Duello tra Zar a colpi di Dna di Cesare Martinetti

Duello tra Zar a colpi di Dna Da Madrid chiede l'esame genetico Alexis d'Angiò, rivale dell'ultimo Romanov Duello tra Zar a colpi di Dna E a Mosca anche ilpc tifa monarchia MOSCA DAL NOSTRO CORRISPONDENTE 11 trono della Santa Russia non è ancora stato restaurato, ma già si combatte per conquistarlo. Sembrava che l'unico pretendente fosse il giovane Gheorghi Romanov, nipote di Vladimir Kirillovich, figlio del cugino primo di Nikolaj II, l'ultimo zar. Ma da ieri c'è un nuovo concorrente. In Spagna Alexis d'Angiò di Borbono-Condè s'è sottoposto al test del dna per dimostrare di essere nipote di Maria, una delle figlie di Nikolaj, che sarebbe sfuggita al massacro della famiglia imperiale (luglio 1918) per mano dei bolscevichi. Il dna di Alexis d'Angiò sarà confrontato con quello di Filippo di Edimburgo, consorte della regina Elisabetta, cugino di Alcksandra Fiodrovna, la zarina, anche lei uccisa con lo zar. Il sangue di Filippo ha consentito di identificare i resti della famiglia imperiale, trovati 4 anni fa nei pressi di Ekaterimburg. Tra i resti, mancano quelli di una delle figlie dello zar (gli inglesi dicono Anastasja, i russi dicono Maria) e del piccolo zarevich Aleksej. La pretesa di Alexis d'Angiò si basa dunque sulla leggenda che una delle principesse sia scampata al massacro e fatta fuggire. La testimonianza del capo del plotone di esecuzione, Yurovskij, afferma invece che i corpi dei due vennero bruciati, a differenza dei loro famigliari. La contesa non si risolverà probabilmente mai, ma l'incertezza della storia in questo caso non è affatto un impaccio, bensì un'altra delle leggende che stanno rialimentando in Russia la voglia di monarchia. Da quando è caduto il comunismo, l'icona dello zar, le bandiere imperiali, l'aquila zarista è comparsa mescolata alle bandiere rosse e nazionaliste nelle manifestazioni contro il regime di Eltsin e la svolta «democratica» nella storia russa. Medaglie, medagliette, calendari, gadget a sfondo monarchico popolano le bancarelle e i baveri dei cappotti russi. La monarchia ha sostituito nell'immaginario gli emblemi marxisti. Ma c'è qualcosa di nuovo, oggi, sotto il sole di Russia. L'idea del ritorno dello zar non è più solo mito, ma un programma politico esplicito. La Santa Russia fa male i conti con la secolarizzazione democratica, il pragmatismo dei businessmen urta la sensibilità di un popolo abituato a bere vodka e miti. All'assemblea panrussa dei monarchici, nei giorni scorsi, si sono presentati anche i comunisti e c'era, naturalmente, Aleksandr Rutykoi, ex vice di Boris Eltsin, leader della ribellione di un anno fa nella Casa Bianca dei Soviet. Rutykoi ha detto chiaro e tondo che solo il «consolidamento del popolo intorno all'idea orto¬ dossa e dell'autarchia ci può salvare». Una questioncella complicata: «La rinascita della monarchia è possibile attraverso la rinascita di morale e religione nella società». Ci vorrà tempo, ma lui è disponibile a lavorare. Il furbo leader comunista Zhuganov, ha usato una perifrasi per affermare la stessa cosa: «La Russia ha bisogno di uno che la governi con lo zar nel cervello. I compradores e i ladri hanno trasformato la nostra potenza in una Colombia grande un sesto del globo con le armi nucleari e l'assenza totale di ogni morale». Il fiume carsico monarchico corre dunque sotto la pelle della Russia ed emergerà nelle sue vere dimensioni in primavera, quando i resti della famiglia imperiale saranno seppelliti in pompa magna nella cattedrale di San Pietro e Paolo, a Pietroburgo. Sponsor il sindaco Sobciak, ex campione democratico negli anni eroici della perestrojka, ora il primo a dire che la Russia ha bisogno di un nuovo zar. Cesare Martinetti Rutskoi: solo un re potrà salvare il Paese Donne sulla Piazza Rossa con il ritratto dell'ultimo Zar