«Così Cagliostro ci rubò l'anima» di Gabriele Romagnoli

«Prima di ogni rito faceva l'amore con le seguaci "per purificarsi" Mio marito un giorno mi disse che l'aveva sposato cosmicamente con un'altra. Persi lui e un miliardo» «Così Cagliostro ci rubò l'anima» I Gli adepti raccontano i rituali segreti BUSINESS E MAGIA FRIBURGO DAL NOSTRO INVIATO Di se ha scritto: «Avevo quattro anni e stavo giocando quando mi sono fermato di colpo, folgorato da un'illuminazione, sono andato di corsa verso mio padre e gli ho raccontato tutto quello che mi sarebbe accaduto nella vita. E ogni cosa si è avverata». Gli uomini, dicono, devono morire por vedersi ripassare la vita davanti agli occhi. Lue Jourct avrebbe avuto un'anteprima esclusiva. Se gli è successo veramente, a soli quattro anni ha assistito a uno dei più truculenti film porno-horror mai sceneggiati: una trama di giochi di sesso e di potere, intrighi finanziari e religiosi con massacro finale. Una conclusione beffarda per un uomo che aveva detto testualmente, durante un'intervista radiofonica alla radio della Svizzera romanda nel 1992: «Dobbiamo sforzarci di trovare un modo di vita alternativo ai massacri ai quali siamo costretti ad assistere». Un'altra vita, l'ossessione di Lue Jouret. Citazione dal suo libro «Medicina e coscienza»: «Occorre una brusca mutazione per svelare la coscienza dell'essere». Un'altra vita, per fuggire dalla propria che aveva già visto scorrere a quattro anni a Kikvit nel Congo belga dove è nato. Per scappare a un destino segnato Jouret ha intrecciato la sua esistenza con quella dell'Ordine del Tempio del Sole. Lui è nato nel 1947, la setta nel 1952. Entrambi potrebbero essere morti il 5 ottobre 1994, in una notte senza luna. Per l'Ordine ò sicuro, per Jouret restano forti dubbi. Le loro strade si incrociano nel 1984. Lue Jouret è appena stato cacciato dai Nuovi Templari e si inette a capo di quest'altra piccola scheggia impazzita, vicina ai Rosa Croce. All'epoca è un uomo di trentasette anni, esercita la professione di medico omeopata, viaggia per il mondo, tiene conferenze, seduce. Per definirlo, il giornale localo di Losanna «Le Nouveau Quotidicn» ieri mattina ha esordito con cinque aggettivi: «Affascinante. Dinamico. Razionale. Dominatore. Autoritario». Una trappola umana. Ci cadono in molti. Ecco il racconto di Rose-Marie Klaus, svizzera, quarantenne all'epoca dei fatti: «Io e mio marito conoscemmo Jouret negli Anni Ottanta. Le sue parole ci affascinarono. La sua voce ora per noi una droga, ci faceva apparire la possibilità di un'altra vita, con valori profondi, senza ipocrisie. Lo seguimmo senza esitare. Eravamo talmente in suo potere che vendemmo tutte lo nostre proprietà in Svizzera e lo seguimmo in Canada dove l'Ordine del Tempio del Sole stava crescendo. Lui ci faceva sentire degli eletti, diceva che aveva bisogno di cento famiglie per sopravvivere o almeno affrontare l'apocalisse imminente e noi eravamo tra quelli. Donavamo alla setta un terzo dei nostri guadagni. Avremmo fatto per lui qualsiasi cosa, lui si credeva Cristo e noi lo credevamo Cristo. Invece era solo un uomo avido: di denaro, di sesso, di piacere. Faceva l'amore con un'adepta prima di celebrare ogni rito. Per purificarsi, diceva. Nei luoghi di culto le stanze avevano pavimenti o soffitti coperti di specchi per moltiplicare le immagini delle iniziazioni ses¬ suali. Un giorno mio marito è tornato a casa e mi ha annunciato che si era appena sposato cosmicamente con un'altra donna. Jouret aveva celebrato il matrimonio e santificato l'unione dei loro corpi. Anch'io quella notte mi sono trovata un altro uomo nel letto. L'indomani sono partita. Ho perso mio marito, un milione di dollari, la fede in qualsiasi cosa». Jouret, invece, la sua fede la mantiene. Quando ne parla in pubblico sembra una cosa suggestiva: «Ho capito, fin da bambino, che vita e morte sono due tempi della stessa esperienza. E vanno addolciti, per tutti». Quando la segue in privato si riduce a messinscene sessuali e traffici finanziari, che di vite addolciscono solo la sua. Nel mirino delle sue prediche finiscono invariabilmente persone dal portafoglio gonfio: funzionari di Stato, uomini politici, esponenti di società pubbliche del Quebec. Ciascuno di loro contribuisce alle misteriose società esoteriche e finanziarie create da Jouret e disposte su tre livelli: Amenta (che gestisce le sue conferenze e le attività commerciali), Archedia (che si occupa di centri per la rigenerazione mentale), la setta del Sole, cui accedono solo i più meritevoli, sessualmente ed economicamente. Grazie a loro l'Ordine si espande: acquista ville vicino a Ginevra, chalet in montagna, barche al largo della Costa Azzurra. Grazie a loro Jouret viaggia. Stefano Macchia, un italo-belga che lo conobbe a Bruxelles ed ebbe con lui uno scontro su temi reli¬ giosi, ricorda: «Andava spesso nelle Filippine. Per aggiornarsi sui sistemi medici locali, diceva. E in Cina. E in Giappone». Una sua ex segretaria dice: «La sua vita era un susseguirsi di strappi, privati c professionali. Una volta partì da un giorno a l'altro per l'Australia. Aveva dei problemi fiscali, mi spiegò. Qualcuno dei suoi affiliati lo seguì: non potevano vivere senza di lui. Qualche tempo dopo mi fu raccontato che aveva dovuto lasciare anche l'Australia per guai con la giustizia». E allora torna in Svizzera, riprende a preparare la sua trappola. Tiene conferenze, distribuisce videocassette, ma il suo fascino si appanna, la sua lucidità anche. Nel 1993 in un incontro all'hotel Intercontinental di Ginevra lascia allibiti tutti i presenti con il finale della sua prolusione: fa proiettare uno spezzone del film «Guerre stellari» e poi annuncia: «Tutto quello che sta per accadere è già in queste scene». Come profeti, Lucas e Spielberg ci avevano almeno messo della fantasia. Prosegue nella celebrazione dei suoi riti, ma assomigliano sempre più a mascherate in costume. Jean-Francois Mayer, lo storico delle sette che ha ricevuto la lettera «postuma» di un fantasma dell'Ordine, ne seguì uno a Bonneville e lo ricorda così: «Più che una cerimonia mi sembrò una festa campestre: c'erano fuochi, gli affiliati ci danzavano intorno, poi entrarono in una stanza, dopo essersi coperti gli uomini con paramenti neri, le donne con vesti bianche luccicanti e si abbandonarono ad amplessi tra di loro». Comincia a profetizzare la fine del mondo: «E' l'ora dell'Apocalisse,come è descritta nei Sacri Testi». Invece della fiducia, ora predica la disperazione: «Non possiamo fuggire da nulla, non possiamo arrivare a nulla». E' il prologo del gran finale. Ogni parola di Lue Jouret sembra annunciarlo: macabre profezie o particolari di una sceneggiatura che stava creando? Ancora dall'intervista alla radio della Svizzera romanda nel '92: «Occorre un caos per riorganizzare tutto. Nel caos, al centro del caos, va posata la rosa più bella». Una rosa rossa è rimasta al centro del tavolo nella sala del massacro a Cheiry, vicino a Friburgo, dove ventitré persone sono partite per un'altra vita, dopo aver fatto il pieno di droga o champagne. Giù il sipario sulla setta del sole. Giù il sipario su Lue Jouret. Anche lui ha finalmente un'altra vita. Non è detto che per trovarla abbia dovuto viaggiare fino all'aldilà. Gabriele Romagnoli