella forma, il "discorso" fascista è povero di sostanza, ma è anche quel vuoto formalismo che contribuisce ad alimentare le fortune del fascismo, il consenso di base e di vertice». In «Parola di Duce», dedicato in spirito d'attualità ai suoi figli, Enzo Golino analizza sui documenti l'oratoria e la politica linguistica mussoliniane, il rapporto d'epoca tra il dire e il fare, il linguaggio fascinoso per le masse, la manipolazione della lingua come arma della lotta politica. Cita pure Mario Isnenghi: «Il regime parla e fa parlare continuamente di se stesso. E' in gran parte una creazione di parole; ma di parole divenute fatti, o che si dichiarano fatti». Lietta Tornabuoni
Persone citate: Bettino Craxi, Claudio Martelli, Di Pietro, Duce, Enzo Golino, Lorenza Foschini, Marina Ripa, Mario Isnenghi
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