Manzù firma del Novecento
Da oggi un'esposizione di bronzi e disegni alla Galleria Berman Da oggi un'esposizione di bronzi e disegni alla Galleria Berman Manzù, firma del Novecento Fra cardinali e profili delicati Asta benefica progettata a Torino A cento artisti piace il casco Bronzi e disegni di un maestro. Alla Galleria «Berman 2» si inaugura oggi, alle ore 17,30, una mostra dello scultore Giacomo Manzù (via Arcivescovado 9/18, sino al 5 novembre). Provenienti da una collezione privata, queste opere sono l'indiscussa testimonianza di una ricerca espressiva fra le più importanti e suggestive del Novecento, di una visione della realtà che l'artista ha tradotto in profili delicatissimi, in ieratici Cardinali, in ritratti dal fascino antico e misterioso. Nato a Bergamo nel 1908, Manzù partecipò tra il 1938 e il 1940 al movimento milanese di «Corrente», insieme a Birolli, Sassu, Treccani e Cherchi, mentre all'inizio degli Anni Quaranta insegnò all'Accademia Albertina di Belle Arti di Torino. Titolare della cattedra di scultura all'Accademia di Brera, lavorò alla Porta della Morte per la Basilica di San Pietro. Del resto - ha scritto Giulio Carlo Argan - l'arte di Manzù «ha sempre avuto una stretta connessione con la morte». Un'arte, la sua, che a tre anni dalla scomparsa si offre al pubblico torinese come documento di un'epoca, di un'esperienza che ha attraversato le avanguardie di questo secolo con la forza di e Al centro un tipico «cardinaleA sinistra «Mileto» (una matie a destra il bronzo «Busto di giappone un dettato purissimo e sostenuto da una sorprendente capacità compositiva, da una manualità che gli ha permesso di raggiungere risultati di prestigio. Invitato alla Biennale di Venezia, al Guggenheim Museum di New York, al Museo Puskin di Mosca, realizzò nel 1977 il «Monumento al partigiano» per la città di Bergamo. Fra le sue sculture si ricordano inoltre «La porta dell'Amore» per il Duomo di Salisburgo, il «Ritratto di Inge» e Giovanni XXIII. Una vicenda, quindi, che in questa occasione si identifica con la disinvolta grafia dei disegni (da «Mileto» a «Il pittore e la modella»), con l'elegante modellato di «Busto di giapponese» e l'essenziale raffigurazione del bronzo «Cardinale»: «La figura del principe della Chiesa - suggerisce in catalogo Nicola Micieli - serrato nei paramenti liturgici, monolitico nella sua staticità di solido piramidale...» si erge assoluta e ascetica nello spazio. E in tale angolazione, si misura una dimensione creativa che ha avvertito gli aspetti della cultura lombarda di Medardo Rosso, la frontalità delle forme di Tino di Camaino, sino alla sintesi di Brancusi, in un percorso dalle limpide cadenze poetiche. [a. mi.] Al centro un tipico «cardinale» A sinistra «Mileto» (una matita) e a destra il bronzo «Busto di giapponese» Domani alle 18 asta benefica alla grande, nel senso che si svolge da Sotheby's sede di Milano, Palazzo Broggi. Asta marchiata Torino, al termine di un lungo giro di esposizioni europee. Asta di un unico oggetto sottoposto a centotrenta varianti firmate da altrettanti artisti contemporanei e all'insegna di «Art is life». Protagonista il casco, quell'oggetto di uso obbligatorio per chi va in moto e che già di per sé ha il fascino di una scultura. L'idea viene al dentista torinese Vezio Tomasinelli, medico, appassionato di motocicletta e d'arte, un anno fa. Con la sponsorizzazione della Toro Assicurazione e della Tnt-Traco distribuisce i caschi a pittori e scultori che ben conosce, apprezza e le cui opere colleziona. Dice loro: «Fatene l'uso che ritenete migliore, trasformate questo oggetto in un'opera firmata». Sembra una scommessa un po' mattocchia e destinata all'insuccesso. Lui però ci crede, insiste, trova credito e collaborazione. Ha promesso: «Farò fare il giro d'Europa ai vostri lavori». Poco alla volta Casco interpret o da Tadini gli artisti rispondono da mezzo mondo. Alla fine i caschi d'autore sono 130. Qualche nome? Da Accardi a Baruchello, da Dorazio a Levine, Mainolfi, Mendini, Paladino, Nespolo, Pomodoro, Tadini. Ancora, a caso: Bolla, Fico, Barclay, Casorati, Chessa, Corderò, Isgrò, Mendini, Meneghello, Soffiantino, Vacchetti, Winters. Poiché ogni promessa è debito, Vezio Tomasinelli inaugura il tour delle esposizioni l'autunno scorso, al Museo dell'Automobile. Seguono le mostre al Sierkunst Museum di Gand, al Pmmk Museum di Ostenda, alla Sotheby's di Londra per approdare una settimana fa a Palazzo Broggi. Tutti soddisfatti, autori e promotore della singolare iniziativa. Domani la collezione va all'incanto, Si parte da una base di 450 mila lire che è pochino, pochino. Il ricavato sarà devoluto al Sermig di Fredo Olivero, sì, il Sermig dell'Arsenale della Pace. Il tour artistico benefico si chiude così, al punto di partenza, Torino. Casco interpretato Pier Paolo Benedetto
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