« Non farò mai campagne elettorali»

« Processo Enimont, il pm interroga Martelli e attacca: «Le immagini lasciamole a Buttiglione» « Non forò mai campagne elettorali» Di Pietro: ecco l'oro di Craxi MILANO. E' un Antonio Di Pietro insolito quello che arriva a Palazzo di Giustizia, nel giorno della bufera. Sarà il morbido cardigan color panna al posto della giacca; sarà che spesso sorride. Ecco, in un giorno cosi uno se lo immagina teso, scuro in volto; e invece ti appare disteso, quasi gioviale. E, senza arrabbiarsi, lancia quelle due o tre battute-segnale dall'univoco significato: non vado a far politica; resto qui e vedrete. Siamo al processo Enimont ed è di scena l'ex ministro della Giustizia Claudio Martelli, imputato per 500 milioni avuti nel '92 da Carlo Sama. Ed è lui a diventare l'inconsapevole «spalla» per le esternazioni di Di Pietro. Dunque Martelli racconta dei suoi rapporti con Gardini, dei suoi primi contrasti con Craxi, della sua idea politica di un «partito democratico»... Lo interrompe Di Pietro: «Mi perdoni, ma riportiamoci ai temi del processo. Sa, non vorrei che ci accusassero di utilizzare questi microfoni per fare campagna elettorale». Martelli: «Io non ne ho più di campagne da fare». Di Pietro: «E io non ne vorrei avere, anzi non ne avrò mai». Primo segnale. Si va avanti. Martelli parla del contributo avuto da Sama; Di Pietro gli chiede dei finanziamenti al psi, dei conti esteri («Non ne sapevo nulla», risponde l'ex ministro). Di Pietro: «Sa se il gruppo Ferruzzi ha finanziato i partiti?». Martelli: «Ho sempre pensato che desse soldi in nero, come tutti i grandi gruppi industriali». Di Pietro: «E per evitare polemiche non le chiedo quali siano, questi gruppi». No, il pm non vuole che nessuno lo accusi di attaccare questo o quello. Ma c'è spazio per un'altra battuta «politica». Arriva dopo una serie di domande a raffica sul ruolo di Cusani. Martelli: «Non so esattamente, immagino...». Di Pietro: «Le immagini lasciamole a Buttigliene; è lui che immagina». Tutto qui? Macché. Un po' di soddisfazioni Di Pietro ieri se le è prese anche nei confronti di Craxi. Spiega di aver ricevuto, da Giorgio Tradati, tutta la documentazione bancaria su uno dei conti. Di Pietro: «Deposito qui il documento di apertura del conto. E un altro che spiega come, tra l'8 e il 12 febbraio, vengono acquistati 15 kg d'oro. Sono stati depositati in una casella postale dell'aeroporto di Ginevra, a nome di una donna; e lì devono essere, a meno che qualcuno non abbia fatto il gioco delle tre tavolette». Craxi sostiene poi che di quei conti ha già parlato, e proprio al pm? Pronta la risposta. Di Pietro: «Ecco gli interrogatori di Craxi, così si potrà vedere se è vero che quello che ha detto Tradati lui lo aveva già detto a me... Sarà, ma io li ho riletti anche ieri sera e proprio non riesco a trovarlo». La «giornata della bufera» di- venta così per Di Pietro la giornata degli sfoghi. Anche sul suo famoso libro. Con che sorriso accoglie la giovane studentessa, che gli racconta di come ha scoperto la sua tesi di laurea, proprio sulla Costituzione. «Ma sì - e ride -, cosa credete che sia il mio libro? E' proprio la mia vecchia tesi, solo un po' aggiornata. Dove avevo il tempo di scriverlo, sennò? Ho solo plagiato me stesso». Dunque si è laureato in diritto costituzionale? «Sì, alla Statale di Milano. E la tesi era sull'inattuazione di alcuni articoli della Costituzione. Proprio come il libro». Fa il modesto, Di Pietro. E fa il sornione quando gli dicono che Biondi si è dimesso: «Davvero? Per quella frase di Borrelli sull'Ambrosiano? Ma guarda». E sorride. Cordiale accoglie poi nel suo ufficio Idina Ferruzzi, venuta dal pm Licia Scagliarmi a raccontare gli ultimi giorni di vita del marito, Raul Gardini. Perché è andata da Di Pietro? «Mi ha voluto salutare e anch'io volevo incontrarlo. Lo stimo molto... Anche mio marito lo stimava. Non vedeva l'ora di potergli parlare». Quale miglior attestato di stima, dalla vedova dell'uomo che per lo scandalo si è ucciso? E che riserva a Di Pietro un'altra soddisfazione, : contro quel Sergio Cusani che lo ha fatto finire sul registro degli inda- | gati. «Raul - dice infatti la vedova - | era disperato perché Cusani e Sama non gli facevano avere le carte con cui avrebbe potuto difendersi». Susanna Marzolla Antonio Di Pietro durante una delle lezioni del corso di judo che frequenta da quasi un anno [FOTO DEL SETTIMANALE -NOI-]

Luoghi citati: Buttigliene, Ginevra, Milano