I GIORNI DISPARI DI DAISY di Sergio Pent

I GIORNI DISPARI DI DAISY I GIORNI DISPARI DI DAISY Shields: femminili disavventure L'esordio di Querci Favini DAISY Goodwill nasce quasi inopinatamente (sua madre, che non ha detto al marito di essere incinta, partorisce all'improvviso in cucina e muore subito dopo) in un paesino sperduto del Canada, nel 1905, e muore più di ottantacinque anni dopo in una casa di riposo per vedove non indigenti, in Florida, senza avere al capezzale nessuno dei tre figli e dei numerosi nipoti, tutti in contatto con lei ma, come capita, troppo occupati ai vari angoli del luogo. Durante il secolo che nel frattempo è trascorso la sua esistenza si presenta simile a tante altre che non lasciano traccia. Dopo essere stata tirata su da una vicina che se la accollò vedendo il padre, tagliapietre, in difficoltà, e che con l'occasione piantò il proprio marito e andò a vivere negli Stati Uniti, Daisy adolescente si trova di colpo privata anche di questa seconda madre, investita da una bicicletta. Mentre il padre lontano da spaccapietre sta facendo una sua eccentrica carriera di scultore della domenica e di consulente per la lavorazione del calcare, Daisy fa buoni studi, e sposa un coetaneo che però beve e muore cadendo dalla finestra durante il viaggio di nozze; infine convola definitivamente con uno dei figli della donna che l'aveva allevata, botanico in Canada. Diventa madre a sua volta, ridiventa vedova dopo vent'anni, e giunta ormai nella mezza età conosce qualche successo lavorando, praticamente per la prima volta in vita sua, come autrice della rubrica settimanale di consigli per floricoltori, già tenuta dal defunto consorte. Dopo nove anni però il giornale la allontana per le mene di un redattore avido del suo posto, e cade in una depressione da cui alcune antiche compagne di scuola cercano di riscuoterla, proponendole vacanze e viaggetti. Passano altri anni, ed eccola in Florida, in completo-pantalone da spiaggia azzurro mare, a fare la vita delle americane in pensione... Non è, lo avevo già detto, una vita entusiasmante, né del resto, chiudendo il libro sereno e, sotto sotto, appassionato di Carol Shields, autrice cana¬ dese nata negli Usa e finalista l'anno scorso al Booker Prize appunto con questo romanzo, il lettore può dire di sapere molto su cosa è passato nella testa di questa donna così lontana, e anche così tagliata fuori da tante cose: una donna che, come elenca la sua biografa, «a causa degli eventi storici, di negligenza, ignoranza, mancanza di opportunità e di coraggio, non provò una sola volta in vita sua l'eccitazione e l'avventura di dipingere, sciare, andar a vela, fare il bagno nuda, portare smeraldi, fumare, praticare il sesso orale, farsi forare i lobi degli orecchi», ecc., ecc., ecc. Neanche le liste di quanto Daisy ebbe - le sue malattie, per esempio, o le sue cariche, da Coccinella e Guida Femminile a membro della Società di Orticultura di Ottawa sono più illuminanti. Non si creda peraltro che In cerca di Daisy si risolva in una compiaciuta apologia dell'oscurità, o in un polemico tuffo nello Quali autori vorreste poter ascoltare oltre a quelli sopra elencati?. Compilare il coupon in ogni sua parte e spedirlo in busta chiusa al seguente indirizzo: Casella postale 600 - 10100 Torino Centro. Potrete acquistare per contrassegno "Gli AudioLibri di tuttolibri" al prezzo speciale di C 12.000 segnando nell'apposita casella il numero del vostro autore preferito della collana. Spese postali a carico dell'Editore. (D ® ® ® (D ® squallore programmatico. Più di Daisy, protagonista del lavoro della Shields è infatti, come dice il titolo italiano, la ricerca di questa persona, compiuta frugando documenti (veri o, come sembra più probabile, superbamente contraffatti), visitando luoghi, intervistando conoscenti, frugando archivi; fra i materiali prodotti sono anche alcune fotografie con ritratti di gente senza storia, dagli inizi del secolo a oggi, con l'aria di provenire dai cassetti di famiglia dell'autrice. Di dieci in dieci anni circa - i capitoli sono intestati «1905», «1916», «1927» e così via - veniamo così aggiornati su quanto si può sapere o presumere di sapere su questa Daisy, mediante lettere e anche brani di diario di vari personaggi, citazioni da giornali, ma anche e soprattutto mediante squarci narrativi, talvolta in prima persona, come se ogni tanto la sfuggente Daisy prendesse la parola e raccontasse di sé. Il suo ruolo sembra peraltro quello di testimone o pivot, che mentre ella sembra statica o addirittura passiva, intorno a lei, come si addice a un paese di pionieri, si svolgono carriere e si fanno piccole fortune; tutti «crescono», ossia diventano finanziariamente indipendenti se non addirittura ricchi come l'ebreo pidocchioso, venditore ambulante disprezzato da tutti, che si trova per caso a aiutare la madre di Daisy al momento del parto. Poi, naturalmente, muoiono; ma fa eccezione l'emigrante più vecchio di tutti, che torna nelle native Orcadi, e quando i discendenti lo rintracciano ha 115 anni ed è diventato a suo modo una celebrità. Masolino d'Amico Carol Shields In cerca di Daisy trad. A. Cremonese Cambieri Rizzo//', pp. 294, lire 29.000 SIAMO lesti a lagnarci se i nostri narratori svicolano la realtà da telenovela di questa paludosa fine di millennio, e poi eccoci qui a caldeggiare un romanzo che, oltre a gravitare lontano anni-luce dai subbugli della Seconda Repubblica, è nell'ordine: garbato, scontato, fuori moda, in una parola datato. Un romanzo d'esordio, tra l'altro. E, ciliegina finale, scritto da una donna per donne che credevamo in via di estinzione. E' come se un ventennio di libera gestione intima femminista fosse svaporato in un amen. E' come se l'Italia fosse ancora in coda ai botteghini di «Pane, amore e fantasia» e plaudesse in coro il varo delle Case Fanfani. Che ce ne facciamo, noi lettori italici «totali», di questo inno al bon-ton piccolo borghese, di questa sorta di bildungsroman per ambizioni dimesse - figli casa marito - di questa epopea del ciò che avrebbe potuto essere e non è stato? In realtà sappiamo benissimo che il lettore italiano è tutt'altro che totale, ed ha ancora bisogno di ritrovarsi al sicuro tra quattro muri conosciuti, come dimostra il boom minimalista della Tamaro. E i muri del passato Anni Cinquanta spennellati con grazia da Giovanna Querci Favini in Lezioni di francese, hanno l'odore privato e complice di mi mondo chiuso nel baule in soffitta, tra i ricordi che a una certa età - riaffiorano inevitabili, anche se ci si vergogna ad esibirli. Ci accodiamo tuttavia con distaccata condiscendenza alle giornate senza sussulti della giovinetta narrante che abita ai «villini», appena fuori dal centro di una Firenze dove forse i poveri amanti di Pratolini già incanutiscono. Da buona educanda, alterna la scuola a pomeridiane lezioni private nella villa liberty delle signorine Fadini, con la curiosità e le aspettative tipiche di un mondo pre-televisivo in cui ancora le famiglie conversavano a tavola. E in queste conversazioni aleggiano borbottìi inquieti, mezze frasi, sottintesi. Il mistero ha nome Elsina, figlia ultratrentenne della vedova Adelina, una delle tre «signorine». Elsina - e qui si fa luce un vivace guizzo prefemminista - è la ribelle di casa: in gioventù visse addirittura un anno di studi a Parigi, ed ora indugia in una relazione con Lorenzo, un giovanotto che potrebbe esserle figlio. Ovvio che l'ùitesa intellettuale nata tra insegnante e allieva sia vista sempre più di malanimo dai familiari della narratrice. Tanto più quando scoppia lo scandalo, il giorno in cui la madre di Lorenzo si ritrova in casa Elsina affaccendata nel letto del figlio. A questo punto il romanzo prende quota, tra moderati colpi di scena - come morì realmente Adelmo, il fidanzato fascista di Elsina? - e l'inesorabile incalzare del tempo. Lorenzo parte per l'America e ne torna con una caricatura di fidanzata, volgare e - soprattutto - stagionata. La piccola donna cresce, più maturi impegni di studio l'allontanano; si sposa, rinuncia alle ambizioni culturali per dedicarsi al marito e ai figli. Elsina, sola dopo la morte delle signorine, vende la villa ormai troppo grande, ritorna a Parigi alla ricerca - davvero del tempo perduto. «Parigi non è più la stessa», scrive alla sua giovane amica. Ma, semplicemente, sono sfumati i sogni di quando Parigi erano i suoi vent'anni. A questo punto ci accorgiamo d'aver letto il libro con piacere, e in fretta. Pur essendo maschietti, e per di più protèsi verso il Terzo Millennio. Ma non è affatto virtuale la realtà che ci ha - possiamo ammetterlo? - inteneriti. La leggerezza con cui l'autrice accompagna negli anni il rapporto d'affetti tra l'io narrante ed Elsina, costituisce il pregio essenziale di questa delicata vicenda. E dopotutto, le ansie d'amore, la brama di crescere, le ambizioni giustiziate dal tempo e le bandiere bianche di una concordata sopravvivenza, sono sempre quelle. Quando le reginette delle discoteche di oggi si ritroveranno tra casa, lavoro e figli da recuperare al nido, sarà la solita normale storia di ogni solita nonnaie vita. Ovvero, cambiano tempi e prospettive, ma 0 minimalismo dei risultati privati è sempre identico. E' ovvio che il discorso valga anche per i rappresentanti del sesso di Adamo. Un po' di sana umiltà, dunque; accettare la sincera spinta emotiva di questo romanzo d'antan significa venire a patti con una verità innegabile: la giovinezza è l'età dei grandi sogni, e nell'inganno dei sogni si galleggia finché non piovono a svegliarci i primi ceffoni della vita. Sergio Pent Giovanna Querci Favini Lezioni di francese Marsilio pp. 237, L 30.000