Avviso di garanzia a Dell'Utri di Alberto Gaino

Avviso di garanzia a Dell'Utri Avviso di garanzia a Dell'Utri L'ipotesi di accusa dei magistrati: fatture false TORINO. L'inchiesta sulle fatture gonfiate arriva al vertice di Publitalia '80: un avviso di garanzia è stato inviato all'amministratore delegato Marcello Dell'Utri, potentissimo uomo-ombra di Berlusconi. Nel chiedere conferme agli avvocati torinesi della Fininvest si apprendono anche i particolari: per posta, una decina di giorni fa. «Un atto dovuto» si fa capire in Procura, dove a quest'inchiesta sono al lavoro da mesi due magistrati del pool fiscale, Cristina Bianconi e Luigi Marini. Un atto dovuto perché si indaga ormai su Dell'Utri, dopo aver cominciato dal suo numero due, Giampaolo Prandelli, presentatosi nell'ufficio dei magistrati lo scorso 14 luglio per la stessa accusa: fatture false. Il fatto relativamente nuovo è la consistenza di questa documentazione: un pacchetto di miliardi. Quanto corrispondeva al giro di affari fra Publitalia e due società dalle sigle misteriose - Mgp e Gpa - che procuravano gli sponsor ai team di offshore. I titolari sono finiti anch'essi nel registro degli indagati: Giovanni Arnaboldi e Vittorio Missoni, figlio del notissimo stilista. La posizione di quest'ultimo è apparsa subito marginale (le sue responsabilità di amministratore sono limitate nel tempo). Tant'è vero che per il solo Arnaboldi è stata chiesta e ottenuta una misura di custodia cautelare. Mai eseguita perché l'interessato si trovava a Miami e non sarebbe rientrato in Italia. Le due società dell'ex pilota di offshore hanno fatturato 12 miliardi all'azienda Fininvest dal 1991 al '93. E senza questa indagine i rapporti di affari con Publitalia sarebbero saliti a 8 miliardi nel solo '94. L'accusa: le fatture sarebbero state gonfiate nell'ordine del 70 per cento. Un sistema collaudato nelle sponsorizzazioni sportive per consentire alle aziende di registrare nei propri bilanci somme mai sborsate. La via più diretta per creare fondi neri. E qui salta fuori Prandelli: la sezione di polizia giudiziaria torinese della Guardia di Finanza ha scovato nel corso delle numerose perquisizioni effettuate in questi mesi assegni di Arnaboldi per il «numero due» di Publitalia e finiti a Mariano Giglio, direttore commerciale della Zambeletti e candidato di Forza Italia alle regionali sarde. Colpo di scena estivo: Giglio si presenta in Procura sostenendo di aver commesso un reato: frode fiscale. «Ho preso denaro in nero per un'attività non ufficiale che ho svolto per Publitalia: procuravo contratti di pubblicità». I milioni ricevuti: 250. E' quanto sostenuto anche da Prandelli: «I fondi neri mi servivano per pagare Giglio». I conti tornano? Quel che è certo è che, dopo il loro ritorno dalle ferie, l'attività dei due pm sembra essersi intensificata. Venerdì scorso erano a Segrate, Pa- lazzo Cellini, dove al primo piano hanno «visitato» l'ufficio di Prandelli. Tutto era partito dalla documentazione sospetta scoperta alla Maresport Srl (team di gare offshore) del milanese Attilio Cavaliere. Che, a quanto pare, si sarebbe deciso a trasferirsi negli Stati Uniti: qui, non fa più affari. A questi guai giudiziari per Dell'Utri si aggiunge una notizia che arriva da Milano: il gip Oscar Magi ha autorizzato la Procura a riaprire le indagini su di lui, per concorso in bancarotta fraudolenta; la vicenda è della fine degli Anni Settanta e riguarda il fallimento della società Bresciano. Era l'epoca in cui Dell'Utri lavorava con Filippo Alberto Rapisarda, il finanziere coinvolto anche nel crack della Venchi Unica. Era stato appunto Rapisarda a rilevare la Bresciano, un'azienda specializzata nella costruzione di strade, con cantieri anche all'estero. Quando fallì, il valore stimato da una perizia era di circa quindici miliardi (valuta del 1979). Alberto Gaino Marcello Dell'Utri amministratore delegato di Publitalia

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