Delude «Il giudice e il condottiero» IL GIALLO di Max Gallo sulla seconda Repubblica

Delude «Il giudice e il condottiero» Delude «Il giudice e il condottiero» il giallo di Max Callo sulla seconda Repubblica EORGES Duhamel, che era medico e poeta e scriveva romanzi fiume e intricate saghe familiari, diceva che «il romanziere è lo storico del presente e lo storico il romanziere del passato». ca e quant'altro è destinato a sfuggire alle ricostruzioni degli storici. Così è parso almeno fin dal primo romanzo, II corteo dei vincitori, in cui la storia dell'Italia fascista era vista attraverso l'evoluzione di un personaggio che vi aveva recitato un ruolo di comprimario. E così è stato in quelli successivi, in cui vicende e personaggi, spesso legati ad esperienze personali e a memorie famigliari dello scrittore, erano sempre collocati in una precisa cornice storica e scelti in ragione della loro capacità di animarla e illustrarla: nella trilogia de La baie desAnges le vicissitudini di tre fratelli piemontesi emigrati a Nizza offrivano l'occasione di rievocare la Nizza dell'inizio del secolo; in Les hommes naissent tous le mémejour l'intreccio dei fili delle vite di sette bambini nati in luoghi diversi il 1° gennaio 1900 consentiva di tessere un arazzo a dimensione planetaria. Negli ultimi romanzi questo suo sforzo di catturare il senso delle cose ha subito una sorta di accelerazione e, dalla storia ancora in via di assestamento, si è spostato alla incombente attualità con una serie di bilanci dell'era mitterrandiana e di ritratti, appena camuffati, di alcuni tra i suoi più importanti personaggi. Ora, con II giudice e il condottiero, si è spinto fino all'Italia della cosiddetta «seconda repubblica». Non credo che Max Gallo, che è storico di formazione e ha dedicato ponderosi volumi all'Italia fascista, alla guerra di Spagna e al fenomeno del gauchismo, sia disposto a sottoscrivere mia così perentoria divisione di competenze, ma qualcosa deve averlo pur spinto ad affiancare ai suoi saggi sulla storia contemporanea - e alla sua molteplice attività di professore, di giornalista e di uomo politico - una serie impressionante di romanzi (ventidue, a partire dal 1972, con una media di uno all'anno!) che delle vicende storiche del nostro secolo fanno ben più di una tela di fondo. E' probabile che si sia fatto tentare dal gusto di rovesciare il punto di vista, promuovendo a primattori le comparse della storia e riducendone i protagonisti a figuranti, dal piacere di dar libero corso agli umori e alle opinioni e di proclamare nella finzione romanzesca ciò che nel saggio storico non avrebbe potuto avanzare neppure come congettura dall'ambizione di catturare per l'unica via possibile l'atmosfera, il tono, il sapore di un'epo¬ Un «padrone» di moda, mass-media e sport, un malefico potere di seduzione: una caricatura falsa e moralistica con troppi stereotipi da feuilleton Non è, a parte il clamore che potrà suscitare, un gran passo in avanti, anzi. Privata del sostegno di una affidabile ricostruzione storica, l'invenzione narrativa rivela tutta la povertà dei suoi stereotipi e la scrittura, costretta a muoversi su un terreno più propizio a quella giornalistica, ondeggia continuamente tra le piattezze del feuilleton, le sottolineature moralistiche del romanzo di costume e gli ammiccamenti stendhaliani. I personaggi sono convenzionali, sia quelli per così dire comuni - la figlia di genitori separati che conclude la sua ricerca di un'impossibile perfezione nel fondo melmoso del lago di Como, la giorna- lista d'assalto e il giudice che indagano inutilmente sulla sua fine - sia quelli emblematici, in qualche modo «a chiave», che dovrebbero costituire l'annunciato pimento del libro: il grande scrittore cinico e depravato dal passato nazista e soprattutto il «condottiero» che impera sulla moda, sui mass-media e sullo sport e possiede un malefico potere di seduzione. Più che rappresentati nel vivo del loro agire sono proclamati, definiti e ridefiniti da una voce narrante che nel corso del romanzo varia ripetutamente, creando bruschi e non sempre opportuni mutamenti di punto di vista. Appaiono tutti improbabili e velleitari, la ragazzina scontrosa che legge Gioachino da Fiore come il condottiero che potrebbe essere nientemeno che un bastardo del Duce e, invece che mi¬

Persone citate: Duce, Duhamel, Max Callo, Max Gallo

Luoghi citati: Italia, Nizza, Spagna