Romiti: basta con il pessimismo di Ezio Mauro

E' IM1 " Romiti: basta con il pessimismo 1 Ma per Bocca «c'è una maggioranza di bovari e cialtroni» L'ITALIA «SOTTOSOPRA» CTORINO OME finirà lo scontro istituzionale?, chiede Ezio Mauro a Vattimo, Romiti e Bocca, ieri sera, alla fine della discussione sul Sottosopra. ultimo libro dei pro\inciale. Il filosofo: «Una parte di me vorrebbe che vincessero i giudici e che Berlusconi venisse mandato a casa, ma un'altra parte di me si domanda preoccupata che cosa succederà dopo, che cosa riempirà il vuoto», Il manager: «Vattimo ha ragione. Per me è la stessa cosa. Ma la nostra generazione non deve lasciarsi sopraffare dal pessimismo: se in questo tunnel si potesse spingere per ricostruire un equilibrio da Paese civile, ciò dovremmo cercare di fare». Il giornalista: «Siamo al Termidoro, all'uccisione di Robespierre. Quando una rivoluzione non ha la forza per affermarsi, finisce nella reazione». .Arriva Napoleone. Ma chi ha più forza?, incalza Mauro: .■Borrelli è con le spalle al mu- ro, o ce la fa o schianta. Berlusconi è il papà dei ladri d'Italia. Ma per ora è lui il più forte». La prima presentazione del nuovo libro di Giorgio Bocca, all'Unione Industriale. sull'Italia messa Sottosopra, l'Italia della nuova Destra, ha coinciso con una giornata tra le più critiche della Seconda Repubblica. «Qui si sta sbrindellando tutto. Sembra non esistere più in nessuno il senso dello Stato e questo è qualcosa che a uomini delia mia generazione dà l'angoscia", ha detto Cesare Romiti, riferendosi all'Italia narrata da Bocca ma anche a quella che precipita in peggio di cambiamento in cambiamento. «Di fronte alle pagine di Bocca, mi sento a casa mia - ha detto Gianni Vattimo -. condivido il suo spaesamento per la mancanza di cultura politica della nuova maggioranza ma anche per il deserto di soluzioni nella sinistra sconfitta». La ruvidezza di Bocca, in giacca di velluto e senza cravatta, ha riscosso gli applausi di un pubblico che forse nel Sottosopra comincia a sentirsi intrappolato: "E' difficile vivere in un Paese governato da ignoranti. Che sia capo della commissione Cultura uno come Sgarbi condannato perché prendeva lo stipendio a ufo è troppo». E' così disastrosa la situazione, con una maggioranza «di bovari e cialtroni», che si è tentati «di rivalutare il comunismo^. Ma la classe operaia «è senza forzai-, con un sindacato che continua «a fare recite». Solo pessimismo? No, ai guasti nazionali si oppone il modello di Torino e del Piemonte, -do¬ ve esistono ancora valori», come ha ricordato Romiti, rileggendo un'intervista di Bocca. «Amo Torino perché è l'unica città italiana che vive il sottosopra in maniera tragica - confessa Bocca -. Io non ne posso più di melodrammi». E racconta alla sua maniera una serata al Costanzo Show, «un ignobile teatrino», quando vi erano stati invitati i poveri genitori di Nicholas Green. «Una delle scene più squallide dell'italianità, con una platea di transteverini che fingevano di essere commossi, ma quando escono i due inglesi arriva un tizio a cantare una canzonacela, tutti a giù a ridere e applaudire. Come sono buoni gli italiani! Macché buoni: sono pagliacci. Le ragazze di Costanzo che telefonavano ad Arcore, pressavano Mirella, la segretaria di Berlusconi: se il presidente volesse intervenire sarebbe cosi bello-. Alberto Papuzzi L'amministratore delegato della Fiat Cesare Romiti con Giorgio Bocca

Luoghi citati: Arcore, Italia, Ome, Piemonte, Torino