«Non cadrò per un avviso di garanzia»

Il premier respinge i sospetti «infondati», ma Bossi attacca: potrebbe essere costretto a dimettersi Il premier respinge i sospetti «infondati», ma Bossi attacca: potrebbe essere costretto a dimettersi «Non cadrò per un avviso di garanzia» Berlusconi: troppi dibattiti, non mi lasciano lavorare ROMA. Silvio Berlusconi spiega dai microfoni della Rai che non si dimetterà nel caso dovesse arrivargli un avviso di garanzia, perché sarebbe «una iniziativa infondata». E Bossi obietta: «Dipende da che avviso arriva. Sicuramente è una cosa che potrebbe portare alle dimissioni». Comunque, se dovesse veramente cadere il governo non ce ne sarebbe un altro, sostiene Berlusconi, ma si andrebbe necessariamente ad elezioni anticipate. Questa è la sua risposta alle voci che continuano a mormorare di un possibile avviso di garanzia in arrivo accompagnate già dal toto-successore a Palazzo Chigi. Il settimanale inglese The European sostiene che Fini si sta preparando a prendere il posto di Berlusconi. Il ministro leghista Pagliarini ieri ha lanciato il nome del ministro Lamberto Dini. Sabato scorso, sul Giorno, il leghista Petrini proponeva come successore di Berlusconi il ministro Urbani. Insomma, uno qualsiasi purché non si vada ad elezioni anticipate come pretende Berlusconi. Quella di ieri è stata una giornata di «esternazioni» ad ampio raggio da parte del presidente del Consiglio, che hanno finito col colpire soprattutto il Parlamento (accusato di far perdere tempo al governo) provocando vivacissime e preoccupate reazioni delle opposizioni ed anche tirate d'orecchio da parte dei presidenti delle Camere. Tanto che, in serata, Berlusconi ha dovuto assicu- rare con un comunicato il suo «rispetto per il Parlamento»: «Le frasi da me pronunciate contro le "perdite di tempo" non volevano ledere diritti e prestigio della Camera e del Senato». Silenzio, invece, dal Quirinale che era stato tirato in causa per la lettera alla Pivetti sulla Finanziaria («rilievi formali assolutamente sopravvalutati», secondo Berlusconi) e, indirettamente, per la storia delle elezioni anticipate. Che, come si sa, non sono decise dal presidente del Consiglio ma dal Presidente della Repubblica. Già in agosto Scalfaro intervenne in proposito per dire a Berlusconi che un Parlamento non può lavorare con serenità sotto la minaccia continua di elezioni anticipate. E dietro la tensione visibile nella maggioranza di governo c'è proprio il rischio-elezioni. Una evenienza che a Berlusconi non dispiacerebbe affatto (tra l'altro si bloccherebbe il cammino della legge anti-trust) ma che è ostacolata dalla necessità di approvare prima la Finanziaria. Se, infatti, il governo dovesse cadere prima dell'approvazione della Finanziaria (dovrebbe essere votata entro metà dicembre) Scalfaro dovrebbe necessariamente dare ad un altro l'incarico di guidare il governo per conclu¬ dere quanto meno il percorso di questa legge fondamentale. Ecco perché il leghista Pagliarini ha buttato lì il nome di Dini, il principale artefice della Finanziaria. E ieri Scalfaro ha ricevuto al Quirinale il ministro Dini, non si sa per quale motivo. La situazione di grande incertezza è probabilmente la causa delle dichiarazioni radiofoniche del presidente del Consiglio (Sgarbi le ha definite «una gaffe contenutistica»). AlTintervistatore che ipotizzava una alleanza Fini-Di Pietro, Berlusconi ha risposto con un indiretto avviso a Fini. E' cosa fuori dalla realtà «perché certamente un cambiamento di governo con il sistema maggioritario non può avvenire come nella prima Repubblica, quando bastava un congresso di partito o anche soltanto un convegno di corrente di partito, per cambiare il governo». Un governo istituzionale (si parla di Scognamiglio)? Nessuno degli eletti del Polo della libertà «può passare all'opposizione senza tradire il mandato che tutti gli eletti del Polo hanno globalmente ricevuto dai loro elettori. Quindi, il prossimo governo dovrà ricevere il mandato direttamente dagli elettori», avvisa Berlusconi. E' proprio la tesi (se cado io si va a votare) che contestano gli alleati di governo, le opposizioni e, ovviamente, il Presidente della Repubblica che è l'unico che può decidere in materia. Ma l'iniziativa di Berlusconi che ha scatenato le più furiose reazioni è stata l'apertura di un nuovo fronte di scontro, questa volta col Parlamento. Dopo aver premesso che i continui adempimenti ai quali il governo è chiamato «non ci lasciano molto spazio per lavorare», Berlusconi ha notato, quasi con una nota di rammarico: «La nostra è una democrazia parlamentare, c'è una Costituzione che lo dice, quindi non possiamo oppone nulla a questo, ci mancherebbe altro. Io dovrò andare a rispondere (al Senato) ad interpellanze e mercoledì se ne andrà per questo fatto». Le opposizioni hanno invitato il presidente del Senato ad intervenire. E Scognamiglio, con un comunicato, ha sottolineato l'importanza del dibattito che dà fastidio a Berlusconi: «Un significativo elemento di chiarificazione fra tutte le forze politiche». Alberto Rapisarda La Lega fa già il nome di Dini come successore Polemica col Parlamento Il Parlamento punì gli sfottò del leader socialista I neo-deputati degli Azzurri rimpiangono «i soldi persi enza far niente» , oni ha risposto indiretto avviso a cosa fuori dalla «perché certamenambiamento di goon il sistema magio non può avveme nella prima Rea, quando bastava gresso di partito o soltanto un convecorrente di partito, mbiare il governo». verno istituzionale pquesto, cdovrò annato) adledì se nto». Le oto il prestervenirun coml'importfastidio cativo ene fra tuIl Parlamento punì gli sfottò del leader socialista Il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi I neodeglirimp«i solenza La presidente della Camera Irene Pivetti Sotto: il ministro del Tesoro Lamberto Dini ndicato come possibile successore del premier Il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi

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